Clero e abusi sessuali: presentazione del libro di don Ennio Tardioli

La presentazione del libro "Clero e Abusi Sessuali: fra diritto canonico e diritto secolare" di don Ennio Tardioli è stata un'occasione preziosa di riflessione su un tema tanto doloroso quanto attuale.

Un tema cosi caro a Papa Francesco che, dal Gemelli dov’era ancora ricoverato, ha scritto alla Pontificia Commissione per la tutela dei minori riunita in Assemblea plenaria: “La prevenzione degli abusi non è una coperta da stendere sulle emergenze, ma una delle fondamenta su cui edificare comunità fedeli al Vangelo“.

La presentazione del libro si è tenuta il 17 marzo 2025 nel Salone “Don Franco Taccardi” della Parrocchia San Giacomo di Matera, con il patrocinio dell’Arcidiocesi di Matera-Irsina, dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme – Sezione BasilicataDelegazione di Matera e del Serra Club – Distretto 73 Puglia e Basilicata.

La giornalista Antonella Ciervo ha fatto da moderatrice, introducendo ciascuno dei relatori e sottolineando l’importanza del saggio di don Ennio: “la chiave di lettura contenuta in questo testo è molto interessante, passa attraverso il diritto, passa attraverso le valutazioni e le analisi, senza dimenticare l’attualità”.

Mons. Sirufo: “Maxima debetur puero reverentia”

Il primo contributo è venuto da Monsignor Francesco Sirufo, Arcivescovo di Acerenza e Delegato per la Tutela dei Minori, che ha citato la massima del poeta latino Giovenale “Maxima debetur puero reverentia” (Al fanciullo si deve il massimo rispetto) per richiamare la necessità non solo di proteggere ma anche di servire i più piccoli, i più deboli, i più vulnerabili, in ogni ambito della vita ecclesiale e sociale.

La forza del contesto culturale e la decadenza morale

Il fenomeno degli abusi sessuali va letto alla luce del contesto storico-culturale e di quella crisi morale che negli ultimi decenni ha influito profondamente anche sulla vita ecclesiale.

Condividendo le analisi di Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, l’arcivescovo ha evidenziato due chiavi di lettura: da un lato, il relativismo morale che ha portato a una visione della sessualità sganciata da ogni dimensione affettiva, familiare e generativa; dall’altro, l’abuso di potere che si manifesta in contesti di autorità, dove chi dovrebbe proteggere finisce per sfruttare la propria posizione a danno dei più deboli.

Dal peccato al crimine: il cambio di paradigma

Uno dei passaggi più significativi del suo intervento è stato il riferimento alla trasformazione nella consapevolezza ecclesiale. Se in passato l’abuso veniva trattato esclusivamente come un grave peccato personale, oggi è chiaro che si tratta di un crimine che devasta le vittime e la comunità e che va affrontato con misure concrete, giustizia e rigore.

Abusando del corpo si distrugge l’anima, tutta la persona … E’ difficilissimo risalire dall’abisso dove il minore è stato sprofondato. Si può riuscire in parte a risalire con l’aiuto di Dio e della conoscenza psico-scientifica e della vicinanza umana, ma non si può risalire del tutto, mai del tutto.”

Mons. Sirufo ha concluso con un invito: “Tutti dobbiamo interrogarci. Tutti dobbiamo vigilare. Tutti dobbiamo pentirci … anche solo per una complicità di silenzio o di indifferenza“.

L’intervento della Prof.ssa Chiara Griffini: proteggere i minori, un dovere di tutti

La Dott.ssa Chiara Griffini, Presidente del Servizio Nazionale per la Tutela dei Minori della CEI, ha sottolineato come il diritto canonico e quello secolare abbiano come obiettivo comune la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili.

Nel suo intervento ha spiegato che il bene tutelato nell’ordinamento penale italiano è la “libertà sessuale”, intesa come diritto di ogni individuo a gestire liberamente la propria sessualità e ad essere preservato da atti non voluti.

Nel diritto canonico il bene protetto si è evoluto: non è più focalizzato sulla morale individuale del chierico, ma sulla “tutela della vittima”.

Questo si evince anche dallo spostamento dei delitti di abuso dal capitolo sui “delitti contro obblighi speciali” a quello dei “delitti contro la vita, la dignità e la libertà della persona“. Questa modifica dimostra la volontà della Chiesa di considerare l’abuso sessuale non solo come un peccato, ma anche come un crimine che lede profondamente la dignità umana.

La responsabilità della comunità

La relatrice ha poi evidenziato il principio di responsabilizzazione comunitaria, presente nelle Linee Guida della CEI per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili (2019), che afferma: “Tutta la comunità è coinvolta nella lotta contro gli abusi, non perché sia colpevole, ma perché ha la responsabilità di prendersi cura dei più piccoli. Ogni qualvolta uno di loro viene ferito, l’intera comunità ne soffre”.

La responsabilizzazione coinvolge quindi tutti coloro che hanno contatto con i minori, compresi i laici impegnati nei vari ministeri, considerando che l’abuso può essere favorito dall’omessa adozione di misure di protezione e dalla mancata percezione dei segnali di rischio.

Un altro tema trattato è stato quello della formazione: la Chiesa ha istituito in tutte le diocesi italiane centri di ascolto e servizi di tutela, luoghi in cui segnalare abusi e dove le vittime possono trovare ascolto ed essere informate sui loro diritti.

La Dott.ssa Griffini ha fatto presente la necessità di usare correttamente la terminologia per saper riconoscere e contrastare situazioni diverse: pedofilia, efebofilia, abuso sessuale. A riguardo ha segnalato come la maggioranza degli abusi nella Chiesa non riguardi la pedofilia in senso stretto.

