
Fiorentino classe 1937, dom Michelangelo entrò giovanissimo nella Congregazione Olivetana frequentando il seminario monastico di Camogli. Conclusi gli studi teologici nella scuola abbaziale di Monte Oliveto, fu ordinato presbitero il 2 luglio 1961.
Già nel 1963 ebbe l’incarico di prefetto degli aspiranti benedettini olivetani nel monastero di Camogli.
Negli anni seguenti seguì a Roma i corsi di Liturgia dell’Ateneo di Sant’Anselmo, conseguendo la licenza. Ha rivestito importanti incarichi nella sua Congregazione, prima Vicario Generale e, poi, dal 1992 al 2010, Abate Generale.
Abate emerito per limiti età, si trasferì nel monastero di Santa Maria di Picciano come semplice monaco dedicandosi in maniera intensa alla preghiera e soprattutto intensificando il culto della Madonna con particolari iniziative. Seguiva molte persone spiritualmente e avviò numerose attività formative: corsi frequentati dagli adulti e dai giovani che numerosi salivano sulla collina per ascoltarlo, perfino pernottando nella foresteria del monastero per dare maggiore continuità a questo importante impegno.
Il priore della comunità gli conferì l’incarico di maestro della formazione dei giovani monaci che seppe assolvere con grande impegno e dedizione: due di loro – dom Ilario M. Colucci e dom Antonio M. Zizza – sono stati ordinati sacerdoti e vivono in altri monasteri della Congregazione.
Il profilo umano dell’abate, per la sua forte socievolezza permane ancora vivido in tanti che lo conobbero, ma anche in altri che avvertirono solo la sua presenza. La sua innata cordialità non passava inosservata, generando un rapporto schietto e cordiale che favoriva lo sviluppo di qualsiasi iniziativa. Proprio queste qualità umane gli procurarono, e non è poco, la cittadinanza onoraria di Siena.
Nel 2015, nonostante l’età, fu inviato a Seregno (MB) a reggere quel monastero in un momento di grande difficoltà: proprio la sua competenza ha quindi favorito un rilancio delle attività. Non cessò di manifestare quelle doti umane e spirituali già incontrate a Picciano continuando nella realizzazione di tante iniziative. La sua attività spirituale fu gratificata con la visita all’abbazia dell’allora arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola.
Ormai privo delle forze e debilitato nel fisico, rassegnò le dimissioni di superiore ma continuò a vivere nello stesso monastero quando la morte lo ha colto l’11 aprile 2025.
La sua salma sarà trasferita a Monte Oliveto Maggiore (SI), dove martedì 15 aprile ore 11 si celebreranno le esequie, cui seguirà la tumulazione nella Cappella degli Abati del cimitero monastico di Monte Oliveto Maggiore.

di Michele Pio Ruggieri – oblato benedettino in Picciano
Conobbi dom Michelangelo nel 1963, nel monastero di san Prospero, in Camogli. Lui giovane sacerdote, vi fu inviato quale prefetto degli aspiranti benedettini olivetani, di cui facevo parte. Lui, allora prefetto, aveva 26 anni circa, io 13.
Portò nel monastero di Camogli, nel probandato, una ventata di novità, grazie al suo giovanile entusiasmo e le sue doti organizzative.
Sempre infaticabile, trovava energie, dopo il silenzio della sera, per ascoltare le confidenze di noi ragazzi e rispondere ai nostri tanti perché di adolescenti.
Dopo un anno, io partii per Monte Oliveto Maggiore, e di lì tornai a casa. Non sono più diventato monaco.
Lo ritrovai a Monte Oliveto Maggiore diversi anni dopo; da allora siamo stati sempre in contatto. Durante la sua permanenza nel monastero di Picciano, si consolidò la nostra amicizia. Terminato il suo incarico di Abate Generale degli olivetani, scelse il monastero di Picciano come sua casa e lì visse qualche tempo, monaco tra i monaci, sottoposto dalla Regola e al priore, che all’epoca era il compianto dom Raimondo Maria Schiraldi.
Mi insegnò l’umiltà: mi consentiva di dargli del tu e non di rado lo vedevo svolgere compiti più umili come ripulire il piazzale dinanzi il Santuario, delle foglie secche, con tanto di scopa in mano.
Ascoltava le mie confidenze e mi affidava le sue, come quando mi mise a parte della sua tristezza nel lasciare Picciano, ove si trovava benissimo, per andare ad occupare il posto di abate in Seregno. In quel caso mi insegnò cosa vuol dire l’obbedienza benedettina.
È stato una persona da stimare e soprattutto, per quanto possibile, da imitare.
Scrivi un commento