Dalle luci alla Luce, la leggerezza della santità

Una riflessione a luci natalizie ormai spente dei presepi, delle strade, dei negozi e dei tanti luoghi che la società accende non tanto per avvicinarsi alla sacralità della nascita di Cristo ma per scopi prettamente consumistici. Riceviamo e pubblichiamo una riflessione della sig.ra Fausta Losquadro.

E’ da poco che si sono silenziati i botti pirotecnici, le nenie natalize, i canti inneggianti al Bambino Gesù e si sono spente le luci degli alberi di Natale, dei presepi, delle strade e dei balconi. Solo una luce è rimasta accesa: quella del Messia, del Redentore.

Quando nasce un bambino si suole dire: è venuto alla luce, ha visto la luce, venendo dal buio del grembo materno. Nel caso di Gesù Egli non è venuto alla luce, perché è luce Lui stesso. Egli è la luce, espande la luce, trasuda di luce, ci dona la luce. E noi dobbiamo inebriarci di questa luce, tuffarci in questa luce, perché possiamo risplendere anche noi di luce riflessa.

Nella Bibbia, in Giovanni 12, 46, si legge “Io sono venuto come luce” ed ancora in un altro passo di Giovanni così sta scritto: “Chiunque crede in me non rimarrà nelle tenebre”. La luce che proviene dalla culla di Betlemme è linfa di vita.

“Io sono la vita, la verità e la via”, è la luce di Cristo che rischiara la nostra via, che illumina i lati oscuri del nostro cuore, che ne orienta il percorso, che ne traccia il tragitto e ne guida i passi.

Ma la luce che riceviamo da Gesù non dobbiamo tenerla solo per noi, custodendola gelosamente, ma dobbiamo portarla agli altri. “Non si riceve la luce per metterla sotto il moggio” (Mt 5,14-16) ma la si espone perché possano goderne tutti ed esserne illuminati onde espanderla a loro volta.

Noi dobbiamo essere come i vetri di una finestra che, colpiti dai raggi del sole, offrono la loro luce alla stanza illuminandola e così, illuminandola, offrono a noi un servizio; ecco noi dobbiamo metterci al servizio degli altri.

La luce del messaggio natalizio deve attraversare i nostri cuori, ci deve far partorire idee di pace, di amore, di fratellanza che devono tramutarsi in stili di vita da adottare nel nostro quotidiano. E se la luce del Bambin Gesù attraverserà i nostri cuori, mente, anima e ciascuna cellula del nostro corpo, il nostro comportamento cambierà perchè improntato alla carità.

Sarà una corrente di grazia che scalderà i nostri cuori che avranno palpiti di amore per il prossimo.

Ma per non depotenziare questa corrente dobbiamo attaccare la spina alla preghiera, alla lettura costante ed approfondita delle Sacre Scritture, alla partecipazione alla Santa Messa, alla dedizione e all’ascolto dei fratelli che il Signore vorrà mettere sul nostro cammino.

Se noi vivremo sostenuti dai suddetti pilastri morali, tutto diventerà più facile, più leggero, più sopportabile tanto da poter volare su ali di aquila verso i sentieri della santità a cui noi cristiani dobbiamo tendere.

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Domenico Infante

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