“La preghiera del povero sale fino a Dio” (cfr Sir 21,5), questo il tema della VIII Giornata Mondiale dei Poveri che si è celebrata il 17 novembre scorso.
Non solo un versetto biblico, ma uno stile che mette in evidenza come i poveri abbiano un posto privilegiato nel cuore di Dio, al punto che, davanti alla loro sofferenza, Dio è “impaziente” fino a quando non ha reso loro giustizia. Nessuno, proprio nessuno, è escluso dal suo cuore!
Ecco il dipinto “Uomo in preghiera”, esposto alla Biennale di Venezia (ediz. 2024), opera dell’artista bosniaco Safet Zec fuggito dall’assedio di Sarajevo durante la guerra nei Balcani degli anni ’90, un profugo pertanto, che raffigura un uomo che proprio nella preghiera, trova la luce e la speranza nell’oscurità.
Come riporta Papa Francesco nel suo messaggio per la VIII Giornata Mondiale dei Poveri da poco celebrata:
Abbiamo bisogno di fare nostra la preghiera dei poveri e pregare insieme a loro. È una sfida che dobbiamo accogliere e un’azione pastorale che ha bisogno di essere alimentata. In effetti, la peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale. L’immensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede; hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede. L’opzione preferenziale per i poveri deve tradursi principalmente in un’attenzione religiosa privilegiata e prioritaria.
Papa Francesco, Messaggio per la VIII Giornata Mondiale dei Poveri (n. 5)
I “poveri” nella loro vulnerabilità, spesso possiedono un’intuizione spirituale unica e una grande fiducia nella provvidenza divina.
Ed è la provvidenza divina che in questi anni ha alimentato e tenuto vivo il sogno di un gruppo di detenuti di aprire una sartoria per mettere a frutto le competenze legate a questa arte apprese all’interno della Casa Circondariale.
Δικαιοσύνη: la giustizia come salvezza
La Caritas Diocesana intercettando il programma “Aiutare chi aiuta: un sostegno alle nuove fragilità” – Ed. 2023 – 2024, nell’ambito del bando “Giustizia con misericordia”, finanziato da Caritas Italiana e Intesa San Paolo, ha inteso avviare un progetto per dare forma concreta a questo sogno.
“Δικαιοσύνη [dikaiosynē]: la giustizia come salvezza” è il nome del progetto, che la Caritas ha già presentato il 17 novembre in occasione della VIII Giornata Mondiale dei Poveri, con lo scopo di favorire l’inclusione sociale e lavorativa dei detenuti ed ex detenuti attraverso l’implementazione di una sartoria sociale esterna al carcere, in continuità e a supporto di quella interna.
Il titolo del progetto fa riferimento al concetto di giustizia quale caratteristica propria di Dio per cui più che osservanza di una legge, è soprattutto una caratteristica dell’essere (cfr 2 Tim. 3,16). La dikaiosynē consente di assegnare alle cose il loro posto «giusto», «vero»: è il posto che spetta a ogni essere umano per sentirsi realizzato.
Partendo da questo concetto, il progetto intende mettere in atto un processo virtuoso affinché l’esperienza della detenzione non sia solo una conseguenza della giustizia da attuarsi a fronte di una pena da scontare, ma strumento di salvezza perché la persona detenuta si realizzi e riscopra le proprie potenzialità.
Come Caritas, attraverso la pedagogia dei fatti, siamo chiamati a educare alla carità: ciò significa impegnarci e aiutarci reciprocamente, sia come singoli cristiani sia come comunità, a tradurre in azioni concrete il progetto di Dio. È racchiusa qui la logica di questo progetto.
All’evento di presentazione del progetto della sartoria, che ha sede in un locale presso il Villaggio del Fanciullo messo a disposizione della Caritas dai Padri Rogazionisti attraverso un comodato d’uso gratuito, c’erano l’Arcivescovo di Matera-Irsina, mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, il Direttore della Caritas diocesana, don Angelo Tataranni, l’equipe della Caritas Diocesana, Veronica Scardillo, maestra sarta, che guiderà i ragazzi nella sartoria e si occuperà di coordinare tutta l’attività, gli operatori delle Caritas Parrocchiali e tanti cittadini.
In questa prima fase il progetto ha previsto l’allestimento della sartoria attraverso l’acquisto dei macchinari e l’adeguamento del locale.
La fase successiva contempla la sottoscrizione di lettere di incarico di lavoro con tre persone, due detenuti e un ex detenuto, per l’avvio stabile dell’attività.
È stato un momento di festa e di gioia per la comunità, un momento intenso che ha consentito ai presenti, ancora una volta, di prendere coscienza che oggi ci sono tantissime povertà, non solo materiali.
C’è una grande povertà culturale, educativa, esistenziale, emotiva e spirituale e tutti siamo chiamati a prenderci cura delle fragilità affinché il povero sia un volto amico. Don Oreste Benzi diceva che “il povero non è chi non ha niente, ma chi non è niente”.
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