A cura del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa, di seguito presentiamo un Dossier su alcune dei progetti realizzati grazie all’8xmille.
(clicca sul segno ” +” per espandere la finestra di ciascun progetto)
Ascolto e accoglienza alle porte di Roma
Sulla base dei risultati conseguiti con il servizio di ascolto e di sostegno rivolto alle persone e alle famiglie in difficoltà, la Caritas diocesana di Albano Laziale ha deciso di potenziare l’attività mediante il rinnovo dei locali, dando vita ad uno spazio polifunzionale dove donne e uomini sono accolti e ricevono beni di prima necessità.
Il “Centro d’ascolto diocesano” è il punto di riferimento organizzativo della cittadina nel cuore dei Castelli Romani, aperto nei giorni dispari dalle 10.00 alle 12.00, grazie ad una squadra composta da 12 volontari e 2 operatori che si occupano dei colloqui preliminari per accedere ai servizi offerti, dell’accoglienza delle famiglie, dell’organizzazione e della gestione del magazzino.
Qui persone in difficoltà trovano vestiario, servizi docce, lavanderia e distribuzione alimentare oltre ad un pranzo domenicale aperto a tutti i senza fissa dimora.
Opera segno della Caritas, sostenuta con 60.000 euro provenienti dai fondi 8xmille alla Chiesa cattolica, concentra in sé molti aspetti richiesti da chi adotta percorsi di ascolto, accompagnamento, accudimento e reinserimento sociale.
“Il progetto nasce dal desiderio della comunità di offrire un luogo dignitoso, accogliente e familiare – spiega Alessio Rossi, direttore della Caritas diocesana di Albano –alle numerose persone senza fissa dimora che frequentano il nostro centro, uomini e donne che necessitano di servizi igienici primari e sostegno materiale. Il centro di ascolto è un luogo privilegiatoin cui si intessono relazioni con i poveri che qui sono accolti e sostenuti, grazie all’incessante lavoro dei volontari e operatori che li accompagnano e ne favoriscono l’integrazione con la distribuzione di beni essenziali e l’orientamento presso i servizi territoriali”.
Da questo approccio è nato anche un servizio di distribuzione pacchi alimentari rivolto a 100 beneficiari che, mensilmente, con appuntamenti cadenzati nei giorni dispari, ricevono un sostegno concreto.
“Non è un pacco standard – aggiunge il direttore –ma è realizzato su misura in funzione delle esigenze dei destinatari. Grazie ad accordi stabiliti con produttori del territorio possiamo offrire ai nostri assistiti anche prodotti freschi.”
La presa in carico delle persone, il loro accompagnamento per superare lo stato di bisogno e la risposta immediata alle loro necessità, sono il metodo attraverso il quale la struttura ecclesiale si pone al servizio del territorio.
“Il successo del nostro progetto – conclude il direttore – si basa, soprattutto, su tre elementi: il prezioso contributo dell’8xmille alla Chiesa cattolica, la forza del volontariato e la sensibilità del tessuto economico e sociale del territorio. Dopo la pandemia sono aumentati gli italiani in difficoltà, i cosiddetti nuovi poveri, che hanno chiesto un aiuto per andare avanti. Grazie ai nostri volontari, alla risposta concreta di numerose aziende del territorio e alla collaborazione della popolazione, siamo riusciti a garantire la distribuzione alimentare anche nei mesi più difficili”.
Il centro d’ascolto è il luogo ideale per occuparsi degli ultimi, con il nuovo Ambulatorio Caritas, aperto il mercoledì e venerdì pomeriggio, che fornisce visite specialistiche gratuite grazie ad un team di medici e con l’Oasi della salute, un camper medico itinerante, organizzato in collaborazione con l’Ospedale Fatebenefratelli di Roma, che offre visite ed esami specialistici agli indigenti.
Fondi 8xmille Chiesa cattolica | I numeri del progetto |
60.000 euro nel 2022 | 100 persone assistite ogni mesecon aiuti alimentari |
30 persone senza fissa dimora accolte quotidianamente a giorni alterni | |
12 volontari | |
2 operatori | |
1.200 pacchi alimentari distribuiti ogni anno | |
6 docce | |
Una filiera etica che genera solidarietà e promozione del territorio
La vocazione agricola e turistica del territorio salentino, ricco di tipicità e di storia, fa da cornice al progetto “Opera Seme Farm”, voluto e promosso dalla Caritas diocesana di Nardò-Gallipoli (LE), per la promozione e la valorizzazione del lavoro, del territorio e della persona umana.
È una realtà che si innesta sulla già avviata e consolidata esperienza di Opera Seme, progetto volto alla produzione e distribuzione di prodotti alimentari partendo da ciò che il territorio offre per valorizzarlo, potenziarlo e rileggerlo.
Dal 2019 quest’iniziativa ha avviato un vero e proprio processo di rinnovamento coinvolgendo le realtà cooperativistiche sociali e alcune imprese a vocazione agricola. Nella prima fase attorno al marchio Opera Seme, si è costituita una filiera etica a sostegno di piccoli produttori del settore agro alimentare, già provati da diverse problematiche economiche e sociali (la piaga della Xylella fastidiosa, la crisi di mercato, il mancato sviluppo della cooperazione e il caporalato in agricoltura e turismo), che ha promosso la vendita dei prodotti, garantendo la tutela del lavoro, l’eticità della produzione, l’attuazione di meccanismi di economia circolare e di prossimità.
