Il carro: immagine della festa

Il Carro della Bruna è segno iconico della festa. Un mistero per molti il fatto che un'eccelsa opera d'arte costata decine di migliaia di euro e mesi di lavoro con tanto di notti insonni, viene distrutta in pochi minuti.

“Il Carro Trionfale rappresenta una grande opera che racchiude al suo interno ingegno, abilità, arte, devozione e tradizione. […] Il maestro cartapestaio, scelto di anno in anno dal Comitato della Festa della Bruna tramite un concorso aperto alla cittadinanza, inizia la costruzione del carro nella fabbrica del carro nel mese di febbraio o marzo. Il concorso è incentrato su un tema religioso ben preciso scelto dalla curia materana; la realizzazione del Carro Trionfale deve attenersi fermamente al tema dell’anno ed al bozzetto presentato in fase di concorso” (da WikiMatera).

Il carro, un tempo oggetto di compiaciuta osservazione a partire dal giorno di S. Pietro e Paolo, negli ultimi anni accessibile sin dal 23 giugno, primo giorno del novenario in preparazione alla Bruna, è il simbolo per antonomasia della festa.

Tanto grande opera vede la propria fine in pochi isatanti in piazza Vittorio Veneto, intorno alle 23:00, dove viene assaltato dal popolo materano, come tradizione vuole da più di seicento anni. “Per questo, i materani spesso usano dire “Siamo rimasti come il 2 di luglio” (in dialetto, “Sim rjmes coum o dij d ligghij”) per indicare una situazione che ha subito un cambio di stato repentino, tanto da lasciare smarriti e sorpresi. La folla attende per ore l’arrivo del manufatto in cartapesta prima di assaltarlo. L’adrenalina sale ed il cuore batte all’impazzata quando i rumori delle ruote e dei campanelli dei muli diventa sempre più forte. […]

Giovani e meno giovani fanno a gara per portare a casa una statua di cartapesta. I più abili riescono ad estrarre indenni le statue o le altre decorazioni. Le statue meno fortunate vengono strappate e contese dalla folla” (da WikiMatera).

L’assalto del carro è allusione al rinnovamento umano a cui siamo chiamati, richiamo al grano che viene mietuto negli stessi giorni; mentre il pezzo che ognuno porta a casa è segno di buon augurio: del seme che produrrà nuove piante e nuovi frutti per l’anno successivo.

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Giuseppe Longo

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