Nel complesso panorama culturale di oggi si avverte un diffuso bisogno di pensosità che, pur restando spesso inespresso, definisce un diritto a filosofare avvertito come bisogno primario dell’esistenza (al di là delle formalizzazioni disciplinari) e che si presta ad essere scandito nei percorsi dialogici della relazione cooperativa. Un diritto a pensare che, lungi dall’intrappolarsi nelle pastoie dell’autoreferenzialità, si realizza compiutamente nella maieutica reciproca, in quella docta ignorantia di chi sa intessere occasioni di dialogo vissuto tra momenti di ascolto e riflessioni sulle domande radicali dell’esistenza. Si tratta di una pratica dialogica che può e deve essere insegnata precocemente: soltanto così il diritto alla filosofia si fa progetto etico-pedagogico, investendo anche la stessa didattica della disciplina attraverso il ricorso all’approccio laboratoriale.
Nel loro radicale interrogarsi, i filosofi sono tutti contemporanei, di una contemporaneità che non nega il tempo ma lo pluralizza. Similmente, i bambini possiedono la freschezza del domandare originario, radicale, culture free. Essi sono capaci di pensare ciò che è possibile ed anche impossibile, aderendo con assoluta spontaneità ad una ricerca aperta, che persegue problemi più che riposte definitive. Questo non significa che i contenuti di un curricolo di filosofia dialogica siano indifferenti; anzi, l’attenzione al processo non comporta la neutralità dei contenuti, che vanno selezionati con il criterio della rilevanza filosofica e dell’aderenza al mondo emotivo-cognitivo dei giovani destinatari.
L’approccio odierno alla riflessione filosofica va riscoprendo le istanze originarie del dialogo ateniese – pratico, paritario, pubblico, democratico – troppo a lungo tralasciate nella scuola italiana a favore di un percorso storicistico, retaggio dell’idealismo gentiliano che ispirò nel lontano 1923 la Riforma dell’istruzione superiore. Per contro, la visione tematica e problematica che si va sempre più affermando in Europa conduce a porre l’enfasi sulla filosofia come collante transdisciplinare e modalità personale di pensiero strategicamente pervasivo, fruibile in tutti gli ambiti del sapere. In questo senso, il filosofare diviene ‘generativo’, perché in grado di produrre ulteriore pensiero, presentandosi come una meta-riflessione che rende ogni disciplina funzionale alle sue potenzialità.
Nel metodo laboratoriale di filosofia dialogica ’Creature variopinte©’ che ho ideato nel 2004 (e brevettato nel 2016 presso il Ministero dello Sviluppo economico) la riflessione filosofica affronta tre ambiti di ricerca: l’emozione della meraviglia come sorgente di conoscenza; l’esperienza del rapporto dialettico identità/alterità e la promozione dell’amicizia. Questo triplice approccio riguarda i molteplici rapporti e soluzioni che l’uomo costruisce nel tentativo di dare significato alla propria quotidianità, con particolare riguardo alle esperienze di felicità, successo, fiducia, amicizia, amore, ma anche alla solitudine e all’infelicità, dove il senso spesso si nasconde o appare infranto, o quanto meno discontinuo. L’apertura all’alterità prodotta dal dialogo e mediata dall’empatia va intesa come una dimensione costitutiva del processo di crescita (in tedesco Bildung) della persona, che – al di fuori della reciprocità del rapporto intersoggettivo – non potrebbe neppure costituirsi come tale.
In questa ottica, il dialogo filosofico con i bambini si traduce nell’imprevisto e nell’inatteso, derivanti dall’incontro e dall’ascolto dell’altro, sempre portatore di novità. Allora si verifica lo straordinario passaggio o, meglio, l’inattesa traduzione dalla parola dell’Io in quella dell’altro: la stessa eppure diversa, in un’interdipendenza che invera entrambe. Si tratta di un’esperienza immediatamente veicolata dai testi narrativi, ed in particolare dal mito greco, dal midrash ebraico e dalla fiaba di magia, la cui lettura cooperativa immette i giovanissimi lettori in universi di senso che richiedono la loro partecipazione come protagonisti ed interpreti, facendoli rivivere e recitare sceneggiature scritte in epoche lontanissime, sedimentate nella secolare saggezza dei popoli.
I bambini hanno delle certezze pratiche, immediate, aderenti alla loro esperienza, ma sono anche capaci di comprendere con incredibile leggerezza le realtà intangibili senza dimostrare disagio né sconcerto. Fare filosofia con i bambini implica perciò la necessità di porre l’enfasi sul pensiero concreto e contestualizzato, evitando di incappare nelle derive avulse (ed incomprensibili per l’età) di premature teorizzazioni e costruzioni astratte. In tal modo, le acquisizioni concettuali e le abilità strategiche utilizzate diventano altrettanti strumenti per costruire una personale visione della vita, che presto si traduce nel riconoscere, progettare e potenziare tempestivamente aspirazioni e inclinazioni identitarie. Ed inoltre il pensiero infantile, notoriamente capace di appropriarsi della profondità del messaggio filosofico, è lì a testimoniare che ogni tipo di apprendimento può essere ancorato solo alla nascita dello stupore, alla freschezza germinale di uno sguardo che interroga con aspettative radicali.
Il curricolo Creature variopinte (l’espressione è mutuata dalla Repubblica di Platone) è destinato agli alunni delle scuole di ogni ordine e grado, ma si presta anche all’uso tra persone adulte, ad esempio nei Café Philo. Esso è caratterizzato dalla promozione di un pensiero complesso, multi-logico e multi-prospettico, proponendo la riflessione filosofica, oltre che su percorsi di logica, anche e soprattutto su temi teoretici ed etici, estetici, ermeneutici. L’utilizzo di brani della produzione letteraria di ambito italiano ed europeo per provocare la discussione è dettato dall’intento di stimolare il pensiero narrativo, la riflessione metacognitiva, l’esperienza biografica e autobiografica. Il dialogo non è influenzato da piani di discussione prestabiliti né da una maieutica pilotata, piuttosto si ispira al midrash ebraico, per i caratteri di libertà, democrazia e simmetrica parità tra i dialoganti.
È interessante sottolineare che il percorso di filosofia dialogica Creature variopinte è stato sperimentato con successo ad Avellino nel biennio 2001-2003 presso la Scuola primaria paritaria S. Chiara d’Assisi e validato nei risultati dalla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Salerno prima di essere pubblicato e diffuso in Italia col testo Creature variopinte – Itinerari metacognitivi per una didattica del pensiero complesso nella scuola elementare (Anicia, Roma, 2004). Di questo testo esiste sul web anche una versione digitale tradotta in inglese da Maria Elena Napodano col titolo Gaily-coloured creatures. Una successiva edizione del testo – interamente riveduta ed arricchita – è stata pubblicata nel 2016 a Bologna (ed. Diogene Multimedia) col titolo Un mondo di creature variopinte.
Per gentile concessione di Franco Genzale, dall’omonimo sito web.
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