“Opera Seme Farm è uno spin off di Opera Seme – spiega don Giuseppe Venneri, direttore della Caritas di Nardò-Gallipoli – finalizzato alla promozione del lavoro, del rispetto dell’ambiente e del territorio, cercando di applicare una carità creativa che promuova integralmente la persona umana, creando opportunità per prevenire le povertà. Il nostro obiettivo consiste nel rivalutare l’agricoltura come strumento di sviluppo del territorio con un’attenzione ai valori anche per dimostrare che si può far economia senza caporalato nel rispetto di un lavoro etico. Abbiamo avviato un percorso nelle parrocchie della diocesi per promuovere la sana alimentazione, il consumo critico, arrivando ad eliminare lo scarto alimentare dalle cucine delle mense. Grazie alla produzione di legumi secchi, ad esempio, abbiamo ridotto una considerevole quantità di rifiuti come le scatole di alluminio”.
Sostenuto nel primo biennio, dal 2019 al 2020, dai fondi 8xmille alla Chiesa cattolica, questo progetto di valorizzazione dei prodotti del territorio è stato arricchito ed ampliato grazie adaltri 130.000 euro per il 2022.
“L’8xmille ci ha consentito di intraprendere iniziative in grado di raccogliere – aggiunge il direttore – l’interesse e il sostegno anche di altri soggetti, con cui abbiamo attivato esperienze formative sui principi del progetto, come scuole, parrocchie, università e istituzioni. Abbiamo avviato un processo che, coinvolgendo le realtà cooperativistichesociali, enti pubblici e privati cittadini, ha raggiunto gli ambiti della produzione, della vendita e della formazione realizzando un vero e proprio cambiamento culturale, verso la conoscenza e il rispetto del territorio. Grazie al progetto abbiamo coinvolto, inoltre, i ragazzi in laboratori sulla consapevolezza alimentare”.
Vasta la produzione sviluppata grazie alla sinergia tra diversi produttori locali: Caritas diocesana di Nardò-Gallipoli e la Cooperativa Sociale Ipso F.A.C.T.O. Una rete solidale che accanto alla commercializzazione dei prodotti, con punti vendita diretti a Nardò, Galatone, Gallipoli e attraverso il portale operaseme.it, consente l’approvvigionamento delle tre mense della diocesi dislocate sul territorio.
“Grazie ai prodotti della filiera il menù è molto vario – conclude don Venneri – privilegiando la stagionalità dei prodotti. Di solito alle mense arrivano le eccedenze alimentari. Noi abbiamo voluto operare un cambio di rotta, per interrompere quella che riteniamo un’ingiustizia sociale, e abbiamo chiesto alle aziende agricole della filiera di produrre il fabbisogno delle mense, che ogni anno, erogano 50.000 pasti e dei G.A.S (Gruppi di Acquisto Solidale). Allestiamo e confezioniamo i prodotti agricoli in un piccolo stabilimento da cui le confezioni partono per le consegne alle varie sedi. È un circolo virtuoso, di cui siamo molto orgogliosi, che crea sistema e promozione del territorio. Dopo la fase iniziale di avvio, le aziende adesso sono autonome e producono occupazione e reddito”.
Opera Seme Farm punta, inoltre, a promuovere la costituzione dei G.A.S. per sostenere i produttori agricoli che hanno aderito alla filiera etica e portare sulle tavole prodotti sani e genuini. È la prima esperienza in Puglia e tra le poche in Italia, di progettazione volta a sostenere il lavoro agricolo attraverso l’economia generata dalle opere segno Caritas.
Fondi 8xmille Chiesa cattolica | I numeri del progetto |
130.000 per il 2022 | 5.000 destinatari diretti (raggiunti attraverso le mense diocesane e i centri di ascolto) |
50.000 pasti l’anno distribuiti nelle tre mense | |
200 volontari | |
15 realtà produttive coinvolte | |
13.399 Kg di prodotti ortofrutticoli così destinati: Kg 8.010 alle mense attive sul territorio della diocesi per la preparazione dei pasti; Kg. 5.389 ai centri di ascolto per la distribuzione diretta agli assistiti | |
2.800 Kg di legumi secchi (piselli, ceci, fagioli e lenticchie) | |
1.148 Kg di prodotti ortofrutticoli freschi destinati ai Gruppi di Acquisto Solidale/Aziende della ristorazione. |
Grazie alle firme sarà restituito a fedeli e visitatori un antico tesoro
Gioiello di architettura romanica, eretta tra l’XI e il XII secolo sui resti di una basilica paleocristiana, la chiesa di Santa Maria della Piazza di Ancona è sottoposta ad un intervento di restauro conservativo che interessa il manto di copertura dell’edificio, le sue facciate laterali, quella posteriore e il campanile.
