La mostra “Il Realismo di Carlo Levi e di Luigi Guerricchio” voluta dalla Banca d’Italia, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, non ha potuto essere allestita per l’anno 2020, come era stato programmato. Viene oggi resa condivisibile in modalità virtuale, sia nel documentario di presentazione, sia nel catalogo.
La pubblicazione è curata da Mauro Vincenzo Fontana, storico dell’arte materano e docente all’Università di Cassino. La mostra che si annunciava come un altro grande evento della città di Matera, come scrive Luigi Donato, della Banca d’Italia, rimane quindi “una mostra sospesa”. Cosa che comunque non scompone più di tanto la realtà materana, che ha vissuto per secoli in uno stato di sospensione della storia.
Certo questa mostra, per il suo spessore, poteva essere la conferma di come la città di Matera sa ancora essere importante punto di riferimento culturale, con un ruolo che non si è esaurito con l’anno in cui è stata Capitale europea della cultura. Ma anche questo mancato evento, nel contesto storico attuale, può assumere un significato non meno rilevante.
Questi due artisti, presentati nella mostra, Luigi Guerricchio e Carlo Levi, con il loro sguardo sul reale ci rivelano il senso più vero della condizione umana nel corso della pandemia. Qual è l’esperienza più vera di fronte alla quale si ritrova l’uomo oggi, se non questa prepotente nostalgia della realtà?
Nessuno poteva immaginare quanto dolorosamente potesse essere percepita questa privazione. Come nemmeno si poteva immaginare in che modo e con quanta forza gli uomini avrebbero rivendicato la restituzione della realtà alla propria quotidianità. Eravamo abituati a vedere il popolo scendere in piazza per la mancanza del pane, del lavoro, dei diritti. Mai nella storia avevamo visto folle scendere in piazza – giusto o sbagliato che sia – per rivendicare il diritto a vivere nella realtà.
E la realtà del confinamento non poteva non rimandare all’esperienza del confino come Carlo Levi l’ha consegnata alla letteratura e alla pittura. Così come sono una vera rivelazione le opere di Luigi Guerricchio con i suoi contadini curvi nell’atto di coltivare la terra, come si vede nella tela dell’Uliveto. È l’atto di estrema umiliazione dell’uomo verso quell’humus da cui dipende la propria vita, per sottolineare quanto non sia casuale che “umano”, “umiltà”, “humus” abbiano la stessa radice.
Questa tela di Guerricchio viene accostata, nella mostra della Banca d’Italia, a un’altra di Levi dove si intravede una donna immersa nel suo mondo, un mondo che è scomposto in tanti tasselli e in una festa di colori. È la Donna che legge, intenta alla lettura e insieme nel tentativo di ricomporre tutti i tasselli di questa scena che richiama tanto Matisse e che si rivela come la realtà stessa nel suo significato ultimo.
Negli anni del confinamento pandemico, questa mostra sembra voler suggerire di guardare alla città di Matera, una città che è rimasta confinata lontana dalla storia e che, nonostante ciò, non ha distolto lo sguardo dalla realtà alla quale invece tenacemente si aggrappava. Come quei contadini nelle vendemmie di Guerricchio, abbarbicati ai pergolati delle viti e alla loro linfa vitale.
Sul sito della Banca d’Italia, il catalogo della mostra in formato Pdf e il video youtube di presentazione.
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