Un via vai interminabile per i nostri campi santi già da qualche giorno. Imperitura la tradizione di far visita ai nostri cari defunti, in tutto il mese di novembre, ma in particolar modo i giorni iniziali del mese, in special modo il giorno 2 novembre, la Chiesa lo dedica al ricordo dei nostri fratelli defunti.
Cosa significa ricordare i nostri fedeli defunti? Ricordarli e basta serve a poco, forse a nulla. Visitarli può essere un gesto di umano rispetto per il loro corpo, seppur senza vita, e la loro persona.
Ma noi cristiani possiamo far ben di più: essere per loro canali della misericordia di Dio.
Un’opera di doppia misericordia
Seppellire i defunti e pregare per loro. Due azioni che la trazione cristiana annovera tra le opere “di misericordia”. Ma quale il loro senso oggi?
Se un tempo non era scontato offrire sepoltura ai defunti, certamente quest’opera non è da interpretare oggi alla lettera, ma può piuttosto dirci l’impegno di dover assicurare a ogni defunto un luogo di sepoltura dignitoso. Un’attenzione concreta che non ci viene chiesta solo per queste giornate dell’anno e, giustamente, molti la praticano tutto l’anno. E quest’opera, diversamente che giovare al destinatario, in quanto opera di misericordia, qualifica come misericordioso chi la compie. Giova quindi in primis a lui.
Cosa dire invece dell’altra opera di misericordia, cosiddetta, “spirituale”?
Una lacrima per i defunti evapora,
un fiore sulla loro tomba appassisce,
una preghiera arriva sino al cuore di Dio.S. Agostino
Ben più della preghiera, opera che già qualifica come misericordiosi che la pratica, a distanza di diversi secoli la Chiesa ci offre molto di più da quanto conosceva S. Agostino: l’indulgenza plenaria.
L’indulgenza plenaria
L’indulgenza è lo sconto delle pene (come “debiti” spirituali) create dai peccati che i nostri fratelli defunti non hanno “azzerato” in vita, seppur accostandosi ai sacramenti e compiendo atti di mortificazione e opere di carità. Sì, perché ogni peccato, anche dopo il perdono (cioè dopo l’assoluzione ottenuta nella confessione), lascia come un debito da riparare per il male commesso e le opere di misericordia e la vita di fede veramente vissuta aiutano ad “estinguere” quel debito.
Ordinariamente, le anime dei defunti saldano i loro debiti nel Purgatorio. Ma anche noi possiamo “lucrare” per loro l’indulgenza.
In particolare, in questi giorni (1-8 novembre) la Chiesa ci offre la possibilità dell’indulgenza plenaria, ovvero dello sconto totale delle pene per le anime purganti. Una pratica forse ultimamente un po’ trascurata, per cui la Chiesa ci ricorda ogni anno le condizioni necessarie per compierla correttamente:
- la visita ad una Chiesa parrocchiale, recitando Il Padre Nostro e il Credo;
- la confessione sacramentale;
- l’accostarsi alla Santa Comunione;
- la preghiera secondo le intenzioni del Papa.
E se il defunto per cui abbiamo pensato di lucrare l’indulgenza ha già scontato tutta la sua pena? La nostra azione misericordiosa non va perduta, va a formare quel “tesoro” di grazia a cui attinge la Chiesa e viene certamente “smistata” a beneficio delle anime più abbandonate.
Certamente la “pratica”, che per chiarezza abbiamo descritto forse con termini piuttosto freddi e burocratici, non è un’operazione di condono fiscale ma richiede in primis il distacco da qualunque affezione di peccato da parte di chi lo compie e il desiderio di portare una nuova anima a Dio. Questa potremmo dire essere la condizione “zero” che precede le altre quattro indicate.
Allora buona “pratica” dell’indulgenza plenaria: se ognuno di noi liberasse un’anima dalle pene del purgatorio in questo periodo quanta festa in cielo e quanti santi in più pronti ad intercedere per noi!
Come leggete dalla locandina allegata non vi sono solo le celebrazioni dell’arcivescovo nei campi santi della città di Matera in questi giorni, ma c’è anche don Biagio Plasmati, cappellano dei due cimiteri, che assicura un ricco servizio spirituale (celebrazioni eucaristiche e disponibilità per le confessioni) per tutto il mese.
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