Don Davide Fusiello: un nuovo sacerdote per la nostra Chiesa. Un popolo numeroso presente. Un commosso ringraziamento alla fine della celebrazione

“Don Davide è sacerdote per sempre”. Queste le parole risuonate dalla voce del seminarista Manuel Bastiano, che nella celebrazione dell’ordinazione ha fatto da animatore liturgico, alla fine della preghiera di ordinazione che ha pronunciato il nostro Arcivescovo Mons. Antonio G. Caiazzo. Questo il mistero grande celebrato la sera del 28 agosto nella Basilica Cattedrale di Matera. In fondo all'articolo la ripresa integrale della celebrazione.

Un evento che ha avuto risonanza non solo nella città di Matera e nella nostra Diocesi ma anche in tutte le Chiese lucane l’ordinazione presbiterale di don Davide Fusiello, giovane 27nne della Parrocchia “Maria SS. Addolorata” in Matera.

Una Basilica Cattedrale gremitissima come non si vedeva da anni: laici e sacerdoti, religiosi e seminaristi, amici e parenti, il sindaco di Matera e tanti amici di amici che in alcuni casi – i seminaristi di Lauria e Maratea – hanno sopportato oltre due ore di viaggio per partecipare alla celebrazione. La prof. di religione delle scuole superiori, Maria Pina Rizzi, ha testimoniato che don Davide ha saputo mantenere i rapporti con molti dei suoi docenti. Certamente – aggiungiamo noi – questo vale anche negli altri ambiti di vita del giovane novello sacerdote se tante persone sono state presenti in questo momento unico della sua esistenza. Chi giunto per pregare, chi semplicemente per far sentire la sua presenza umana, chi con entrambe le motivazioni: popolo sacerdotale, popolo regale, come il canto di ingresso ha ben suggerito.

Lunghissima la processione di introito: il clero delle nostre Diocesi, i seminaristi di Potenza, Napoli e Catanzaro, i ministranti. Spicca, davanti al gruppo dei diaconi, l’evangelario, rimando al ministero della parola a cui il presbitero è chiamato e su cui nella prima serata del triduo preparatorio a questo momento abbiamo riflettuto.

Una bella celebrazione anche grazie all’apporto del coro diocesano “Magnum Signum”: con S. Agostino, di cui la sera dell’ordinazione abbiamo fatto memoria, diciamo anche noi che “chi canta bene prega due volte”.

La liturgia della Parola

Un’accurata scelta delle letture ha consentito di entrare validamente nello spirito del sacramento che stavamo celebrando. La prima lettura (Is 61,1-3) ci ha parlato dell’effusione dello spirito su Isaia “per portare il lieto annuncio ai miseri, fasciare le piaghe dei cuori spezzati, proclamare la libertà degli schiavi, […] dare agli afflitti di Sion una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell’abito da lutto”. Come ha poi opportunamente sottolineato il Vescovo nel corso dell’omelia: da oggi, Cristo, il vero Pastore “anche attraverso questo nostro fratello, parlerà, agirà, camminerà, entrerà nelle case degli uomini, visiterà gli ammalati, ascolterà le voci di cuori piagati nella carne e nello spirito, porterà speranza e rinnovato entusiasmo ai ragazzi e ai giovani, salderà legami d’amore matrimoniali fragili, mostrerà il volto della misericordia di Dio”.

Non meno pregnante la seconda lettura (1Gv 4,7-16), sintesi del messaggio di Gesù – “Amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”, un passo spesso proclamato, tra l’altro, nella celebrazione dei matrimoni – ripresa poi dal brano evangelico (Gv 15,9-17: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”). Un rimando al ministero della carità pastorale, tema dell’ultima delle serate del triduo in preparazione dell’ordinazione, abbondantemente ripreso nell’omelia dall’Arcivescovo: “‘Se custodirete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore’: non è un semplice osservare come il giovane ricco, ma un donare tutta la ricchezza della propria vita per rendere ricchi anche gli altri e rimanere nello stesso amore”. E ancora: “In questo tempo insanguinato dai conflitti bellici tra cristiani ortodossi in Russia e Ucraina, tra credenti […], ciò che prevale è osservare delle leggi che poco hanno a che fare con il Dio di Gesù Cristo, che è amore. Di questo Dio sei chiamato ad essere testimone con la vita ancor prima che con le parole”.

