Cento anni fa, nell’estate del 1922, lo scrittore inglese G.K. Chesterton riceveva il battesimo in seguito a un sorprendente percorso di conversione. Chesterton è noto al grande pubblico per i Racconti di Padre Brown, racconti che hanno per protagonista un sacerdote cattolico che si rivela un infallibile investigatore.
La conversione viene fatta risalire al momento del suo passaggio nella vicina Puglia, sbarcando a Brindisi di ritorno dalla Terra Santa. Nel porto pugliese c’era una cappella. Entrandovi, lo scrittore inglese rimase rapito dalla bellezza di una statua della Vergine Maria, davanti alla quale volle affermare la definitiva decisione di chiedere il battesimo nella Chiesa di Roma – così gli inglesi chiamano la Chiesa cattolica.
Cosa ha spinto Chesterton a fare questo passo? Non è possibile qui sintetizzare tutto il percorso di conversione. Possiamo dire comunque che uno dei motivi, oltre alla bellezza della Madonna brindisina, fu certamente la solidità della dottrina cattolica. Altro motivo fu il realismo della Chiesa. Nel libro La superstizione del divorzio, Chesterton osserva che è bello non avere condizionamenti. Chi vive in una stanza con una sola piccola finestrella, è giusto che allarghi la finestra per avere la possibilità di guardare fuori; è giusto anche che voglia poi allargarla ulteriormente, per meglio godere la vista dell’intero panorama. Ma questo desiderio non può andare oltre precisi limiti, osserva Chesterton, se non vogliamo che poi, abbattendo i muri, la casa crolli e tutto vada in rovina. È la riflessione che invita a fare la Chiesa sulla necessità che l’esercizio della libertà sia adeguato alla realtà.
Come si comprende anche dall’esempio precedente, altro motivo di ammirazione nei confronti della Chiesa era per Chesterton l’idea dell’indissolubilità del vincolo matrimoniale, principale garanzia della solidità dell’istituto familiare. Impegno non facile, certamente, ma non per questo meno desiderabile. Diceva a questo proposito: «C’è un solo avventuriero al mondo, e ciò si vede soprattutto nel mondo moderno: è il padre di famiglia». Chesterton credeva che il vincolo matrimoniale è quel ponte capace di colmare la distanza, di per sé incolmabile, tra un uomo e una donna. Anche questo, del resto, possiamo vederlo bene nel mondo moderno.
Ma c’è qualcosa che, agli occhi di Chesterton, va indubbiamente oltre tutto questo. È la presenza viva di Cristo nella specie eucaristica. La forza della Chiesa è tutta nella potenza dell’eucaristia, non disgiunta, come ha detto qualcuno, “dall’esperienza folgorante della confessione”. Chesterton scrive: «non v’è nessun altro sistema religioso che dichiari veramente di liberare la gente dai peccati. Ciò trova la sua conferma nella logica, spaventosa per molti, con la quale la Chiesa trae la conclusione che il peccato confessato, e pianto adeguatamente, viene di fatto abolito, e che il peccatore comincia veramente di nuovo, come se non avesse mai peccato».
Erano trascorsi dieci anni dalla sua conversione, quando G.K. Chesterton viene invitato a intervenire al Congresso eucaristico internazionale di Dublino del 1932. Con il suo originalissimo intervento, sorprese tutti. Raccontò per esempio che aveva a lungo viaggiato in America dove però non aveva mai incontrato un indiano americano. Ne aveva poi incontrato uno in una chiesa di Dublino, tra i partecipanti al Congresso eucaristico, e quell’indiano americano era per giunta un sacerdote cattolico.
Il suo intervento sorprese anche per il contenuto politico che aveva. Disse Chesterton che soltanto uno spirito religioso è veramente democratico. Tolto dalla vita degli uomini il riferimento all’Assoluto, è il potere umano che si impone come potere assoluto. Che, come tale, è immodificabile; rendendo vane, di conseguenza, la vita e le aspirazioni democratiche.
Se veramente si vuole difendere la democrazia, sosteneva lo scrittore, le persone dovrebbero prepararsi alle elezioni generali «come si fa per il Congresso eucaristico, con la preghiera e la penitenza piuttosto che con la pubblicità e le bugie».
Ripetere queste cose, in occasione del Congresso eucaristico nazionale di Matera, fa indubbiamente un certo effetto. Particolarmente per la circostanza che l’evento materano del settembre 2022, per la fatalità determinata dallo scioglimento anticipato delle Camere, si svolge proprio in uno dei giorni in cui il popolo italiano viene chiamato alle urne.
A proposito di quello che Chesterton diceva al Congresso eucaristico di Dublino, c’è un altro passaggio che forse potrebbe colpire la nostra gente di Matera. E riguarda la storia dell’apparizione della Madonna al contadino, come riportato nella popolarissima leggenda della Bruna.
Non sembra una storia che richiama quella che racconta Chesterton? Egli diceva a Dublino: «Ho sentito una storia in Irlanda anni fa su come qualcuno avesse incontrato nelle lande rocciose una bella contadina che portava un bambino. E quando le è stato chiesto il suo nome ha risposto semplicemente: “Io sono la Madre di Dio, e questo è Lui stesso, ed è il ragazzo che alla fine tutti vorrete per voi”».
[…] Già in un precedente articolo abbiamo richiamato le parole di Chesterton il quale, durante il Congresso eucaristico di Dublino, affermò che bisognerebbe andare a votare come si va al Congresso eucaristico. Perché, […]