Si tratta di un’importante opera di conservazione e recupero di una chiesa che testimonia oltre 1.700 anni di storia. Già nel 425 in occasione della Pasqua, il vescovo di Ippona, Sant’Agostino, riferendo sulla diffusione del culto del martire Stefano, menzionava l’esistenza ad Ancona di un luogo sacro, memoria antiqua, in cui si venerava una reliquia del Santo. È quindi possibile identificare i resti della basilica paleocristiana, rinvenuti nell’area sottostante l’attuale chiesa di Santa Maria, con la prima Cattedrale dedicata a Santo Stefano, edificata fuori le mura urbane in luogo della Domus Ecclesiae, dove si riuniva l’originaria comunità cristiana di Ancona. A cavallo tra l’XI e il XII secolo, sulle rovine della basilica venne edificata la chiesa romanica di Santa Maria, originariamente denominata del Canneto,per la presenza di vegetazione palustre nelle sue vicinanze, e successivamente detta del Mercato, poiché nella piazza antistante si teneva il mercato cittadino e a partire dal XIII secolo si svolgeva la cerimonia del giuramento del Podestà di fronte alle autorità civili e religiose.
«Le chiese sono monumenti di fede – sottolinea mons. Angelo Spina, arcivescovo metropolita di Ancona-Osimo – ma anche segno di bellezza e patrimonio culturale da custodire e valorizzare. Ringrazio la Cei che ha posto la sua attenzione sulla chiesa di Santa Maria della Piazza, la prima cattedrale di Ancona. Grazie ai contributi provenienti dall’8xmille alla Chiesa cattolica è possibile restaurare la meravigliosa chiesa romanica, situata nel centro della città. La firma per l’8xmille da parte dei cittadini è molto importante perché promuove opere pastorali, caritative e di bellezza che la Chiesa con impegno porta avanti».
Visitata ogni anno da oltre 20mila persone, la chiesa, considerata uno degli edifici monumentali più significativi di Ancona, è un tesoro fragile, già sottoposta a due restauri nel corso del ‘900. In occasione degli interventi del 1980 si migliorò la fruibilità della basilica paleocristiana sottostante e, per permettere di osservarne alcuni elementi, furono realizzati sul pavimento della chiesa romanica alcuni affacci protetti da lastre di vetro.
Ai 171mila euro provenienti dalle firme dei cittadini si affiancherà il sostegno economico diretto della diocesi per un importo di altri 141mila euro, indispensabili per completare i lavori.
“Siamo molto lieti che la Cei abbia riconosciuto il valore della chiesa di Santa Maria della Piazza – spiegadon Luca Bottegoni, direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali ecclesiastici – e che al suo restauro siano stati destinati rilevanti fondi provenienti dall’8xmille alla Chiesa cattolica. Grazie a questo fondamentale contributo entro la fine dell’anno potremo recuperare la nostra splendida chiesa, espressione della memoria storica della nostra città”.
Iniziato nel dicembre 2022 il restauro di Santa Maria della Piazza terminerà entro la fine del 2023. Durante i lavori, la chiesa rimarrà aperta al pubblico, in modo da permettere ai turisti di visitarla. In vista del maggiore afflusso dovuto ai croceristi che fanno tappa al porto di Ancona, tutti i giovedì, venerdì e sabato, dal 15 aprile al 3 novembre, saranno ampliati gli orari di apertura con un orario continuato dalle 10 alle 18.
“Dopo il recente sisma del 9 novembre 2022, alcune chiese hanno subito numerosi danni e sono ancora chiuse – conclude don Bottegoni -. Ci auguriamo che anche gli altri edifici di culto del territorio diocesano, attualmente inagibili, possano vedere presto la fruttuosità delle firme”.
Fondi 8xmille Chiesa cattolica | I numeri del progetto |
171.000 euro per i lavori di ristrutturazione Annualità 2022 | 17 secoli dalla fondazione della prima basilica paleocristiana |
3 denominazioni differenti: Santa Maria del Canneto, Santa Maria del Mercato e Santa Maria della Piazza | |
2 chiese in una | |
3 restauratori impegnati nell’intervento | |
203 giornate lavorative | |
20.000 visitatori ogni anno | |
141.000 euro contributo diretto diocesi |
Settantamila pasti caldi in un anno, la tavola diocesana serve la città
Destinata a chi è in povertà estrema, per la maggior parte disoccupati, migranti, senza fissa dimora, in continuo aumento anche a Brindisi, la Mensa “Parrocchie solidali” è una mano tesa rivolta a quanti sono a rischio di esclusione sociale.
Attiva dal 2000, la struttura è aperta 365 giorni all’anno, anche a Pasqua e ad agosto, grazie ad una squadra di 200 volontari e al coinvolgimento di 17 parrocchie che si occupano della gestione ordinaria, mediante un sistema di turnazione che comporta un impegno di tre giorni consecutivi ogni 40 giorni. In un ambiente familiare, gli operatori condividono con gioia alcuni momenti della giornata con gli ospiti: un aiuto gratuito che non si concretizza solo nella preparazione di un pasto caldo, ma anche nel reinserimento della persona nel contesto sociale, con una rinnovata dignità.
