Il Convegno “Il Codice di Camaldoli”, un’occasione per riflettere sugli insegnamenti del passato per cambiare la società di oggi

Il Convegno “Il Codice di Camaldoli”, svolto al Monastero di Camaldoli (Ar) dal 21 al 23 luglio 2023, ha avuto come ospite principale il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e illustri relatori. Presente il card. Matteo Zuppi, presidente della CEI, ha chiuso i lavori con la celebrazione della Messa il card. Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano.

Il Monastero di Camaldoli (Ar)

Promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana, dalla Comunità di Camaldoli, dalla Conferenza Episcopale Toscana, da Camaldoli Cultura e da Toscana Oggi, si è svolto il Convegno “Il Codice di Camaldoli”, al Monastero di Camaldoli (Ar) dal 21 al 23 luglio 2023 ed ha avuto come ospite principale il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (del quale abbiamo riportato in altra pagina un suo articolo proprio in merito al Convegno “Il Codice di Camaldoli”). La prolusione è stata fatta dal Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI e la relazione introduttiva è stata a cura del prof. Tiziano Torresi, dell’Università degli Studi Roma Tre.

L’iniziativa ha inteso celebrare – a ottant’anni dall’incontro del luglio 1943 – uno dei documenti più significativi del cattolicesimo italiano del Novecento, presentandone uno studio aggiornato e completo.

L’obiettivo del Convegno era rileggere il Codice di Camaldoli alla luce della recente storiografia, indagare le sue fonti e i motivi di ispirazione, evidenziare i collegamenti con le dinamiche della teologia e della filosofia del tempo, ripercorrere l’itinerario biografico e intellettuale delle personalità coinvolte nel suo allestimento, ma anche interrogarsi sulla capacità progettuale dei cattolici italiani e sul ruolo che essi hanno svolto e possono continuare a svolgere per una matura e consapevole partecipazione alla vita civile e politica del Paese.

Dopo il saluto di accoglienza di Dom Alessandro Barban, Priore Generale dell’Ordine Camaldolese, ha portato i suoi saluti mons. Andrea Migliavacca, Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, in particolare al presidente Sergio Mattarella, mettendo in evidenza l’importanza del tema su cui si è inteso riflettere.

Nella prolusione, il card. Matteo Zuppi, tra l’altro, fa riferimento a Pio XII il quale, da forte sostenitore della pace, si pose il problema del “dopo” guerra per la ricostruzione della società e dell’ordine internazionale. E lo fece utilizzando i suoi contatti istituzionali e personali ma anche attraverso i discorsi e i radiomessaggi nei quali indicò il grande obiettivo: cercare la pace come fondamento di una convivenza civile liberata dall’odio e dai conflitti. Una grande costruzione collettiva, cui i cattolici – insieme a tanti altri – dovevano mettere mano da subito.

Il card. Zuppi, nel mentre riferisce sull’azione svolta da Pio XII affinché i Laureati Cattolici potessero impegnarsi sul piano culturale – traducendo l’insegnamento della Chiesa in un linguaggio “moderno” e comprensibile a tutti – allo stesso tempo fa riferimento ad uno dei problemi di oggi qual è il “divorzio tra cultura e politica, non solo per i cattolici, consumatosi negli ultimi decenni del Novecento, con il risultato di una politica epidermica, a volte ignorante, del giorno per giorno, con poche visioni, segnata da interessi modesti ma molto enfatizzati. Dovremmo diffidare di una politica così, ma spesso ne finiamo vittime, presi dall’inganno dell’agonismo digitale che non significa affatto capacità, conoscenza dei problemi, soluzione di questi. Cioè, il tradimento della politica stessa”!

Peraltro, la visione di Camaldoli aiutò i costituenti a predisporre la Carta costituzionale, frutto di idealità ma anche di capacità di confronto, visione, consapevolezza dei valori della persona, la giustizia e la libertà. La motivazione fortissima alla nascita di quella Costituzione stava nella constatazione che la tragedia della guerra richiedeva di fondare la convivenza nazionale e internazionale su basi solide. La guerra, infatti, opera sempre distruzioni profonde, non solo materiali ma morali, azzerando ogni patrimonio di relazioni stabili, di regole condivise, di fiducia reciproca. Occorreva ricostruire una speranza che poteva materializzarsi in una Carta condivisa da tutti.

