Sempre vivo San Rocco da 500 anni
Grottole è tra gli oltre 250 comuni di varie regioni d’Italia, non solo del Mezzogiorno, che annoverano il santo di Montpellier come patrono. Il culto di san Rocco a Grottole, così come spesso avvenne anche in altre cittadine, scalza quello verso gli antichi patroni, in questo caso i santi Luca evangelista e Giuliano vescovo, che costituivano il culto cristiano delle origini ed ai quali oggi resta solo l’intitolazione della parrocchia.
La devozione al pellegrino francese è attestata già con la presenza di una piccola cappella ubicata intra moenia ed a lui dedicata, che fu visitata dall’arcivescovo di Acerenza e Matera, mons. Giovanni Michele Saraceno, il 21 aprile 1544, e descritta «[…] lamiata e con buone immagini […] con campanile e campana […] con introiti […]» . Di questo edificio di culto, che non dovette avere lunga durata, sappiamo che già nel 1599 non era più officiato a causa del pavimento sconnesso. Ad oggi non se ne hanno più tracce. Anche l’effige lignea di San Rocco detto in Triunfo, di fine XVI secolo, ribadisce la presenza cultuale a Grottole verso il taumaturgo d’oltralpe ancor prima dei noti fatti della grande peste del maggio 1656, originatasi nel rione Lavinaio a Napoli, in quel che era il fossato angioino che conduceva verso il porto da cui arrivò la peste proveniente dai vascelli sardi.
Ed a Grottole, il santo sostituì nella titolarità anche la Madonna della Grotta, sovrapponendosi all’originaria intestazione mariana in quella che è oggi la chiesa cittadina a lui dedicata, un tempo posizionata extra moenia.
Il pellegrino di Montpellier è raffigurato in due statue lignee: la prima, più antica, caratterizzata da una decorazione a estofado de oro, contenuta in un baldacchino ligneo dorato e dipinto che ne consentiva il trasporto durante le processioni, è conservata in chiesa madre; la seconda si trova nella
prima campata della navata destra della chiesa del santo, attribuita a Nicola Antonio Brudaglio di Andria, postuma al 1755, utilizzata nella processione del 16 agosto.
Nella chiesa di san Rocco è anche conservato il polittico più grande di Basilicata, raffigurante le Sette Opere di Misericordia corporale, opera del pittore tricarichese Pietro Antonio Ferro, del 1630.
Nel 1763 una terribile piaga colpì la popolazione di Grottole ed in breve tempo il numero degli abitanti si ridusse drasticamente. Ogni giorno si registrava il decesso di due o tre persone, uomini e donne d’ogni stato, grado e condizione sociale, a causa di «[…] arresti di sangue nei polmoni e fegato […]». Diversi furono gli antidoti adoperati dai medici locali per la cura di tale malore, ma ogni rimedio fu fallace. Ragion per cui la popolazione decise di affidarsi alla protezione del glorioso san Rocco, la cui statua si trovava all’interno della chiesa di santa Maria la Grotta, per chiedere la sua intercessione contro il misterioso flagello che si era abbattuto sul paese, con il voto di portare la statua in processione per le vie del paese dopo la sconfitta del morbo .
Il giorno della festa patronale si è soliti portare in processione anche la teca contenente i frammenti ossei appartenenti al santo e di cui la Sede Apostolica ha voluto far dono alla comunità nel marzo 2003, grazie all’interessamento di don Pietro Amenta.
[…] anche alcuni servizi resi possibili lo scorso anno grazie alla collaborazione degli amici di Grottole, Montescaglioso e Ferrandina e quest’anno di […]