Il progetto è nato per rispondere ai bisogni primari di molte persone in stato di vulnerabilità presenti nel territorio di Brindisi. “Ogni giorno entriamo in contatto con famiglie, anziani soli, persone senza fissa dimora e immigrati – spiega don Donato Pizzutolo, direttore della Caritas diocesana -. I fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica ci hanno permesso di realizzare uno spazio accogliente e ampio per aiutare i nostri ospiti a sentirsi a casa, in un luogo dove trovare un amico con cui sorridere, un volto a cui raccontare le proprie necessità, una spalla su cui poggiare le fatiche del vivere quotidiano”.
Da un anno la Mensa è inserita nel palazzo dell’ex seminario che, su impulso del vescovo Mons. Caliandro, è stato ristrutturato accogliendo anche la sede della Caritas e una nuova parrocchia intitolata a San Carlo di Gesù. Il nuovo quartiere è più periferico e questa collocazione ha permesso ad un maggior numero di famiglie indigenti di usufruire dei servizi della Caritas.
“La maggior parte degli assistiti ritirano i pasti in confezione da asporto – aggiunge don Donato – così le famiglie con il nostro sostegno possono salvaguardare l’intimità domestica. Molte mamme ritirano il pacco alimentare e così fanno trovare il pranzo pronto ai bambini al rientro da scuola. Circa 40-50 persone invece mangiano direttamente alla mensa: sono prevalentemente singoli senza fissa dimora, extracomunitari o persone anziane in difficoltà.”
Brindisi parla di sé con 70mila pasti caldi serviti in un anno a 190 persone in stato di disagio.
Grazie alle firme, nel 2022, sono arrivati 64 mila euro che hanno permesso di offrire un servizio stabile di mensa sociale con un regime ottimale di funzionamento. Il lavoro dei volontari coinvolti in mensa, provenienti dalle 17 parrocchie della città, permette di costruire una fitta rete non solo a livello ecclesiale ma anche civile e di rispondere con più efficacia ai tanti bisogni che emergono di volta in volta. La partecipazione di altre associazioni, del comune e di volontari esterni al contesto parrocchiale permette di tessere obiettivi comuni per costruire comunità e sentirsi tutti partecipi di un’unica missione. Le persone accedono tramite le parrocchie su segnalazione e, in un secondo momento, l’accesso viene gestito dai singoli volontari.
La Mensa è il luogo ideale per raggiungere gli ultimi, anche con sportelli di ascolto e orientamento pomeridiani, occasioni di scambio e di condivisione, realizzati grazie alla disponibilità di alcuni operatori parrocchiali e volontari, distribuzione di vestiario e medicinali oltre all’accompagnamento sanitario e ad un sostegno psicologico che ogni singola parrocchia garantisce ai fratelli più fragili della propria comunità.
“Oltre alla Mensa abbiamo avviato – conclude don Donato – un percorso di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità ambientale e del recupero delle eccedenze alimentari, allo scopo di formare nuovi stili di vita e creare una rete all’interno del territorio, in particolare con le istituzioni e gli esercizi commerciali. Il progetto intende coinvolgere anche i ragazzi delle scuole medie e superiori insieme ai giovani della diocesi”.
Fondi 8xmille Chiesa cattolica | I numeri del progetto |
64.000 euro nel 2022 | Attiva dal 2000 |
365 giorni di apertura nell’anno | |
70.000 pasti serviti in un anno | |
190 pasti distribuiti ogni giorno di cui 50 serviti alla Mensa | |
17 parrocchie coinvolte nel coordinamento | |
200 volontari coinvolti | |
Un approdo sicuro per i migranti in fuga
«Il Porto delle Grazie di Roccella Jonica è il simbolo di una Calabria che accoglie». È sintetizzato in queste parole di Monsignor Francesco Oliva, vescovo della Diocesi di Locri-Gerace, il senso di “Un Popolo per tutti”, progetto di accoglienza avviato dalla Caritas diocesana per promuovere la crescita di spazi di accoglienza e favorire l’inserimento sociale degli immigrati nel tessuto sociale ed economico della diocesi.
In questa striscia ionica, i frequenti sbarchi di migranti hanno dato il via, negli ultimi anni, a una vera e propria gara di solidarietà che ha visto la cittadinanza in prima linea per offrire aiuti e sostegno. Arrivano infreddoliti e affamati, alcuni colpiti nel corpo e nell’anima dopo le numerose violenze subite. Soltanto chi riesce a sopravvivere alla traversata può lasciarsi finalmente alle spalle la paura di non farcela. Ad attenderli in porto i responsabili della prefettura e della Croce Rossa, e nei luoghi di accoglienza l’equipe della Caritas dedicata all’emergenza e al supporto logistico.
«Interveniamo su richiesta delle Forze dell’Ordine con i mediatori culturali, indispensabile ponte con le persone in accoglienza, per accertarne l’identità e i bisogni – sottolinea Carmen Bagalà, direttrice della Caritas di Locri-Gerace – La mediazione è un’operazione delicata, che ci permette di capire le emergenze e di intervenire a supporto e in collaborazioni con gli Enti coinvolti, soprattutto in presenza di condizioni limite e nelle situazioni di diniego di richiesta di asilo. Il nostro progetto è rivolto a potenziare le attività della Caritas e delle associazioni in un circolo virtuoso che consenta di creare le condizioni per semplificare la vita delle persone accolte: dal loro arrivo e per tutto il periodo di permanenza sul territorio diocesano, mantenendo una dimensione di solidarietà e promozione della vita umana.»
