Finisce la presidenza di Sergio Mattarella. È giusto chiedergli di rimanere?

Sembra che il paese abbia il timore di affrontare con fiducia il proprio futuro

In questi mesi che precedono l’elezione del nuovo Capo dello Stato, uno degli argomenti più dibattuti tra i giornalisti è stato indubbiamente l’eventuale rielezione di Sergio Mattarella. Sono pienamente condivisibili i sentimenti di apprezzamento nei confronti del Presidente uscente che, oltre a far bene il Presidente, ha anche conquistato il cuore degli italiani, di tutti gli italiani.

Ma ci sarebbero alcune cose da dire invece sulle ragioni che portano a sollecitare una rielezione di Sergio Mattarella, cosa senz’altro legittima e – si potrebbe aggiungere – meritatissima. Perché sembra di capire che dietro tutto ciò ci sarebbe piuttosto la preoccupazione, tutta giornalistica, dell’elezione di un nuovo Presidente che rischierebbe di non essere pienamente espressione della volontà popolare.

Sono considerazioni che si basano sul fatto che la prossima legislatura avrà un numero di parlamentari sensibilmente ridotto rispetto all’attuale, ma soprattutto molto diversa sarà la maggioranza di governo che si prevede verrà fuori dalle prossime elezioni politiche. Insomma – si dice – quando tra pochissime settimane si voterà per il Quirinale, la volontà espressa dai grandi elettori in quel momento non rispecchierà la reale volontà popolare. È il solito pregiudizio riguardo al Parlamento che non sarebbe lo specchio fedele del paese.

Su queste affermazioni, purtroppo ricorrenti, ci permettiamo di esprimere qualche riserva. Tra l’altro, delegittimando il Parlamento con questa insistenza, si potrebbe poi finire per delegittimare la stessa democrazia. Perché bisogna sempre cercare fuori dal Parlamento, nelle rilevazioni demoscopiche o nelle tendenze del mercato finanziario, la legittimazione della democrazia italiana?

Non siamo alla fiaba di Biancaneve e alla strega cattiva che interroga ripetutamente lo specchio per stabilire chi è la più bella del reame. Ma poi, siamo sicuri che quello che ci dicono i sondaggi sia veramente aderente allo specchio del paese? Quante volte abbiamo visto un esito delle urne ben diverso dalle previsioni dei sondaggi. Tra l’altro, le prossime elezioni politiche dovrebbero tenersi nel 2023; veramente crediamo di poter stabilire, sulla base di sondaggi fatti oggi o di previsioni di altra natura, quale sarà la maggioranza di governo che verrà fuori in un futuro così lontano?

La Costituzione stabilisce in sette anni la durata del mandato presidenziale. È evidente che, in un periodo così lungo, sono destinati ad alternarsi governi anche molto diversi. E sono preoccupazioni che sembrano eccessive se poi guardiamo alla storia della Repubblica dove nessun Presidente è stato mai realmente sfiduciato nel corso del suo mandato se non nel caso di Giovanni Leone che poi – non dimentichiamolo – risultò completamente estraneo ai fatti che gli venivano attribuiti.

A parte ciò, è del tutto ovvio che un Presidente eletto oggi, tra sette anni sicuramente non sarà più lo specchio del paese che allora si avrà. Ma questa è una buona ragione per delegittimarlo? Purtroppo oggi siamo tutti un po’ schiavi di quella mentalità che porta alla “cancel culture” dove tutto ciò che rappresenta il passato va rimosso come qualcosa di negativo.

Non bisogna pertanto temere quello che potrà venire fuori dalle decisioni dei grandi elettori del Capo dello Stato. Comunque sia, lasciamo fuori Sergio Mattarella da queste – a nostro parere eccessive – preoccupazioni. Soprattutto se è vero quello che ha scritto ieri Massimo Franco sul Corriere della Sera quando sostiene che «il capo dello Stato uscente sembra avere chiuso anche mentalmente la sua esperienza al Quirinale».

Lasciamo libero Sergio Mattarella di seguire la strada che vuole seguire. E, insieme alla gratitudine per quello che ha fatto per il nostro paese, auguriamogli buon anno 2022 e molti anni ancora.

Palazzo del Quirinale 20/12/2021
Foto 43230 quirinale.it

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Paolo Tritto

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