Non a caso il card. Zuppi cita Papa Francesco, “In ogni guerra ciò che risulta distrutto è lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana” (FT 26).

In definitiva, “Tornare a Camaldoli – conclude mons. Zuppi – è un bisogno e una chiamata alla responsabilità: per guardare lontano e non essere prigionieri del presente. Il Codice è stato un’iniziativa coraggiosa di chi non aspettava gli eventi, non stava a guardare ma voleva andare oltre il fascismo e le distruzioni della guerra. Niente avviene in maniera uguale. Ma lasciamoci ispirare dalla storia. Diceva Winston Churchill: “Più riesci a guardare indietro, più riesci a guardare avanti”.

Nella relazione introduttiva, il prof. Tiziano Torresi delinea in maniera semplice ma molto chiara ciò che andava maturando in quel fine anno 1942. Incontri tra cattolici anche a carattere clandestino, talvolta, ma era necessario farlo in quanto era bisognava confrontarsi con i problemi del tempo vista l’evidenza di un prossimo futuro che faceva intravedere una necessità di ricostruzione, la visione di un nuovo ordine per l’economia e la società. Infatti, il Movimento Laureati di Azione Cattolica decise di organizzare un convegno sul tema della Responsabilità dell’intelligenza e affidò alla rivista «Studium» la pubblicazione di una serie di articoli sull’impegno dei cattolici con il comune titolo “Responsabilità nostre”. Indubbiamente, c’era la necessità di studiare e approfondire i vari argomenti posti in discussione ma il compito si presentò più arduo di quanto si prevedesse tant’è che lo stesso Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI, era scettico sulla fattibilità di un incontro in tempi stretti come si voleva fare, ma la preparazione del convegno non si fermò e andò avanti lo stesso.

Le riflessioni portate dal prof. Torresi sono straordinarie perché hanno reso chiaro cosa si muoveva nella società italiana in quel momento ed in particolare nel pensiero dei cattolici. Non si può trascurare che in quel momento c’era la complicazione dell’8 settembre, si immaginava una società che avesse nel suo
DNA una nuova etica e quindi si avvertiva l’esigenza di propiziare un profondo rinnovamento morale della nazione che puntasse sul concetto moderno di cittadinanza responsabile rispondente più ai requisiti della ricerca del Bene comune di mariteniana concezione anziché ad una cittadinanza attiva di concezione anglosassone.  

Ma il momento era critico e ponendosi in ottica di ricostruzione della nazione bisognava da un verso organizzare e dare vigore alla resistenza per porre fine ad una guerra senza senso a dall’altra pensare al futuro praticando un antifascismo che potesse porre le fondamenta per una nuova società e non essere “l’arma di una lotta politica fine a sé stessa”. Torresi chiude questa carrellata storiografica con queste testuali parole: “Uomini di pensiero e di azione si cimentarono in una integrazione dei dati con le dottrine, poi con gli istituti che ne erano l’espressione, e infine con gli uomini, in un circolo ermeneutico che dal dato biografico e umano si immergeva nel diritto, nell’economia e nella politica, per ritornare all’uomo”.

Conclude il suo intervento Torresi auspicando, oggi, che gli studiosi impegnati nell’analisi della storia del movimento cattolico attivino iniziative scientifiche tendenti a dare divulgazione e interpretazione di documenti per la comprensione corretta del passato. E lo scopo del convegno che si è tenuto a Camaldoli era proprio quello di approfondire documenti di personalità cattoliche che hanno fatto la storia dopo il secondo dopoguerra ma con meno pregiudizi rispetto ai contemporanei che tendevano a dare interpretazioni di parte e poco oggettive.   

A conclusione del convegno, il Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, ha celebrato domenica 23 luglio la Santa Messa di chiusura.

Il card. Matteo Zuppi Il presidente Sergio Mattarella

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Domenico Infante

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