È giunto finalmente in libreria l’attesissimo libro Giovanni Paolo I. Il Magistero. Testi e documenti del Pontificato, edito dalla Libreria Editrice Vaticana e dalle Edizioni San Paolo. Il volume viene pubblicato a cura della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I, con una prefazione di Sua Santità papa Francesco.
Se questo libro era molto atteso è per il particolare carattere che ha avuto il magistero di papa Luciani il quale, come sappiamo, metteva spesso da parte il testo dei discorsi che era stato preparato e preferiva parlare a braccio. Oggi, con papa Francesco, questo è diventato un modo frequente di esprimersi, addirittura prevalente; ma nel 1978, nei 34 giorni del pontificato di Luciani, il pronunciato non rientrava ancora nel corpo del magistero pontificio.
Di conseguenza, ben poco rimaneva agli atti di questo pontificato breve ma intenso e luminoso. Il libro che viene pubblicato colma questa lacuna, recuperando anche i testi dei discorsi di Giovanni Paolo I pronunciati a braccio, gli appunti contenuti nella sua agenda personale, la minuta dei block notes e altri documenti dell’archivio privato. Perché, se è vero che il Papa parlava a braccio, nulla era lasciato all’improvvisazione e di ogni cosa si potevano trovare riscontri.
È stato un certosino lavoro editoriale, portato avanti in vista della beatificazione di questo papa prevista per prossimo il 7 settembre. All’argomento è stato anche dedicato un convegno presso la Pontificia Università Gregoriana lo scorso 13 maggio sul tema «I sei “vogliamo”. Il magistero di Giovanni Paolo I alla luce delle carte d’archivio», convegno tenuto alla presenza del Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin.
I sei “vogliamo” sono il modo di illustrare quello che potrebbe essere considerato il “programma del pontificato” da parte di papa Luciani, considerando che tradizionalmente il Papa, all’inizio del pontificato, non presenta un personale programma, dal momento che la Chiesa non segue un indirizzo tracciato dagli uomini ma è guidata direttamente dallo Spirito che, come si sa, “come il vento, soffia dove vuole”.
Ciò non toglie evidentemente che un papa possa volere sostenere la missione della Chiesa perseguendo alcuni particolari obiettivi. I “sei vogliamo” di Giovanni Paolo I sono i seguenti: «continuare nell’eredità del Concilio Vaticano II, mantenere intatta la disciplina della Chiesa, ricordare che il primo dovere è l’evangelizzazione, continuare lo sforzo ecumenico intrapreso dalla Chiesa, proseguire l’azione pastorale sulla linea dell’Ecclesiam Suam scritta da papa Paolo VI, favorire iniziative che possano tutelare la pace nel mondo».
Nella prefazione al volume, papa Francesco ha scritto: «Giovanni Paolo I-Albino Luciani è stato Vescovo di Roma per 34 giorni. Con lui, in quelle rapide settimane di pontificato, il Signore ha trovato il modo di mostrarci che l’unico tesoro è la fede, la semplice fede degli Apostoli, riproposta dal Concilio ecumenico Vaticano II».
Gli aspetti più caratteristici di questo papa, oltre al suo sorriso, sono stati indubbiamente l’attenzione ai poveri e la virtù dell’umiltà, virtù che scaturisce dalla coscienza della propria umana fragilità. Anche Pietro è fragile, nonostante sia stato costituito come roccia. «Il Successore di Pietro» spiega papa Francesco, è “la pietra di consistenza” sulla quale prende unità la Chiesa che Cristo stesso edifica, col dono della Sua grazia. E se le porte dell’inferno e la morte non prevarranno, questo non accade per le “spalle fragili” del Papa, ma perché il Papa “è sostenuto da Colui che è la vita eterna, l’immortale, il santo, il divino: Gesù Cristo, nostro Signore”. E questo è il mistero che risplende anche nella vicenda e negli insegnamenti di Giovanni Paolo I».
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