Il Gratta e Vinci, sintomo di solitudine

Considerazioni attorno al gioco d’azzardo patologico. Sempre più coinvolti anziani e pensionati. Nella città di Matera, nel 2019, spesi circa 92 milioni di euro.

E’ consuetudine nella rappresentazione verbale o iconografica dell’anziano raffigurarlo seduto su una panchina ai giardini, con le mani dietro la schiena e osservare lo scavo di una pala meccanica, oppure alla finestra di casa con lo sguardo smarrito a sbirciare fuori. Negli ultimi anni invece l’anziano viene rappresentato sempre più seduto su uno sgabello davanti ad una slot-machine nella semioscurità di un bar o di un locale di videolotterie. Che immagine desolante! Una plastica rappresentazione della solitudine. Senza ricorrere alle tante indagini sociologiche in materia è facile ricondurre tale comportamento alla mancanza di socializzazione e all’isolamento.

Il ricorso al gioco d’azzardo, nelle sue più varie modalità (AWP, Betting Exchange, Big, Bingo, Comma 7, Concorsi Pronostici Sportivi, Eurojackpot, Giochi di Abilità, Ippica Internazionale, Ippica Nazionale, Lotterie Istantanee, Lotterie Istantanee Telematiche, Lotterie Telematiche Tradizionali, Lotterie Tradizionali, Lotto, PlaySix, Scommesse Ippiche In Agenzia, Scommesse Sportive a Quota Fissa, Scommesse Virtuali, Superenalotto, V7, VLT, Winforlife), può assumere carattere compulsivo e patologico proprio per riempire il vuoto comunicativo e l’aridità relazionale che circonda molti anziani. Sono proprio questi i maggiori soggetti coinvolti in questo triste fenomeno che diventa sempre più diffusivo e pervasivo.

Generalmente, è stato calcolato, che sono maggiormente interessati gli uomini (51,6%) delle donne (40,4%), di solito soggetti a bassa scolarità (15,5% licenza elementare, 31,2% licenza media, 26,4% diploma di maturità), però il dato più preoccupante è che i soggetti succhiati in questo tunnel, ben il 92,7%, sono anziani e pensionati. Di questi il 41% dichiara di percepire uno stipendio o pensione di appena 1000-1500 euro, quindi non siamo in presenza di nababbi. Dalle storie personali riferite da alcuni operatori sociali che operano nei Dipartimenti Dipendenze delle ASL possiamo affermare di trovarci di fronte ad una dipendenza sostanzialmente di alcune classi sociali. I soggetti coinvolti quasi sempre provengono da classi sociali non agiate e meno tutelate e con una dotazione scolastico-culturale piuttosto debole. Sono gli operai precari, i disoccupati, le casalinghe, i pensionati in perfetta solitudine, i giovani poco scolarizzati ed in cerca di occupazione, i maggiori fruitori di questi prodotti che grazie al “colpo di fortuna” potrebbero cambiare una vita di stenti e sacrifici. Questo aspetto evidenzia un ennesimo “social divide” anche nella dipendenza. Il “giocatore dipendente” agiato è un assiduo frequentatore del Casinò mentre il “dipendente” povero si ripiega sulla slot machine del Bar dello Sport. Il gioco (!) d’azzardo nelle sue varie forme muove un giro d’affari di oltre 90 miliardi di euro l’anno, cifra da doppia manovra finanziaria, e, paradossalmente, il circuito è alimentato proprio da quelle categorie sociali economicamente precarie.

Non è difficile immaginare che un indotto così allettante non possa non attirare mire ed appetiti criminogeni che stravolge il normale decorso delle attività economiche e apre le porte a forme esecrabili di usura. Infatti il gioco d’azzardo nella sua forma di dipendenza quasi sempre porta a situazioni di indebitamento endemico che costringono a ricorrere a opache società finanziarie o ad usurai. A tal proposito, meritoria nella Regione Basilicata è l’azione svolta dalla Fondazione Lucana Antiusura “Mons. Vincenzo Cavalla” che già dai primi anni novanta lanciò l’allarme su questo fenomeno che aveva assunto livelli emergenziali. Questa realtà impone alle istituzioni politiche e sanitarie nonché ai soggetti sociali, e in particolare al sindacato dei pensionati, dei compiti molto importanti.

Questa volta, rispetto ad altre forme di dipendenze (alcolismo, tabagismo, tossicodipendenze), occorre avere la consapevolezza di trovarci di fronte ad uno “Stato coccodrillo” che, preoccupato dalle esigenze di bilancio, tollera ed incoraggia la pubblicità sul gioco d’azzardo. Uno Stato “biscazziere” diremmo, che, invece, ha la responsabilità costituzionale di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” (Art. 3 Co). Un vero comportamento schizofrenico quello dello Stato che sottovaluta questo subdolo male che distrugge la persona coinvolta e la solidità delle famiglie.

L’intera provincia di Matera è particolarmente “contagiata” da questo virus. A Matera la spesa per il gioco fisico (non tramite internet) nel 2019 è stata di circa 92 milioni di euro (91.952.406,60 euro – Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato, in tutta la provincia sono stati spesi oltre 204 milioni di euro, mentre in tutta la Regione Basilicata oltre 500 milioni (514.728.942,04). Queste cifre ci dicono chiaramente che ci troviamo di fronte ad un fenomeno da non sottovalutare e ci impone di analizzare attentamente le cause, capire le motivazioni personali dei soggetti che dal gioco leggero scivolano nel gioco patologico. Questa azione viene svolta dagli Osservatori delle Dipendenze Patologiche presenti presso le Aziende Sanitarie Locali ma altre azioni chiamano all’impegno i Piani Sociali di Zona, i Comuni, le Associazioni a ciò dedicate del terzo settore, i Sindacati, specie quelli a tutela dei pensionati e degli anziani. Molti sono i Comuni italiani ormai che, consci del costo sociale ed economico di questa emergenza, si sono attivati per costruire sul loro territorio luoghi ed iniziative di maggiore socializzazione tra gli anziani, oppure adottando provvedimenti normativi che alleggeriscono i tributi per quegli esercizi commerciali che rinunciano a tenere nei loro locali slot machine e ogni forma di gioco d’azzardo. Vanno in questa direzione anche le leggi regionali che introducono norme e vincoli per contrastare il fenomeno patologico della ludopatia (vd. Legge Regione Basilicata Nr. 30 del 27/10/2014 “Misure per il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico (GAP)”.

Un campo d’impegno nuovo per le Amministrazioni locali, le Istituzioni sanitarie, l’Associazionismo e il Volontariato, le Parrocchie. Tutte le strade dovranno essere percorse: istituzione capillare e diffusa di Centri di Ascolto, monitoraggio attento delle cause del fenomeno, applicazione severa delle norme e dei vincoli fissati dalla legge regionale, incentivi ed alleggerimenti tributari verso gli esercizi commerciali, presenza propositiva nei Piani Sociali di Zona, stretta sintonia con i Dipartimenti Dipendenze delle ASL, stimoli alla formazione di reti associative che aggrediscano comunitariamente questo triste fenomeno. Occorre essere consapevoli che i costi sociali di questa “nuova povertà”, se non contrastata, saranno sempre più considerevoli e uno Stato moderno non può ignorare, o peggio agevolare in alcuni casi, questa schiavitù sociale legalizzata e tollerata. Una società moderna rimuove le povertà, non spinge a giocarsi tutto sulla fortuna, sulla probabilità che la vita cambi con un Gratta e Vinci.

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Domenico Infante

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