Roccella e la Locride sono da trent’anni un polo di accoglienza, per i migranti provenienti soprattutto dalla rotta turca, dallo scorso anno, aperto anche ai profughi ucraini. Nel 2022 sono stati registrati ben 113 sbarchi sulle coste ioniche rispetto ai 65 del 2021 per un totale di quasi 10.000 persone che hanno cercato rifugio nel nostro Paese.
La Caritas di Locri-Gerace ha seguito più di 4.700 persone tramite il centro d’ascolto grazie anche alla firma di un protocollo d’intesa con due enti del territorio impegnati nell’accoglienza.
«Quelle che raccogliamo sono storie di ansia e disperazione – prosegue Carmen Bagalà -. Molte sono le mamme con bambini, provenienti soprattutto dall’Afghanistan, dal Pakistan e dalla Siria, a cui forniamo strumenti e opportunità per avere la possibilità di scegliere se restare o spostarsi in altri Paesi per il ricongiungimento con altri membri della famiglia. Grazie ai 78.000 € di fondi 8xmille della Chiesa cattolica, nel triennio abbiamo potuto migliorare gli spazi dedicati all’ospitalità e i servizi in supporto all’accoglienza, avviando, tra le altre cose, un percorso di inserimento nel tessuto sociale ed economico della diocesi attraverso un servizio che offre le informazioni relative alle richieste di soggiorno e segnala le opportunità di occupazione garantendo alle persone in accoglienza, soprattutto nella fase iniziale, un accompagnamento al lavoro.»
La macchina della Caritas interviene anche nei paesi limitrofi mettendo a disposizione strutture di accoglienza, come il dormitorio Pandocheion, dove sono disponibili anche 21 posti letto complessivi distribuiti in appartamenti da 4 persone, destinati prevalentemente a donne vittime di violenza con minori.
I migranti hanno a disposizione una serie di servizi come: docce, lavanderia e una mensa che ogni giorno serve 80 pasti che raddoppiano spesso con le confezioni da asporto per la cena.
«L’attenzione per le persone accolte – conclude la direttrice – passa anche da un centro di ascolto medico, presso la sede della Caritas Diocesana, che, grazie a una squadra di 63 specialisti, coordinati dall’associazione Jimuel, propone screening preventivi e visite per alleviare le sofferenze di chi giunge nel nostro Paese e non ha la possibilità accedere al servizio sanitario. Si tratta di un piccolo passo per un aiuto concreto a chi ha bisogno.»
Le firme si traducono in un progetto articolato che punta a far sentire le persone accolte e non ignorate, combattendo il sentimento dominante della paura che segna i volti e l’anima di coloro che arrivano nel nostro Paese in cerca di una seconda opportunità.
Fondi 8xmille Chiesa cattolica | I numeri del progetto |
78.000 euro 2020-2022 | 8 membri dell’equipe diocesana impegnati nell’accoglienza |
4.700 migranti supportati tramite il centro d’ascolto Caritas e gli enti partner | |
Oltre 10.000 persone sbarcate nel 2022 sulle coste reggine | |
Trent’anni di esperienza come Caritas | |
104 permessi soggiorno concessi in due anni | |
400 persone ricollocate sul territorio |
Un punto di riferimento per chi vive in strada, a pieno ritmo nei mesi dell’emergenza freddo
Situata all’interno dello storico ex convitto dell’Istituto Cornelia & Pasquale Pozzi, grazie alla disponibilità della congregazione delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, la Casa della Carità di Seregno non è solo un dormitorio: è uno spazio aperto alla cittadinanza, in cui la povertà viene vissuta non come un’emergenza da risolvere “al riparo da occhi indiscreti” ma come luogo di incontro, di confronto, di scambio e di riflessione aperta. Da anni la città può contare sulla presenza di numerose associazioni di volontariato sociale che, nella loro peculiarità, raccolgono storie di fragilità e situazioni di vulnerabilità, note anche al settore comunale dei Servizi sociali, con cui sono costantemente in stretto contatto.
Ramo onlus della parrocchia Basilica S. Giuseppe di Seregno, la Casa della Carità è un progetto della Comunità pastorale cittadina San Giovanni Paolo II che, dal 2014, vede riunite le sei parrocchie della città per tutte le attività pastorali. All’interno di due palazzine, in via Alfieri 8, la struttura accoglie persone senza fissa dimora che ricevono ospitalità, conforto e ascolto. La Casa vuole essere una porta aperta sulla città, un luogo d’incontro dove sentirsi tutti “comunità” condividendo valori e prospettive.
Il bacino di utenza è il decanato di Seregno-Seveso che conta 6 Comuni e 26 parrocchie per oltre 150mila abitanti.
“Accogliere gli ultimi – spiega Gabriele Moretto, direttore della Casa della Carità – è la nostra missione. L’obiettivo principale della nostra attività consiste nel ridare dignità, fiducia e aiuto a chi, per i più svariati motivi, si trova in una condizione di assoluta precarietà relazionale, sociale, economica, sanitaria. È un lavoro complesso che realizziamo grazie al team di operatori e volontari che si prendono cura dei nostri ospiti. La Casa è concepita come una rete fortemente solidale e, in virtù dello stile e del clima familiare che anima i volontari, può aiutare i soggetti più deboli a non essere i destinatari passivi di un aiuto, ma a diventare protagonisti del loro reinserimento sociale a pieno titolo, fino a poter diventare a loro volta collaboratori della struttura”.
