Editoriale. Un tempo di transizione

È tempo di transizione quello segnato dal cambio dei vertici di un’istituzione. È inevitabilmente questo il tempo che stiamo vivendo come città dal giorno della caduta della giunta comunale e Chiesa locale dal giorno del trasferimento dell’Arcivescovo nella Diocesi di Cesena-Sarsina.

Tempo di riflessioni e bilanci

Un tempo di riflessioni e bilanci certamente per il nostro ex-Arcivescovo – oggi nostro “amministratore apostolico” – ma anche per ciascuno di noi, figli della nostra diocesi che lo scorso sette gennaio siamo stati attraversati da un messaggio così inatteso: “Mons. Caiazzo è stato nominato vescovo di Cesena-Sarsina”.

Quanti i ricordi dei primi giorni di questa stagione episcopale che sono affiorati in noi! Una sintesi è inevitabile: a che punto è la mia fede? e qual è la qualità della mia vita? È cosa buona che ognuno di noi faccia sintesi per ripartire più centrato nel proprio cammino di fede e vita.

Un ciclo si conclude, ma la vita continua.

Ecco la rubrica “Grazie, don Pino!”, che ormai è giunta alla quarta puntata e sta cercando di sintetizzare, per tema, l’operato del vescovo di questi anni. Emerge una Chiesa forse più ricca di nove anni fa, almeno a giudicare dalla ministerialità che traspare da tante celebrazioni eucaristiche e dalle iniziative in cui la chiesa si è lasciata coinvolgere in questi anni in termini liturgici, sociali, culturali. Ritroviamo una Chiesa che ha cercato di farsi vicina a tante situazioni di frontiera o di disagio, di malattia o di solitudine. Certamente una Chiesa inclusiva: “In Chiesa c’è posto per tutti. Tranne per chi si sente a posto”, è una delle frasi rimaste proverbiali nella sua omelia di insediamento in una tiepida serata di primavera del 2016.

Una Chiesa che, a partire dalla Settimana Liturgica che Matera ha ospitato nel 2018, ha fatto parlare di sé in Italia e, con il Congresso Eucaristico Internazionale svoltosi alcuni mesi fa a Quito, anche nel mondo intero.

Tempo di eventi

Nel frattempo, fervono ancora tante iniziative in cui don Pino è protagonista.

Ieri sera l’abbiamo visto a Marconia, per la prima delle tre rappresentazioni de “Il cantico delle creature” di p. Marco Finco ofmcap, in occasione degli 800 anni di questa poesia orante.

Questa sera lo vediamo tra i fidanzati dell’arcidiocesi, alla vigilia di S. Valentino, nella parrocchia di S. Giuseppe Artigiano in Matera.

Mercoledì 12 febbraio, data a lui tanto significativa, lo vedremo invece in Cattedrale che istituisce tre accoliti, il seminarista Carlo Casalaspro e due uomini in cammino verso il diaconato permanente, Paolo Chieco e Michele Viggiani, e un lettore, Michele Quarato, anche lui in cammino verso il diaconato permanente.

Mentre la Diocesi si prepara, con non poca tristezza, alla celebrazione di commiato, sabato 1 marzo ore 18:00 in Cattedrale (inoltre, per i giovani della Diocesi è stato previsto un ulteriore momento alle h. 16 in S. Francesco d’Assisi).

Gli ultimi km, più che le ultime battute, del suo episcopato potremmo dire: è lui stesso che più volte ha parlato dei suoi oltre 30mila all’anno, spesso accompagnato dal diacono Giuseppe. Ancor più da quando è diventato anche vescovo di Tricarico.

Tempo di grazia e di speranza

Tutta la Chiesa vive un tempo speciale: il Giubileo.

Dopo l’apertura dell’anno santo in Diocesi il 29 dicembre, il 26 gennaio scorso è stata la volta dell’apertura dell’anno santo in carcere, con il momento topico dell’accensione della lampada della speranza.

Una solenne celebrazione eucaristica con un presbiterio gremito di sacerdoti e animata da una quindicina di volontari, guidati da fra Gianparide sempre con la chitarra in mano, parlano di una Chiesa che si fa vicina agli ultimi e vive con attenzione la dimensione celebrativa.

Le giornate in cui la nostra Chiesa vivrà il Giubileo a Roma sono l’1, il 2 e il 3 maggio. Una possibilità per vivere insieme, come Chiesa diocesana, questo evento di riconciliazione. Diverse parrocchie in Diocesi stanno organizzando dei pullman: non lasciamoci sfuggire questa occasione di grazia da vivere in stile di comunione ecclesiale.

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Giuseppe Longo

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