Don Giovanni Mele. Ci hasciato 20 anni fa: una ricca eredità. Il 3 dicembre una S. Messa presieduta dall’Arcivescovo

Venti anni fa ci lasciava don Giovanni Mele: 78 anni di vita, di cui oltre 50 spesi in un generoso apostolato per gli altri, in particolare i più poveri. Esempi profetici di solidarietà, che solo successivamente si sono consolidati come pratiche strutturate nel mondo ecclesiale e civile. Martedì 3 dicembre nella parrocchia “Maria SS. Annunziata” in Matera (Piccianello), dove don Giovanni è stato parroco per 44 anni, una Celebrazione Eucaristica di commemorazione e ringraziamento presieduta dall’Arcivescovo. L'articolo contiene un documentario con le testimonianze di persone che lo hanno apprezzato e seguito e nei cui cuori don Giovanni vive ancora.

Chi dimentica i campi scuola da lui organizzati ad Accettura e, poi, a Cirigliano? O il grande presepe che, con il muschio preso proprio in quel di Accettura e Cirigliano e il fiume di vera acqua messa in circolo da una pompa, prendeva forma proprio in questi giorni, ricco di dettagli, nella chiesa di Piccianello dove ora si trova la custodia eucaristica? E l’albero di Natale con i bigliettini appesi su cui era scritta una richiesta di dono per un bambino o per un anziano?

E chi non è rimasto colpito dal suo stile? Era frutto di una vita austera, condotta in sobrietà assoluta, in un’abitazione senza impianto di riscaldamento (vi era una stufa a cherosene). Poi, la scelta del Vangelo sine glossa, per dirla con le parole di S. Francesco d’Assisi, e dei poveri.

Don Giovanni Mele, ginosino di nascita (03/09/1926), quando Ginosa era in Diocesi di Acerenza e Matera, già vice-parroco a Pisticci, poi parroco a La Martella e per oltre 40 anni a “Maria SS. Annunziata” in Matera (Piccianello), ci lasciava 20 anni fa con una ricchissima eredità.

Un’eredità di attenzione ai poveri: dal progetto “artigianale” di far preparare ai parrocchiani pranzi da distribuire la domenica e nei giorni di festa ai poveri ad un’azione più strutturata quando, alla nascita delle Caritas diocesane, lui divenne il primo direttore di quella di Matera.

E come dimenticare, in un tempo in cui le sacche di sangue venivano vendute all’ingresso degli ospedali, la formazione di un gruppo di donatori volontari? È facile immaginare la rabbia da parte dei venditori. Poi iniziarono ad operare anche a Matera AVIS, FIDAS e altre associazioni di donatori sangue e plasma.

Ancora qualcuno ricorda la rete per la raccolta di coperte e viveri non deperibili che mise su a Matera all’indomani del terremoto del novembre ’80. Successivamente nacque la Protezione Civile.

Inoltre, c’è chi nomina ancora il maglificio MeCoR (dalle iniziali del suo cognome e di quelli di altri due sacerdoti, don Nicola COlagrande e don Tommaso Rondinone) nato per sovvenire alle necessità di donne disoccupate in una città con diverse sacche di povertà. Una start-up ante litteram, potremmo dire.

Cogliamo ora la portata del suo agire, profetico.

Ma la più viva eredità che don Giovanni lascia è la “Mensa della Fraternità” a lui intitolata, dove ogni giorno vengono preparati 150 pasti, alcuni consumati sul posto, altri a casa. In prima linea in tutta la catena di montaggio, la sorella Giulia, 91 anni ma operativa come una sessantenne, insieme a Francesca, Rosanna, Peppino… don Biagio Plasmati che è il presidente e tanti volontari che offrono il loro tempo, tutti i giorni per “dar da mangiare agli affamati”, “perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare e ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (cf Mc 25,35.40). E “perché donare realizza chi dona”, come racconta una delle volontarie. E l’appello delle volontarie, che trasmettiamo con questo articolo, a contribuire con olio, salsa, pollo.

La “Mensa della Fraternità don Giovanni Mele” (via Cererie, angolo via Umbria)

Nel frattempo, anche Don Angelo Tataranni, suo erede e figlio spirituale, – oggi lui il Responsabile della Caritas Diocesana – con il suo bel gruppo di volontari, ne dispensa altrettanti nella “Locanda del buon Samaritano” sul retro della chiesa di S. Rocco.

“Sono passati 20 anni, eppure sento don Giovanni sempre vivo anche oggi”, testimonia proprio don Angelo. Oltre la targa all’ingresso della “Mensa della Fraternità”, una piazza porta oggi il suo nome, impresso inoltre nel cuore di tanti materani che hanno apprezzato il suo spirito di autentica e umana carità.

Accoglienza, solidarietà, bontà: con queste parole chi abbiamo interpellato ha descritto sinteticamente don Giovanni.

Ecco alcune delle testimonianze che abbiamo raccolto per l’occasione. Un documentario in cui riconoscerete storie forse a voi già note o di cui siete stati addirittura protagonisti, certamente edificante, che vi invitiamo a visionare.

I poveri che don Giovanni aveva nel cuore gremirono la “sua” chiesa di “Maria SS. Annunziata” per la celebrazione del suo funerale. “Si erano da lui veramente sentiti amati”, commenta ancora don Angelo.

Ci aspettiamo che anche martedì 3 dicembre ore 18:30 nella storicamente “sua” parrocchia di Piccianello vi sia grande concorso di popolo per la Celebrazione Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo Antonio Giuseppe in occasione del ventennale dalla morte. Vi incoraggiamo a partecipare!

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Giuseppe Longo

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