Se guardiamo i presepi allestiti nelle chiese o nelle nostre case (per chi ancora è osservante di questa bella tradizione), appare ai nostri occhi una scena dove tutto è pace: il piccolo Gesù tra Maria e Giuseppe, il bue e l’asinello, i pastori davanti alla capanna, i Re Magi che portano i loro doni al Bambino appena nato, la stella cometa. Una pace profonda, una rappresentazione che emoziona. Purtroppo, questa pace non esiste tra gli uomini.
Nonostante siano passati venti secoli da quando Cristo è venuto sulla terra, con tutti i significati che questo evento straordinario racchiude, gli uomini combattono ancora l’uno contro l’altro e contro la nostra casa comune; ci sono guerre in ogni angolo del mondo, non meno gravi di quella che da molti mesi si combatte ai confini dell’Europa in Ucraina, la pandemia è sempre presente e minacciosa, i giovani non trovano lavoro per poter realizzare un progetto di vita e la povertà e le diseguaglianze aumentano, come risulta dal rapporto Caritas “L’Anello debole. Rapporto 2022 su povertà ed esclusione sociale in Italia” da cui emerge, tra l’altro, che ben 1 milione e 400.000 minori vivono in povertà.
Un dato, preoccupante e triste su cui riflettere, in un Paese che fa parte del G7 che riunisce i Capi di Stato e di Governo delle 7 nazioni più industrializzate del mondo.
Tutto ciò che abbiamo vissuto negli ultimi anni e ciò che stiamo vivendo ancora oggi avrebbe dovuto condurci ad un cambiamento nel nostro modo di pensare, di vivere il rapporto con gli altri e con l’ambiente, ma di esso si scorge ben poco.
Eppure, se crediamo nel significato del Natale, non dobbiamo mai smettere di sperare e di batterci per cambiare i rapporti tra di noi e con il mondo.
Per sostenere questa speranza, speranza che si traduca in azione, forse sarebbe utile che almeno i credenti, magari nelle loro comunità parrocchiali, leggessero e commentassero approfonditamente le encicliche di Papa Francesco “Laudato si’” e “Fratelli tutti”, per essere aiutati a comprendere i tempi che viviamo e le azioni in cui dobbiamo impegnarci.
Sarebbero utili anche pubbliche iniziative per confrontarsi e dialogare con tutti, perché ciò che viviamo non interessa solo noi cattolici: dovremmo tutti interrogarci sul momento difficile che l’umanità sta vivendo.
Mi viene in mente una poesia di Salvatore Quasimodo, dal titolo “Natale”:
Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l’asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?
Questa conclusione pone a tutti noi una drammatica domanda: forse celebriamo il Natale in maniera troppo superficiale, ci esaltiamo per le luci, per i regali, ma chi raccoglie veramente l’esortazione ad essere migliori, a cambiare comportamento nei confronti del prossimo e del pianeta?
E’ vero che non è facile per tanti spiegare quale sia il significato del Natale e il senso di ciò che si vive; siamo troppo presi dall’immediato, dalla fretta, da tanti messaggi in cui non riusciamo a distinguere il vero dal falso e spesso non troviamo il tempo per riflettere e per pensare.
Forse ci illudiamo che le risposte sul senso più profondo delle cose potranno arrivare solo quando ciò che viviamo sarà diventato passato; ma abbiamo bisogno di risposte qui e ora. Chi deve darci queste risposte? Noi con i nostri comportamenti e la nostra azione possiamo fare tanto, ma abbiamo bisogno soprattutto del sostegno della politica, una Politica con la “p” maiuscola. Ancora una volta è illuminante quanto scrive Papa Francesco nell’enciclica “Fratelli tutti” al n.178: “Davanti a tante forme di politica meschine e tese all’interesse immediato, ricordo che la grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine. Il potere politico fa molta fatica ad accogliere questo dovere in un progetto di Nazione e ancora di più in un progetto comune per l’umanità presente e futura. Pensare a quelli che verranno non serve ai fini elettorali, ma è ciò che esige una giustizia autentica, perché, come hanno insegnato i Vescovi del Portogallo, la terra è un prestito che ogni generazione riceve e deve trasmettere alla generazione successiva”.
Dobbiamo sperare che questo Natale non sia passato invano.
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