Cosa sta accadendo in questo nostro mondo? E’ difficile farsene una ragione guardando a quello che avviene oggi in Terrasanta, culla delle grandi religioni monoteiste: ebrea, mussulmana e cristiana.
Siamo stati assaliti tutti da un sentimento, anzi da un cumulo di emozioni che ci hanno fatto passare dall’orrore allo sdegno, dall’angoscia alla paura.
Abbiamo immaginato lo sguardo dei bambini strappati all’abbraccio dei genitori tra urla e violenze e poi crocifissi all’alba di un nuovo giorno, per molti alba della loro stessa vita.
Dolore e mistero accompagnano sempre la morte dell’uomo: essi diventano immensi di fronte alle morti innocenti che si ripetono lungo il corso della storia, come ha ricordato il nostro Vescovo: Ieri lungo i fiumi di Babilonia (Sl 137,9; Is 13,16) i tuoi piccoli sfracellati contro la pietra! A Ninive lungo le strade (Naum 3,10) i suoi bambini furono sfracellati! Samaria sconta la sua pena (Os 14,1) e i suoi piccoli saranno sfracellati! Oggi Kfar Aza, kibbutz insanguinato da grida sgomente! A Gaza scorre copioso il sangue di bambini senza colpa.
Occorre una speranza per vivere e queste tragedie portano con sé il grido e la domanda: “Perchè”?
Il Patriarca di Giuseppe, proponendo una giornata di digiuno e di preghiera per il 17 ottobre, si è detto certo che “Dio è qui. Dio è presenza. Ora più che mai credo che Dio sia una presenza reale nella vita, per questo adesso è il momento in cui noi dobbiamo rivolgerci a Lui.”. Ha poi aggiunto: “la domanda non è tanto “dove è Dio” ma dove è l’uomo? Cosa abbiamo fatto della nostra umanità?“.
E’ una domanda che interpella in modo particolare la piccola comunità di cristiani, poche migliaia su due milioni di abitanti della Palestina, che vivono il dramma di una guerra in corso da anni: abbiamo testimonianze di come, con in pochi mezzi a loro disposizione, si siano fatti prossimi ai loro vicini, fratelli ebrei e mussulmani, fratelli nostri.
A noi è data la possibilità di accompagnarli con la preghiera: “La preghiera non risolverà nessuno dei nostri problemi, non ci esenta dal lavoro che dobbiamo fare, dal percorso che dobbiamo fare. La preghiera però ci introduce dentro un atteggiamento, ci apre il cuore. Non consente al cuore di essere inquinato dall’odio. Non ci esenta dal lavoro da fare, ma lo illumina, ci indica il percorso da fare. Quando noi siamo in difficoltà, cerchiamo sempre una persona vicina. E se è una presenza reale, lo vogliamo vicino. E nella preghiera lo troviamo, nella preghiera, nel digiuno, nel fare qualcosa che ce Lo faccia sentire vicino.” (Card. Pizzaballa).
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