Circa quaranta associazioni e movimenti cattolici della realtà delle aggregazioni laicali hanno sottoscritto un appello per la messa al bando in Italia delle armi nucleari. Con questo appello, cui hanno aderito anche testate giornalistiche cattoliche e singole personalità del mondo cattolico, la realtà del laicato della Chiesa italiana intende sostenere con decisione la risoluzione delle Nazioni Unite votata nel luglio 2017 da 122 Paesi con cui si approvava il TPNW, Trattato sulla proibizione delle armi nucleari.
Con la sottoscrizione, i vari paesi riconoscevano il carattere vincolante del Trattato stesso, attraverso una formale sottoscrizione e con la ratifica da parte degli organi legislativi nazionali. L’ONU disponeva inoltre che il TPNW sarebbe entrato in vigore non appena fosse stato ratificato in almeno cinquanta nazioni.
All’inizio dell’anno 2021, oltre ottanta paesi avevano provveduto alla sottoscrizione e per cinquanta di questi vi era già la prescritta ratifica. Il 22 gennaio 2021, pertanto, il Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari entrava definitivamente in vigore.
Il Trattato non è stato sottoscritto dai rappresentanti dei nove paesi che detengono armi nucleari: Stati Uniti, Cina, Russia, Regno Unito, Francia, Corea del Nord, Pakistan, India e Israele. Ma questo, ovviamente, era ampiamente prevedibile. Ciò che invece risulta incomprensibile è la posizione dell’Italia che si è accordata al Club nucleare, contravvenendo al dettato costituzionale e alla legislazione ordinaria.
Nella Costituzione, infatti, si afferma che l’Italia ripudia la guerra e qualcuno dovrebbe spiegare come si possa ripudiare la guerra mentre si sostiene chi fa ricorso agli armamenti nucleari. Come si dovrebbe anche spiegare perché in un paese dove è proibito installare centrali per l’uso civile dell’energia nucleare, si installano invece basi missilistiche a testata nucleare. Sono quaranta le bombe atomiche presenti nelle basi militari Italiane. Come diceva don Tonino Bello, questa “è roba da matti”.
Nel momento in cui il Trattato è entrato in vigore, il vescovo Mons. Giovanni Ricchiuti ha espresso un severo giudizio riguardo alla mancata sottoscrizione da parte dell’Italia. Mons. Ricchiuti, titolare della diocesi di Altamura, Gravina e Acquaviva, è intervenuto come presidente di Pax Christi Italia, ma giova anche ricordare che nei primi anni Sessanta proprio nel territorio della diocesi di Altamura, Gravina e Acquaviva, insieme a quello della diocesi di Matera e Irsina furono installati gran parte dei trenta missili Jupiter della NATO a testata nucleare.
Come si sa – perchè è storia – i missili collocati sull’altopiano della Murgia provocarono la reazione dell’Unione Sovietica che inviò i suoi missili a Cuba, fatto che portò rapidamente il mondo sull’orlo di una guerra atomica e della catastrofe nucleare. Sembrava che questo fosse un capitolo di storia definitivamente concluso e invece si fa ancora fatica a voltare davvero pagina.
Ricordando il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, non si può non fare proprio il giudizio di Papa Franesco che condanna come altamente immorali gli arsenali atomici. Come immorale è il fatto che l’Italia proprio in un momento così tragico come quello della pandemia in corso, destini 14 miliardi di euro all’acquisto di 90 cacciabombarieri a elevata tecnologia.
Nell’appello rivolto al Governo e al Parlamento, i cattolici italiani dichiarano: «chiediamo a voce alta al Governo e al Parlamento che il nostro Paese ratifichi il Trattato Onu di Proibizione delle Armi Nucleari. La pace non può essere raggiunta attraverso la minaccia dell’annientamento totale, bensì attraverso il dialogo e la cooperazione internazionale».
Dichiarazione di Mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di di Pax Christi Italia. Ascolta il podcast
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