Merita sempre più attenzione il fenomeno degli abusi online, in forte crescita, e la necessità di farsi carico dei minori autori di reati a sfondo sessuale.

La Dott.ssa Griffini ha poi annunciato l’avvio di uno studio pilota condotto dalla Chiesa italiana in collaborazione con due enti terzi e indipendenti (il Centro per la Vittimologia e la Sicurezza dell’Università di Bologna e l’Istituto degli Innocenti di Firenze) per analizzare i casi di abuso sessuale commessi da chierici su minori tra il 2001 e il 2021 con lo scopo di individuare strategie di prevenzione sempre più efficaci.

L’intervento del Prof. Luigi Sabbarese: il diritto canonico tra condanna e prevenzione

ll professor Luigi Sabbarese , Vicario Giudiziale del Tribunale Ecclesiastico Vaticano, è partito dalla considerazione: “Le prime linee guida della CEI, nel 2014, sono state una risposta reattiva al fenomeno degli abusi”. La Chiesa ha inizialmente cercato di reagire ai casi che emergevano pubblicamente offrendo strumenti giuridici per gestirli.

Ma questa strategia si è rivelata insufficiente. Il passo successivo è stato quello della prevenzione: una risposta proattiva, fondata non solo sulla sanzione, ma anche sulla formazione, sulla cultura della tutela e della costruzione di ambienti sicuri.

Di fondamentale importanza è stato il Motu proprio del “Sacramentorum Sanctitatis Tutela” (La tutela della santità dei Sacramenti) del 2001 che ha portato ad una affinamento delle procedure canoniche fino alla riforma del Libro VI del Codice di Diritto Canonico (sulle sanzioni penali nella Chiesa) che ha recepito nuove fattispecie di reato.

Significativa a riguardo è stata l’introduzione del reato di pedopornografia e l’estensione della responsabilità anche ai religiosi e ai laici che, a vario titolo, operano con minori.

Il prof. Sabbarese ha sottolineato la necessità di riconoscere e perseguire giuridicamente anche altre forme di abuso, come l’abuso di potere e di coscienza, spirituale e di autorità, che non sono meno gravi degli abusi sessuali, potendo anche favorirli, e che minano alla radice la libertà della persona.

La questione degli abusi non è solo una questione morale, non è questione che riguarda solo gli abusatori e le vittime: riguarda la comunità, riguarda la Chiesa che è un bene prezioso da custodire” e pone una questione teologica: mi interroga su chi sono io nella Chiesa, che cosa sono chiamato ad essere.

Due ordinamenti, una sfida condivisa

Nel delineare il rapporto tra diritto canonico e diritto civile, il professore ha riconosciuto che la Chiesa, in alcune situazioni, deve cedere il passo allo Stato. Ad esempio, nelle indagini sulla pedopornografia online, l’ordinamento ecclesiastico non ha i mezzi tecnici e investigativi necessari: “Dobbiamo necessariamente rimetterci a chi sa meglio di noi e più di noi come agire.”

Ha anche ricordato che, sebbene i due ordinamenti siano autonomi, devono dialogare. Il diritto canonico si è dimostrato capace di “mutuare” concetti giuridici dal diritto civile, adattandoli al proprio sistema, con l’obiettivo di rafforzare la tutela delle vittime e la credibilità dell’istituzione.

L’intervento di don Ennio: perché questo libro

Don Ennio Tardioli, autore del libro, ha concluso l’incontro raccontando la genesi della sua opera Clero e abusi sessuali. Fra diritto canonico e diritto secolare: tutto è nato nel 2015 dopo aver visto il film Il caso Spotlight che racconta dell’inchiesta giornalistica sugli abusi nella diocesi di Boston con la Chiesa americana che, stante la legislazione vigente, affrontò pesanti conseguenze, anche economiche, per risarcire le vittime. Per la giustizia italiana, invece, a rispondere sarebbe solo il colpevole di abuso.

Fu quella storia a far nascere il desiderio di approfondire il tema degli abusi da un punto di vista giuridico, umano e spirituale così da farne oggetto, prima di una tesi di laurea in giurisprudenza, e poi della scrittura di questo libro.

Don Ennio ha anche raccontato quanto sia stato colpito nel leggere e ascoltare testimonianze di vittime di abusi, spesso incapaci di parlarne anche a distanza di anni, perché ancora profondamente segnate.

Di qui è nata in lui l’esigenza di scrivere un’opera che unisse all’analisi giuridica la preoccupazione pastorale.

Per questa ragione il libro si propone non solo ai canonisti o agli esperti di diritto ma vuole essere uno strumento utile e accessibile per tutti, per promuovere una cultura della prevenzione, della vigilanza e della responsabilità. Un’opera “di servizio”, come l’hanno definita anche gli altri relatori.

E’ lo stesso lavoro cui ci invita Papa Francesco nel già citato Messaggio alla Pontificia Commissione per la Tutela dei minori del 20 marzo 2025: “Il vostro lavoro non si riduce a protocolli da applicare, ma promuove presidi di protezione: una formazione che educa, dei controlli che prevengono, un ascolto che restituisce dignità. Quando impiantate pratiche di prevenzione, persino nelle comunità più remote, state scrivendo una promessa: che ogni bambino, ogni persona vulnerabile, troverà nella comunità ecclesiale un ambiente sicuro. Questo è il motore di quella che dovrebbe essere per noi una conversione integrale“.

Il video della presentazione del libro “Clero e Abusi Sessuali: fra diritto canonico e diritto secolare”

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Erasmo Bitetti

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