La destinazione dell’8xmille alla Chiesa cattolica significa per questa realtà mezzi e porte aperte grazie ad un contributo, nel 2022, di 45.000 euro.Con una squadra di 40 volontari, il dormitorio è un punto di riferimento per tante persone in difficoltà che qui trovano un letto ed un pasto caldo. È un servizio di accoglienza notturna invernale, attivo da novembre ad aprile, che dispone di venti posti letto in dieci camere, oltre a quattro posti per emergenze. Apre dalle 18.30 alle 8.30 del mattino seguente. Agli ospiti vengono offerti: biancheria, indumenti (con lavaggio settimanale a cura del servizio lavanderia della Casa), docce, cena e colazione. L’accoglienza e l’assistenza sono a cura di volontari mentre durante la notte è attivo un servizio di guardiania. Gli ospiti accolti sono circa trenta ogni anno.
Aperto tutti i giorni, il dormitorio è integrato da altri servizi: segreteria di accoglienza, primo approccio con la Casa dove singoli e famiglie vengono indirizzati ai vari servizi, centro di ascolto su appuntamento, punto lavoro, orientamento e riqualificazione delle persone nell’ottica di un inserimento o reinserimento lavorativo, mensa solidale, aperta a mezzogiorno per 365 giorni all’anno, guardaroba che raccoglie indumenti usati di ogni genere donati dai cittadini. E inoltre il servizio spesa solidale con consegna di pacchi viveri e generi di prima necessità che attualmente sostiene oltre 150 famiglie, il servizio docce che accoglie ogni settimana le persone in difficoltà e un centro di aiuto alla vita per mamme in difficoltà prima e dopo il parto. Per promuovere l’inclusione della comunità straniera la Casa ha attivato da tempo una scuola di lingua italiana per stranieri, con corsi bisettimanali oltre a corsi pratici come quello di taglio e cucito,con frequenzasettimanale che, in 24 anni, ha accolto complessivamente 7.000 studenti. Di recente è stato attivato anche un corso di orientamento professionale per una ventina di profughi ucraini.
Tutte queste attività sono rese possibili da una squadra di oltre 150 volontari, suddivisi in diversi gruppi ciascuno con un proprio referente; il coordinamento è affidato ad un comitato esecutivo di otto persone compreso il direttore e il parroco mons. Bruno Molinari.
“Il progetto della Casa prevedeva la riunificazione in un unico luogo di attività assistenziali e caritative, in atto da molti anni, – conclude il direttore – oltre all’implementazione di nuovi servizi. Siamo lieti che i numeri confermino i nostri obiettivi. Solo nel 2022 abbiamo incontrato più di 3.000 soggetti che hanno usufruito dei servizi della Casa che rappresenta un punto di riferimento anche per molte realtà associative di volontariato della città e che annovera, tra i suoi obiettivi, la formazione permanente del volontariato.Grazie al supporto della nostra squadra vorremmo attivare, a breve, un doposcuola rivolto in particolar modo alle famiglie monoparentali e un centro diurno per la grave emarginazione per assistere le persone in difficoltà”.
L’articolata rete di assistenza della Casa, che si sostiene con donazioni, contributi, partecipazioni a bandi, sarà arricchita dal nuovo emporio solidale di prossima apertura, realizzato in collaborazione con Caritas Ambrosiana, che sarà aperto tre giorni alla settimana, con orari differenziati, per avviare alla ‘spesa consapevole’ inizialmente una cinquantina di singoli/famiglie.
Fondi 8xmille Chiesa cattolica | I numeri del progetto |
45.000 euro nel 2022 | Aperto da novembre ad aprile |
24 posti letto | |
30 persone ospitate con continuità | |
180 volontariper tutte le attività di cui 40 destinati al dormitorio | |
3.465 presenze accolti nel 2022 | |
7.500 pasti distribuiti nel 2022 nella mensa attigua e 1.800 pacchi viveri distribuiti in un anno |
Un condominio solidale per donne in difficoltà con figli
Una parte di un monastero trasformato in una casa d’accoglienza: questo il progetto realizzato dalla Caritas diocesana di Verona per ospitare famiglie in difficoltà, donne sole, con figli minori, in emergenza abitativa. Si tratta non solo di persone provenienti da situazioni di fragilità pregresse ma anche di donne cadute improvvisamente in una situazione di grande difficoltà economica per la perdita della fonte di sostentamento primaria e la difficoltà a rientrare nel mercato del lavoro o a causa di una separazione e in assenza di reti familiari a supporto.
Situata nel cuore di Verona all’ombra di Castel Vecchio, la Casa è un luogo nel quale si sperimentano l’ascolto e l’aiuto reciproco. Otto alloggi autonomi accolgono i nuclei familiari che qui ritrovano una tranquillità abitativa e vivono relazioni di amicizia e mutuo aiuto. Una sala con divani e libreria e una corte esterna permettono di costruire relazioni, confrontarsi e trascorrere insieme il tempo libero.
