In mare aperto

Decidere di prendere il largo per attraversare il mare della vita, non lasciandosi trattenere dal rassicurante mormorio della riva, non è impresa da uomini solitari ma da persone che vivono una compagnia, perciò meritano rispetto, comprensione e solidarietà.

Ci sono immagini capaci di raccontare più di quanto si possa esprimere a parole: quella che vi mostro, dono di un caro amico, è una di queste.

La foto presenta tre uomini In barca, due dei quali intenti ai remi, uno invece di spalle, con lo sguardo rivolto alla sconfinata distesa di acqua.

Non è dato sapere dove siano diretti né quale sia lo scopo della traversata: ciò che colpisce è il loro essere insieme, uniti da uno stesso desiderio, forse una passione comune.

Penso ad alcune sequenze del film “Io Capitano” di Matteo Garrone che racconta una storia di migranti in fuga dalla propria terra e mi dico che andare per mare, specie in mare aperto, non per mestiere ma inseguendo una speranza di libertà è gesto di uomini coraggiosi, pronti per questo a sacrificare la vita.

A dispetto della contabilità degli sbarchi che dicono essere in calo, questa è una storia che si ripete nell’indifferenza se non addirittura nell’insofferenza dei vacanzieri che osservano quella stessa distesa di mare.

L’ostinazione dei tanti viandanti della storia nell’inseguire la mèta desiderata appare incomprensibile a quanti scambiano la libertà con la sola affermazione di sé, in una logica di possesso se non addirittura di prevaricazione.

Non sorprende come il tema delle migrazioni sia al centro dei dibattiti e degli scontri politici, come quello in atto per la campagna presidenziale americana.

Appena prima di essere ferito all’orecchio, nel fallito attentato in Pennsylviana , Donald Trump stava giusto arringando la folla sulla necessità di respingere i milioni di migranti che premono ai confini degli Stati Uniti.

Se ci domandassimo di cosa sono in cerca queste persone, potremmo scoprirle molto più simili a noi di quanto non appaia.

Il titolo della 45a edizione del Meeting per l’amicizia dei popoli (a Rimini dal 20 al 25 agosto 2024) pone al centro proprio tale questione: – Se non siamo alla ricerca dell’Essenziale, allora che cerchiamo? -.

Si tratta di una provocazione presa a prestito dall’autore statunitense Cormac McCarthy che non rimanda ad analisi etiche o sociologiche quanto piuttosto suggerisce di guardare alla realtà di persone, comunità e popoli da una prospettiva nuova,

“Qual è la consistenza della relazione che vivo, del dolore che mi affligge, della gioia che mi assilla, della bellezza che mi affascina, del lavoro che svolgo, della contraddizione che mi inquieta?

La ricerca dell’essenziale fa vedere ogni singola cosa nel suo orizzonte di senso, fa conoscere i momenti della vita nella loro apertura verso un destino irriducibile, esalta la bellezza anche quando si nasconde sotto le macerie dell’indifferenza, valorizza il bene anche quando sembra annientato dal male.” (dalla presentazione di Bernhard Scholz).

Decidere di prendere il largo per attraversare il mare della vita, non lasciandosi trattenere dal rassicurante mormorio della riva, non è impresa da uomini solitari ma da persone che vivono una compagnia.

È successo così a dei pescatori di Galilea che sulla parola di un uomo hanno ripreso la via del mare in quell’ora del giorno in cui la pesca è, per umana esperienza, improduttiva.

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Erasmo Bitetti

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