“Solo contemplando il mistero dell’incarnazione del Figlio, della sua passione, morte e risurrezione – sono ancora le parole del vescovo nell’omelia – si riesce a cogliere la pienezza di un amore senza limiti, per Cristo a tempo pieno, fino ad offrire la propria vita. In questo amore, carissimo don Davide, sei chiamato ad entrare e rimanere, non perché fra poco dirai più volte ‘Sì, lo voglio’, ma perché da oggi sei chiamato ad agire mostrando nella tua carne, attraverso i tuoi gesti, il tuo dire, il tuo fare, la pienezza dell’amore di Dio che passa attraverso di te. Lascia che il Signore parli attraverso la tua vita più che con le tue parole. Più che parlare di misericordia e di perdono, mostra nei fatti che l’amore che ti possiede t’impedisce di giudicare, condannare”.

Un’omelia ricca, che conviene meditare, riascoltare o rileggere (di seguito riportiamo il testo integrale), in cui l’Arcivescovo ha sottolineato, rivolgendosi all’ordinando don Davide, il compito del sacerdote: “Stare in mezzo al popolo e aiutarlo a liberarsi da schiavitù vecchie e nuove. Il vero sacerdote è colui che non attira il consenso degli altri sulla sua persona ma su Gesù” ma che ama di “un amore che deve consumarsi nel nascondimento, nel sacrificio, nella dedizione”, ha continuato Mons. Antonio Giuseppe riportando le parole di don Valerio Oronzo, un santo sacerdote del secolo scorso dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto.

Il rito di ordinazione presbiterale

Sempre ricco di significato il rito di ordinazione, ancor più in una celebrazione preparata da un triduo, e in particolare da una catechesi sul rito dell’ordinazione presbiterale.

Il dialogo tra l’eletto e il Vescovo – impegni a libera adesione scanditi l’uno dopo l’altro dalla risposta dell’eletto “Sì, lo voglio” e, infine, “Sì, con l’aiuto di Dio, lo voglio”, che rimandano a quel dialogo tra Cristo risorto e Pietro scandito dalle domande “Mi ami tu, più di costoro?” e, in ultimo, “Mi vuoi bene?” cui segue l’affidamento a Pietro della Santa Chiesa – concluso dal gesto pregnante delle consegna delle mani di don Davide in quelle del vescovo – segno della consegna obbediente della vita di don Davide nelle mani di Mons. Caiazzo e dei suoi successori – e il suggestivo canto, con don Davide prostrato sul presbiterio, delle litanie dei santi, hanno preparato al momento vero e proprio dell’amministrazione dell’ordine: l’imposizione delle mani – da parte prima del vescovo e poi, in religioso silenzio, di tutti i presbiteri, segno di infusione dello Spirito Santo – e la preghiera di ordinazione – una bellissima invocazione ricca di rimandi alla storia della salvezza, in particolare al sacerdozio di Aronne – pronunciata dal Vescovo.

Davide è ora sacerdote per sempre! Uno scrosciante applauso rompe il silenzio che rispettoso ha accompagnato la parte centrale del rito di ordinazione. Ed esplode gioiosa e possente l’acclamazione “Sacerdote per sempre” mentre molti odono da casa il suono delle campane a festa. E di sicuro non è meno festa in cielo!

Al centro del presbiterio, affiancato dagli amici seminaristi e aiutato da don Michele, sua guida dall’età di sei anni, don Davide si veste: un segno significativo nella storia della salvezza e nella liturgia, che rimanda non solo ad Adamo ed Eva per cui Dio Padre provvide due tuniche, ma anche alla veste bianca battesimale. La stola, già indossata da diacono, viene ora sostituita con quella sacerdotale; la casula è bianca, il colore della festa. Questi sono quelli che la liturgia chiama “riti esplicativi” e nello specifico dell’ordinazione di don Davide sono stati ben accompagnati dal canto e prevedono, dopo la vestizione, l’unzione – segno di conformazione a Cristo, l’Unto – sulle palme delle mani, la consegna del pane e del vino dalle mani del vescovo – con le significative parole “Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo Signore»”. Ultimo dei riti esplicativi, l’abbraccio di pace prima con il Vescovo ordinante e poi con tutto il presbiterio.

Per la prima volta don Davide è intervenuto nella preghiera eucaristica, in attesa di celebrare oggi, 29 agosto, memoria del martirio di S. Giovanni Battista, la sua prima eucaristia.

Commosso il momento dei saluti e dei ringraziamenti pronunciato da don Davide prima della benedizione. Tutti nel suo cuore colmo di grazia: la famiglia, i sacerdoti che lo hanno accompagnato, la prof. Maria Pina, gli amici “del cuore” Domenico Pepe e Carmen Fontana.

Auguri, don Davide, sacerdote per sempre!

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Giuseppe Longo

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