“In un contesto di individualismo diffuso e di crescenti divisioni sociali Casa Santa Elisabetta offre a tutti coloro che ospita un temporaneo luogo di ristoro, – spiega mons. Gino Zampieri, direttore della Caritas – quasi un’oasi nel deserto,pensata per ridare slancio e speranza a nuclei familiari di mamme con i loro figli. Si tratta infatti di situazioni familiari fragili che necessitano, oltre ad un concreto sostegno materiale, anche di amicizia, vicinanza, solidarietà. Che hanno bisogno di tutte quelle risorse che non sono in vendita né si possono comprare ma che, spesso, risultano indispensabili per superare situazioni di disagio e di necessità. Casa Santa Elisabetta propone, di fatto, un contesto familiare e comunitario allargato che le famiglie ospitate non sono in grado di avere. Qui gli ospiti possono sperimentare questa dimensione parentale-comunitaria, imparano assieme a costruirla e, siamo convinti, sapranno anche un giorno portarla nel contesto abitativo nel quale arriveranno a vivere con maggiore stima di sé e una rinnovata fiducia nel prossimo. Casa Santa Elisabetta, in definitiva, è un progetto che si pone nel mezzo tra le esperienze di co-housing e quelle dei condomini sociali, è uno spazio in cui vivere generosamente insieme un’esperienza di familiarità allargata, di socialità solidale.”
Le donne accolte vengono incontrate, prima del loro ingresso nell’alloggio, per conoscersi ed insieme strutturare il progetto da realizzare nel tempo di accoglienza. Le ospiti firmano anche un “patto di accompagnamento”che include sia i programmi e le risorse impiegati da Caritas, che le azioni e i mezzi messi in campo da loro stesse per raggiungere determinati obiettivi di autonomia, stabiliti nel patto stesso. Questo, inoltre, riguarda non solo la donna ma anche i figli: per i minori possono essere attivati, al bisogno e in relazione alla condizione specifica del singolo, dei voucher educativi per fruire di attività culturali, corsi extrascolastici ed altre opportunità formative. ”Investire nello specifico sui minori – spiega Barbara Simoncelli, responsabile dell’area progetti e coordinamenti di Caritas Verona – in particolare, permette di gettare le basi, o creare comunque un’occasione, per offrire maggiori opportunità. Il patto di accompagnamento mantiene le donne protagoniste attive del proprio percorso, con l’obiettivo di accrescere la propria autostima in un momento di difficoltà.”
La vita del condominio è curata e stimolata da un’operatrice e da un gruppo di volontari che svolgono un lavoro di accompagnamento quotidiano; orientano alle opportunità e organizzano laboratori e attività culturali. Per le mamme e i bambini sono previste iniziative educative e formative, in una prospettiva di rafforzamento delle competenze e scoperta di talenti.
“La prima volta che ho visto la casa ero senza parole. –raccontaElisa, mamma accolta con i suoi figli -. Non pensavo che stesse succedendo a me. Ero felicissima”. “I bambini si sono legati tanto fra loro, – aggiunge Ibtissam, un’altra mamma -; stanno giù nella corte a giocare insieme. La cosa bella di questa coabitazione è che ci sosteniamo a vicenda.”
Casa Santa Elisabetta è un punto di riferimento anche dopo il termine dell’esperienza, uno spazio ponte tra l’interno e l’esterno in cui si stimolano processi di inclusione e di crescita personale.
“I fondi 8xmille – prosegue mons. Zampieri – rappresentano la risorsa fondamentale che ha permesso di avviare la struttura nel 2018 e che consente di fare fronte alla gestione quotidiana. Grazie ad un contributo di 500.000 euro abbiamo potuto trasformare l’immobile da monastero a casa d’accoglienza. La scelta per destinare l’8xmille è fondamentale perché non è solo una firma; dietro quel gesto ci sono storie personali, c’è un sostegno, una presa in carico, un accompagnamento. Quest’azione del cittadino è importante perché permette di realizzare una lunga serie di attività e servizi”.
Le assistite arrivano tramite la rete Caritas o su segnalazione dei servizi sociali comunali; sono donne che hanno già all’attivo un percorso ma sono prive di una rete in grado di sostenerle. A Casa Santa Elisabetta trovano il supporto necessario per dare un senso alla propria vita e per offrire un’opportunità di inserimento ai propri figli che frequentano la scuola materna e le elementari.
“In Casa mettiamo al centro le esigenze dei singoli e la progettazione viene costruita insieme alla famiglia –conclude mons Zampieri -. Chiediamo agli ospiti di essere soggetti del loro percorso e di impegnarsi anche a servizio della collettività. Molti, una volta reinseriti nella società, continuano a sentirsi legati alla Casa e si trasformano da assistiti in volontari. Questa, per noi, è una ulteriore e bellissima vittoria”.
L’ospitalità dura al massimo 24 mesi in quanto l’obiettivo dei progetti educativi, realizzati “ad hoc” per ogni nucleo familiare, è quello di permettere loro di riuscire a trovare, alla fine dell’accoglienza, un’altra soluzione abitativa e una maggiore indipendenza. Anche se questa tipologia di ospitalità costituisce una accoglienza in semi-autonomia, è prevista un’importante presenza di un operatore dedicato per facilitare la convivenza.
