
e Michele R. Quarato, istituito lettore.
Una data significativa, voluta dal nostro arcivescovo, il 12 febbraio per il conferimento degli ultimi ministeri in Diocesi. È la stessa data in cui lui veniva nominato vescovo di Matera-Irsina nove anni fa, la stessa data in cui prendeva possesso come amministratore apostolico della diocesi di Tricarico due anni fa, la data in cui – evento che più volte mons. Caiazzo ha tenuto a richiamare in questi ultimi due anni – lo lasciava sua mamma 33 anni fa.
Sono: Michele Viggiani, 65 anni, termotecnico in pensione, della Parrocchia “S. Gerardo Maiella” in Marconia, Paolo Chieco, 67 anni, ginecologo in pensione, della Parrocchia “S. Antonio di Padova” in Matera, entrambi aspiranti al diaconato permanente, e Carlo Casalaspro, 44 anni, dopo 15 anni in Polizia ora al sesto anno di Seminario a Potenza i nuovi accoliti della nostra Diocesi. I primi due sono in cammino verso il diaconato permanente, Carlo Casalaspro verso l’ordine presbiterale.
Inoltre, c’è Michele Rosario Quarato, 65 anni, ferroviere in pensione, della Parrocchia “S. Leone Magno” in Metaponto, anche lui in cammino verso il diaconato permanente, che è stato istituito lettore.
Una liturgia efficace

Un folto numero di presbiteri provenienti da tutta la Diocesi – il Vicario Generale don Angelo Gioia, il Rettore del Seminario don Antonio Polidoro, don Pierdomenico Di Candia, Delegato episcopale del Servizio per il Diaconato permanente, i parroci delle diverse comunità di provenienza degli accoliti e del lettore nonché della Cattedrale, alcuni monaci di Cava de’ Tirreni dove Carlo Casalaspro sta facendo un’esperienza di tirocinio nel suo cammino verso il presbiterato – i diaconi e alcuni seminaristi che hanno prestato il loro servizio all’altare: tutto ha contribuito a dare un tono solenne alla celebrazione.




Se la Parola di Dio ha parlato di ciò che rende impuro l’uomo, che non è quello che entra in lui ma quello che esce da lui (“dal cuore degli uomini escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza”, cf Mc 7,14-23), anche l’arcivescovo ha insistito nella sua omelia sull’interiorità: dall’importanza del cuore “che ci battiamo nell’atto penitenziale” alla necessità di una conversione interiore e adesione particolare a Cristo, di cui i ministeri devono essere frutto. Per “mostrare sempre più – sono le parole dell’arcivescovo – il volto di una Chiesa meno appariscente e più viva, più vera e più vitale, che non si mostra nelle sue apparenze ma che mostra concretamente attraverso il servizio ministeriale cosa significa piegarsi davanti all’altro e lavare in piedi. Se il nostro servizio, nella diversità ministeriale, non lo colleghiamo e non lo portiamo direttamente a quell’ultima cena e a quel gesto di Gesù di lavare in piedi ai discepoli, ogni servizio che noi rendiamo voi capite che è un servizio inutile perché non esprime quello che Gesù ha detto”.
Sempre suggestiva la chiamata per nome dei candidati dopo la proclamazione del Vangelo, e la risposta di ogni candidato che si alza e pronuncia il suo “eccomi”, la prima volta in pubblico per il lettore Michele Quarato.
E poi, dopo l’omelia, il rito di benedizione sul presbiterio, partecipato attraverso silenzio solenne e orante dei presenti, con le parole forti che esprimono lo spirito di questo ministero che l’arcivescovo, seduto in cattedra, ha ben scandito:
Fa’ che nella meditazione assidua della tua Parola ne sia intimamente illuminato per diventarne fedele annunciatore ai suoi fratelli.
E, a seguire, il rito esplicativo la consegna della Bibbia da parte dell’arcivescovo: “Ricevi il libro delle sante Scritture e trasmetti fedelmente la Parola di Dio, perché germogli e fruttifichi nel cuore degli uomini”.
Similmente per l’istituzione dei tre accoliti, inginocchiati sul presbiterio davanti all’arcivescovo che ha pronunciato queste parole:
E ora, preghiamo umilmente Dio nostro Padre, perché questi nostri fratelli scelti per il ministero di accoliti ricevano con abbondanza la sua benedizione e siano confermati nel fedele servizio della Chiesa.
Fa’ che, assidui nel servizio dell’altare, distribuiscano fedelmente il Pane della Vita ai loro fratelli e crescano continuamente nella fede e nella carità per l’edificazione del tuo Regno.
E, quindi, il rito esplicativo della consegna del calice con il vino e della patena con il pane da parte dell’arcivescovo: “La tua vita sia degna del servizio alla mensa del Signore e della Chiesa”, che poi gli accoliti hanno presentato all’altare al momento della preparazione della mensa eucaristica.




