“Da noi il mondo è lontano”, la voce di Mario Trufelli

Nella ricorrenza dei sessant'anni dell'Ordine dei Giornalisti, l'esperienza di un giornalista che con la sua professione ha percorso per intero questo lungo arco di tempo.

Sessant’anni fa, Mario Trufelli veniva iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Era il 1° aprile del ’63 e la legge che istituiva l’Ordine – legge 69/63 – era entrata in vigore appena un mese prima. Si potrebbe dire, ma non soltanto per una ragione anagrafica, che la storia del giornalismo in Basilicata può benissimo essere sovrapposta alla figura di Trufelli. Sebbene egli sia stato in qualche maniera un giornalista atipico.

Scrivendo di lui, Franco Vitelli ha scritto che esprime, nella sua scrittura, “una condizione di felicità mentale”. Per Trufelli, il giornalismo è essenzialmente un atto di amore per la sua terra, ma un amore nel quale egli evidentemente ha trovato pace, ha trovato appunto la felicità.

«Da noi la malvarosa è un fiore» recita una sua famosa poesia, «che trema col basilico / in un vaso di terracotta». L’immagine della tremula malvarosa esprime bene le vibrazioni del cuore umano che va incontro alla realtà e che abbraccia teneramente la vita. Anche quando la vita è umiliata, sacrificata, sfigurata, come sovente si può purtroppo vedere in questa dolente terra lucana.

Il 23 novembre 1980, Mario Pastore riprese inaspettatamente la linea dagli studi del telegiornale serale del Tg2 che era terminato da appena due minuti, per dire: «C’è il collega Mario Trufelli da Potenza che ci deve dare una terribile notizia». Del violento terremoto che scosse l’Irpinia e il potentino ancora il mondo ignorava, tanto lontana è questa terra dal mondo.

«C’è stata una fortissima scossa di terremoto» – la voce del giornalista riportava quegli eventi catastrofici quasi in diretta. «Mi dicono ora che è crollata la chiesa madre di Balvano, ci sono molti morti». In quei concitati momenti Trufelli riuscì a collegarsi telefonicamente col parroco di Balvano che tra i singhiozzi ripeteva «i bambini, i bambini, sono morti tutti».

Il giornalista, a una bambina che occupava la fila dei banchi dei bambini e che era rimasta sotto le rovine della chiesa, dedicherà poi la poesia “Lamento per Rosetta”. Perché il vero giornalista non è uno spettatore distaccato, è un inviato che pianta il suo cuore sui luoghi dove viene chiamato ad andare. E che sa di dovere sempre fare memoria, soprattutto quando si rimane senza parole.

“Da noi la malvarosa è un fiore. […] Da noi il mondo è lontano”. Ma per quanto lontano il mondo sia non c’è cosa che è distante dal cuore umano che invece tutto lega a sé. E che diventa amico anche all’uomo lontano. Come per esempio fu per Trufelli il rapporto con l’archeologo rumeno Dinu Adamesteanu, giunto clandestinamente in Italia nel 1939 perché attratto dalla ricchezza del patrimonio archeologico della Magna Grecia. Tra tante difficoltà, l’archeologo portava avanti le sue ricerche di nascosto e braccato dalla polizia, grazie alla protezione di alcuni amici. Soltanto quindici anni dopo otterrà la cittadinanza italiana e potrà vivere liberamente, dedicandosi a studi che rivoluzionarono anche la metodologia di ricerca archeologica. Uno dei suoi amici fu Mario Trufelli.

Chissà cosa avrà ispirato al giornalista la virtù di questa protettiva amicizia. Forse la natura stessa della sua terra. Forse il segreto della falena Bramea di cui i monti del Vulture ne hanno preservato la vita, appreso tra luoghi altrettanto segreti dove si poteva cogliere il significato del suo sfarfallio notturno. «La bramea è una creatura affascinante» gli rivelò Harting, l’entomologo che l’aveva scoperta, «appartiene a una famiglia di farfalle conosciute soltanto nell’estrema Asia Orientale. Proviene dal miocene e quindi avrebbe qualcosa come ottocento milioni di anni!». 

In una lunga carriera giornalistica, Trufelli è stato soprattutto responsabile della redazione giornalistica della Rai di Basilicata e impegnato nel programma Check-up, ideato da Biagio Agnes. A questo, unirà un’attività di scrittore e poeta e poi un importante impegno di promozione territoriale.

Ma bisogna ricordare indubbiamente i suoi inizi. Quando, poveri di mezzi, lui e suo fratello facevano un giornale murale che esponevano in paese. E soprattutto i primi passi nell’ufficio stampa della sede nazionale della Democrazia cristiana a piazza del Gesù a Roma, ai tempi in cui segretario era il povero Aldo Moro e al quale Trufelli sottoponeva i suoi comunicati prima di inviarli ai giornali. Testi che Moro gli restituiva con ciò che Trufelli chiama “note di saggezza”, suggerimenti che hanno dato forma al suo modo di fare giornalismo.

Il valore di un giornalista si può cogliere dagli incontri che lo segnano. E tanti nomi legati a questi incontri si potrebbero riportare, a cominciare da Rocco Scotellaro, poeta contadino e sindaco del paese natale di Trufelli. Ma anche Sinisgalli, Carlo Levi, Albino Pierro e tanti altri. Numerosi sono i riconoscimenti che questo giornalista ha ottenuto: il Premio Saint-Vincent, il Premio Flaiano, il Premio Nazionale Rhegium Juli, il Premio Guido Dorso”, il Premio Letterario Carlo Levi.

Sorprende l’attualità del giornalismo di Mario Trufelli. Tanti anni prima di internet, ha colto la particolarità di ciò che oggi chiamiamo fake news, affrontandole a modo suo. Come quando andò a Lagonegro per l’improbabile scoperta delle tracce del passaggio di Monna Lisa, la modella di Leonardo, o in una memorabile intervista ad Adriano Celentano. Come inviato di Check-up, Trufelli era andato a verificare le condizioni di salute del Molleggiato; o meglio, quella circostanza nella quale ciò che non doveva essere più grave di un po’ di stress o di un leggero raffreddore, aveva generato la falsa notizia che egli fosse in pericolo di vita, se non addirittura morto. Trufelli affronta queste situazioni, come si è detto, a modo suo. Cioè con il sorriso e l’ironia; o con quel sentimento di felicità di cui scriveva Vitelli.


“Lucania” di Mario Trufelli

Mario Trufelli e Leonardo Sinisgalli. Foto dall'archivio della Fondazione Sinisgalli
https://www.fondazionesinisgalli.eu/index.php?option=com_gzgallery&view=gallery&Itemid=61

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Paolo Tritto

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