La struttura, che si avvale anche di altre donazioni e contributi per la propria sostenibilità, non rappresenta solo un luogo di accoglienza per famiglie che hanno già iniziato un percorso con Caritas, ma anche un crocevia di iniziative per le persone inserite in percorsi di accompagnamento su vari fronti.
È uno dei luoghi, inoltre, in cui si svolgono gli appuntamenti di Officina Culturale, un progetto della Caritas che spinge ad attivarsi attraverso laboratori/corsi di formazione e che crea spazi di incontro e relazione tra gli abitanti dei quartieri attraverso piccoli eventi e momenti informali.
Fondi 8xmille Chiesa cattolica | I numeri del progetto |
500.000 euro per la ristrutturazione nel 2018-2019 (Recupero immobile, adattamento dell’immobile da monastero a ambiente per l’accoglienza, ristrutturazione) | Aperta dal 2020 |
21 persone accolte (8 donne e 13 minori) | |
5 volontari | |
8 appartamenti | |
7 nazionalità differenti | |
4 laboratori attivati (giardinaggio, informatica, inglese e lettura) | |
24 mesi di ospitalità |
Grazie alle firme in Tanzania la speranza è arrivata in aula e in corsia
Situato nella zona centrale della Tanzania, l’ospedale di Tosamaganga è un’importante struttura di riferimento per la popolazione della regione di Iringa, per le emergenze ostetriche di tipo maggiore, come i parti che richiedono il cesareo.
Qui i dottori dell’organizzazione Medici con l’Africa Cuamm, la prima in Italia per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane,sono presenti da oltre 50 anni e si prendono cura delle persone più fragili, soprattutto delle mamme e dei bambini, fin dai primi attimi di vita.
Grazie all’impegno quotidiano di specialisti locali supportati dalla squadra medica del Cuamm, infatti, vengono assicurati, in particolare, assistenza e aiuto alle donne durante la gravidanza e il parto, cura del neonato, monitoraggio della crescita dei bambini fino a cinque anni di età, con un’attenzione particolare ai problemi legati alla malnutrizione. Un grande lavoro portato avanti sia in ospedale che negli otto centri di salute periferici. Un impegno costante e silenzioso che consente a migliaia di persone di accedere ad un’assistenza sanitaria di qualità.
Solo nel 2022 l’ospedale ha offerto 31.657 visite ambulatoriali, 9.046 ricoveri e sono stati eseguiti 3.000 parti di cui 1.341 cesarei grazie a 192 posti letto distribuiti tra i diversi reparti di degenza. Una macchina organizzativa, quella di Medici con l’Africa Cuamm, che si estende anche alle fasi precedenti il parto con l’accoglienza in una casa collocata vicino alla struttura ospedaliera, che ha ospitato ben 280 donne.
Inoltre a Tosamaganga è stata istituita un’unità di riabilitazione nutrizionale per la prevenzione della malnutrizione acuta severa che fornisce assistenza medica ai bambini che ne sono affetti. Per spiegare alle giovani mamme i comportamenti appropriati da adottare, una nutrizionista organizza sessioni di educazione nutrizionale (due volte la settimana) insieme a dimostrazioni quotidiane di preparazione di diete bilanciate presso la “open kitchen” dell’ospedale.
Grazie ai 469.000 mila euro, provenienti dalle firme per l’8xmille alla Chiesa cattolica, è stato possibile sostenere sia l’impegno in ospedale che la formazione del personale locale e la sensibilizzazione delle comunità, attraverso il lavoro degli attivisti che, di villaggio in villaggio, aiutano a capire l’importanza del partorire in ospedale.
“Quello che ci sta a cuore è la promozione dell’Africa – spiega don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm-. Ogni giorno cerchiamo di essere artigiani del futuro da costruire investendo sui giovani africani, un capitale umano meraviglioso. Siamo impegnati, ormai da anni, proprio nella formazione del personale sanitario locale, realizzata non dall’alto verso il basso, ma condividendo le nostre reciproche conoscenze sia nell’ambito proprio della formazione sia della ricerca e dell’innovazione, mettendo l’Africa e l’africano al centro”.
La Chiesa cattolica sostiene molte opere all’estero, in paesi dove si avverte l’urgenza di intervenire a fronte di insicurezza, povertà, disuguaglianze crescenti e malattie. Le firme si traducono in aiuto verso i più deboli in angoli del mondo con forte tasso di povertà offrendo prospettive per il futuro di tutti.
Fondi 8xmille Chiesa cattolica | I numeri del progetto |
469.000 nel triennio 2018-2020 | 192 posti letto in tutto l’ospedale di cui 52 reparto Maternità |
31. 657 visite ambulatoriali nel 2022 | |
9.046 ricoveri nel 2022 | |
3.000 parti di cui 1.341 cesarei nel 2022 | |
280 donne in attesa di partorire ospitate in una casa d’accoglienza vicino all’ospedale | |
3 medici Cuamm + 6 specializzandi. (+ 10 medici dell’ospedale e 88 infermieri) | |
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