Auguri, carissimi Michele Rosario, Michele, Paolo e Carlo, di un ministero proficuo!
Lettorato e accolitato: un tempo ordini minori, oggi ministeri. Che richiedono la contemplazione di un mistero.
Lettori e accoliti: chi sono costoro? Figure non a tutti familiari che cerchiamo in questa sede di delineare.
Un tempo, precisamente dal Concilio di Trento (che finiva nel 1563) all’emissione della lettera apostolica in forma di motu proprio “Ministeria quaedam” di Papa Paolo VI (1972), il lettorato e l’accolitato facevano parte degli “ordini minori” e venivano ricevuti esclusivamente come prime tappe in vista dell’ordine presbiterale.
D’allora, come nella Chiesa delle origini, si torna invece a parlare di ministeri, alla lettera “servizi”. Servizi che vengono istituiti perché la persona che li riceve possa prestarli in modo stabile e responsabile nella comunità locale e possa così diventare un punto di riferimento.
Si tratta ovviamente non solo, o non tanto, di un “servizio” pratico, quale potrebbe essere quello esercitato dall’accolito come – ci tiene a precisare Paolo Chieco – “addetto al servizio all’altare accanto a chi presiede l’Eucaristia o, nei momenti straordinari, alla distribuzione dell’Eucarestia ai fedeli. Invece, l’accolito è colui che, come l’arcivescovo sottolineava nell’omelia, è vicino all’altare per ‘contemplare il mistero eucaristico ed essere egli stesso, come Gesù che si spezza, che si dona, che serve, che agisce, che opera e che mostra realmente il volto del Padre’. L’accolito – sono ancora le parole del neo-accolito Paolo Chieco – ricorda all’intera comunità la centralità del mistero eucaristico. Il legame inscindibile tra Eucaristia e carità necessita che nelle nostre comunità ci siano persone che vivano l’Eucaristia e la traducano nel servizio ai poveri, agli ultimi, a chi è ai margini. Una Chiesa che non è estranea alle vicende degli uomini e delle donne di questo nostro tempo, che condivide con tutti ‘le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce’ (cf GS, 1), che intercetta le domande nascoste e di senso, è una Chiesa che si fa essa stessa accolita, compagna di viaggio di questa umanità offrendo quanto di più prezioso custodisce: Gesù unico salvatore dell’uomo. Questo è il senso vero ed autentico di Chiesa ministeriale”.
Allo stesso modo, il lettore non è colui che, banalmente, è chiamato a proclamare la Parola di Dio nelle liturgie: “i due che hanno proclamato prima sia la prima lettura che il salmo non hanno ricevuto il ministero, e tu [Michele Quarato] non lo riceverai perché devi essere semplicemente proclamatore della Parola ma perché devi essere testimone di quella stessa Parola che fai tua e che trasmetti agli altri”, sono le parole dell’arcivescovo nell’omelia. Il lettore risulta, così, uomo esperto della Parola di Dio, intriso del suo senso più profondo, chiamato pertanto all’azione evangelizzatrice nelle nostre comunità interagendo con i catechisti. Inoltre, sebbene il lettore sia abilitato a guidare le celebrazioni della Parola di Dio o la liturgia delle ore in assenza di ministri ordinati o ad animare i momenti di preghiera e di meditazione sui testi biblici (lectio divina), è in particolar modo all’educazione biblica e liturgica del popolo di Dio che il lettore è chiamato in virtù della sua intimità con la Parola.
Se per semplicità abbiamo parlato di accolito e lettore al maschile, in virtù della lettera apostolica “Spiritus Domini” (10/01/21), papa Francesco ha aperto anche alle donne questi ministeri che trovano la propria sorgente nel Battesimo.
Nelle nostre Chiese potremo trovare accolite e lettrici, servizio già svolto di fatto nel tempo, ma ad ora istituito. E in questo caso sarà evidente che questi ministeri non sono solo una tappa verso il diaconato – come per i quattro che li hanno ricevuti il 12 febbraio in Cattedrale – che, tra l’altro, alle donne non è aperto.
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