Trent’anni dopo la morte di don Tommaso Latronico, il 22 luglio scorso, si è tenuta una celebrazione eucaristica nello spazio antistante il Santuario della Madonna della Sulla a Nova Siri, il paese dove don Tommaso è nato e dove ha esercitato il suo fecondo ministero sacerdotale. Il luogo del santuario è lo stesso in cui si svolsero i funerali, in un memorabile pomeriggio, una cerimonia all’aperto alla presenza di cinquemila persone che vennero sorprese da un forte acquazzone.
Rievocare quel funerale è stato inevitabile tra i presenti nella ricorrenza del trentennio. Ma più di questo è stato evidente il clima di festa che si respirava, più di tutto è stata evidente la gioia di ritrovarsi tra gli amici che trent’anni prima in quello stesso luogo piangevano la perdita di un amico scomparso troppo presto.
Quanti miracoli si possono vedere in ciò. Innanzitutto l’aver potuto vedere, nella gioiosa partecipazione alla liturgia eucaristica, compiersi la promessa del Signore tra quanti hanno pianto un amico: “Cambierò il loro lutto in gioia”. Ma miracolo è anche vedere come quel popolo generato da don Tommaso, tenuto insieme da un legame di amicizia, dopo trent’anni esisteva ancora, non era stato disperso dalle leggi del tempo.
Ha presieduto la celebrazione Mons. Filippo Santoro, Vescovo emerito di Taranto, ma anche lui parte di quel popolo di amici, come del resto mons. Vincenzo Orofino, celebrante come Vescovo titolare della diocesi il quale è stato amico di don Tommaso dai tempi della giovinezza.
Mons. Santoro ha voluto ricordare gli inizi di questa amicizia, quando a Roma, al collegio Capranica, entrambi ultimavano il percorso di preparazione al sacerdozio. A Roma come in altre città il mondo giovanile era allora in fermento e anche don Filippo e don Tommaso erano animati dal desiderio di un mondo nuovo; entrambi troveranno però la risposta a questo desiderio in una fede intensamente vissuta, come avvenne nell’incontro con il carisma di don Luigi Giussani; una risposta che era la presenza di Cristo che cambia il mondo ma che cambia anche la singola persona che così può vivere un’esperienza della fede come significato, come ragione della vita.
In don Tommaso, ha ricordato mons. Santoro, il rapporto con Cristo era vissuto con radicalità e si manifestava come affezione appassionata ai fratelli e alle sorelle. Si manifestava anche come povertà, perché tutto da lui era offerto a Cristo e alla Chiesa. Era un’affezione, una passione che animava una proposta educativa, soprattutto nei confronti dei giovani. In ciascuno dei quali don Tommaso faceva rifiorire il meglio che c’è nelle persone, faceva crescere il bene. Per questo i giovani lo seguivano.
Il vescovo emerito di Taranto, che tra l’altro aveva ceduto il testimone della diocesi in quella stessa giornata, ha poi espresso apprezzamento per l’iniziativa di Mons. Orofino di dare corso agli adempimenti preliminari per l’apertura della causa di canonizzazione di don Tommaso, tanto attesa dal popolo lucano.
A questo proposito Mons. Orofino ha invitato a superare la fase emotiva del riconoscimento della santità di don Tommaso per mettersi all’opera, in modo da permettere al Signore di compiere la sua opera in ciascuno di noi, attraverso l’intercessione di don Tommaso. Mettersi all’opera, ha detto, concretamente significa pregare perché, attraverso l’intercessione di don Tommaso, il Signore compia la sua opera in noi e attraverso di noi.
Mons. Orofino ha annunciato di aver istituito una commissione che dovrà fare una relazione riguardo ai segni di santità che si attribuiscono a don Tommaso. In seguito sarà convocata l’associazione Amici di don Tommaso alla quale potrà comunicare i risultati di questa indagine dando così il via al processo canonico. Tutto ciò consentirà di istituire il tribunale competente e così sarà avviata la fase del riconoscimento delle virtù eroiche.
Ma tutto questo avverrà, ha ricordato ancora il vescovo, se anche il popolo cristiano riconoscerà che tutto in don Tommaso è stato opera di Dio e che don Tommaso ha donato la sua vita “per l’opera di un altro” come diceva lui stesso. Tutto questo avverrà se il popolo vorrà che, per intercessione di questi mediatori che sono i santi come don Tommaso, Dio operi nella nostra vita ancora oggi.
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