Nel saluto introduttivo mons. Pino Caiazzo ha sottolineato come il cammino sinodale della Chiesa italiana sia una “opportunità grande” per riprendere quanto maturato, in modo anche faticoso e laborioso, nel nostro Sinodo diocesano.
Mettere a tema i “ministeri” nella chiesa significa non tanto preoccuparsi di affidarne di nuovi ad alcune persone quanto piuttosto maturare l’idea di essere parte integrante di un popolo nel quale il Signore ha chiamato ciascuno ad un compito, ad un servizio.
A differenza degli scorsi anni non sono stati invitati relatori esterni, Vescovi, teologi o professori con nomi altisonanti: avendo a cuore la realtà ecclesiale della Diocesi il Vescovo ha chiesto a don Antonio Di Leo, direttore dell’Ufficio Liturgico e già segretario del Congresso Eucaristico Nazionale, di svolgere la relazione centrale dell’Assemblea diocesana.
Una scelta motivata dal fatto che conoscere meglio la realtà ed il cammino che stiamo facendo aiuta ad entrare nelle problematiche e nelle criticità da affrontare.
Nel suo intervento don Antonio è partito dall’osservazione che il ministero dell’accolitato è di carattere laicale ma trae la sua origine dal Battesimo per cui possono riceverlo, oltre che laici adeguatamente formati, sia uomini che donne, anche coloro che diventeranno sacerdoti e diaconi permanenti.
Considerato prima del Concilio tra gli “ordini minori”, quasi una tappa verso il traguardo del presbiterato, assunse con Paolo VI , con la Ministeria Quedam del 1973, il volto di una “istituzione”, di un ministero che può essere affidato ai fedeli laici.
All’accolito, chiamato dal Vescovo a svolgere tale servizio, si richiedono due sole qualità: l’amore appassionato all’Eucarestia e al corpo mistico di Cristo che è la comunità cristiana.
Nel 2021 il motu proprio “Spiritus Domini” di Papa Francesco rimuove i vincoli che riservavano il ministero del lettorato e dell’accolitato ai soli uomini: cambia così il diritto canonico e la CEI, nella “Nota ad experimentum” del luglio 2022, rimarca con forza il fondamento battesimale di questi ministeri.
Ecco come questo documento riassume i compiti dell’accolito: Compito dell’Accolito è servire all’altare, segno della presenza viva di Cristo in mezzo all’assemblea, là dove il pane e il vino diventano i doni eucaristici per la potenza dello Spirito Santo e dove i fedeli nutrendosi dell’unico pane e bevendo all’unico calice, diventano in Cristo un solo Corpo. A lui/lei è affidato anche il compito di coordinare il servizio della distribuzione della Comunione nella e fuori della celebrazione dell’Eucaristia, di animare l’adorazione e le diverse forme del culto eucaristico, che irradiano nel tempo il ringraziamento della Chiesa per il dono che Gesù ha fatto del suo corpo dato e del suo sangue versato.
A questo si aggiunge il compito più ampio di coordinare il servizio di portare la comunione eucaristica a ogni persona che sia impedita a partecipare fisicamente alla celebrazione per l’età, per la malattia o per circostanze singolari della vita che ne limitano i liberi movimenti. In questo senso, l’Accolito è ministro straordinario della Comunione e a servizio della comunione che fa da ponte tra l’unico altare e le tante case.
Dopo la relazione centrale della serata, Don Filippo Lombardi, già segretario del Sinodo diocesano, ha tracciato le linee generali che guideranno il cammino pastorale dell’intera comunità diocesana.
Osservando che “nelle nostre comunità non mancano persone dedite alla liturgia, non mancano ministranti, ministri straordinari, gruppi liturgici ” ha sottolineato come “si tratta ora di dare maggiore consapevolezza non di un ruolo da svolgere ma di un senso di una missione che è propria di tutta la comunità ” per far sì che la liturgia e in modo particolare l’Eucaristia diventino “sorgente di vita e di carità per tutti, anche per i lontani e per i cercatori di Dio una Chiesa che non è estranea alle vicende degli uomini e delle donne di questo tempo“.
Tra gli interventi che hanno arricchito l’assemblea diocesana sono da segnalare quello di Giampiero Meligeni, padre di due ragazze “speciali” che ha rivolto l’invito a tutta la comunità diocesana di sostenere un campo estivo per ragazzi disabili, quello di Assunta Gallotta che ha richiamato la necessità di riscoprire il compito dei laici nella Chiesa alla luce della Christifideles laici di Giovanni Paolo II, quello di don Pasquale Giordano che ha rimarcato l’importanza della fase profetica del cammino sinodale e della necessità che la formazione sia vissuta dentro una autentica esperienza di vita e comunione ecclesiale.
Le conclusioni dell’Assemblea diocesana sono state affidate a don Angelo Gioia, Vicario generale della Diocesi di Matera-Irsina, che ha sottolineato come la “comunione si costruisce a partire dall’unica Eucarestia che riceviamo tutti, perché è l’unico Cristo“. Ha poi fatto notare come le parole più significative abbiano un prefisso in comune: confessione, consiglio, comunione, collaborazione. Cum,cum, cum.
Si rende quindi necessario un discernimento comunitario che può essere sostenuto dal metodo della conversazione spirituale, che non è il fervorino spirituale, non è la meditazione su un testo ma è una cosa che sarà veramente bella da scoprire e da vivere insieme, con l’orecchio attento ai suggerimenti dello Spirito.
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