In prima linea Valentina Stella e Gian Marco Rondinone, vicedirettori di Azione Cattolica sezione Giovani. Immancabile l’assistente don Francesco Gallipoli e l’equipe del settore. Presenti anche don Giampaolo Grieco, Erica Ala e Marilena Marzo dell’Equipe Diocesana di Pastorale Giovanile.
Una struttura di accoglienza dei Frati Cappuccini di Cava de’ Tirreni e i due luoghi dove ci siamo messi a servizio delle fragilità di quella Chiesa, sono stati la cornice delle due bellissime giornate. Questo il campo invernale di ACG (Azione Cattolica Giovani), che quest’anno sostituisce il tradizionale campo estivo: poiché quest’anno in estate i giovani vivranno l’esperienza del Giubileo, abbiamo pensato di prendere uno spazio tutto per noi.
“Pellegrini di speranza” il tema del campo: in linea con il Giubileo, con in filigrana la lettera del Papa per la GMG (“Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi”, cfr Is 40,31) appena trascorsa (24/11/2024) che raffigura alcune tipologie di ragazzi in cammino: pellegrini, turisti, missionari…
Abbiamo avuto occasione di riflettere sulla nostra vita, pregare e “fare rumore” in queste giornate, forse anche poche per la bellezza condivisa. Qualcuno avrà visto svegliarsi nuove sensazioni o scoperto nuove capacità che non sapeva potessero esistere o non sapeva di possedere.
Qualcuno avrà scoperto il dono della fede mentre altri hanno preso coscienza dei propri dubbi, eppure abbiamo imparato che la nostra fede è cosa viva proprio in quanto cammina mano nella mano con il dubbio.
E abbiamo preso coscienza delle difficoltà del “viaggiare” ogni giorno: una vita di conflitti, ostacoli e paure. “Partire” non è scontato: si può scegliere di non essere pellegrini, ma mettersi ugualmente in viaggio, anche con le proprie paure e incertezze, eppure vivere pienamente, affrontare le sfide e, soprattutto, imparare da esse. Anche se non tutto andrà come speriamo, ogni passo contribuisce a formare una versione più consapevole e più autentica di noi.
“Partire”, scegliendo se essere turisti o viaggiatori, scoprendo che c’è il rischio di vivere superficialmente, cioè quello di sfiorare solamente la realtà senza conoscerla davvero. È la riflessione che scaturisce dal servizio prestato nella Caritas di Amalfi-Cava de’ Tirreni e in una casa di riposo per anziani. Abbiamo provato emozioni contrastanti: la gioia di intraprendere un viaggio di “qualità”, accompagnata però dalla paura di non essere all’altezza, l’attenzione nell’ascoltare le necessità degli altri, anche con un “grazie” o con uno sguardo. Mettersi in viaggio è diventato capacità di offrire sé stessi, senza aspettarsi nulla in cambio, capendo come ciascuno di noi ha un prossimo e ciascuno di noi è prossimo. Abbiamo provato a sperimentare come “essere continuatori dell’opera creatrice di Dio” nelle nostre azioni quotidiane, nel nostro rapporto con gli altri e con il mondo che ci circonda, “come in cielo, così in terra”.
Dopo l’esperienza di servizio, abbiamo vissuto il deserto e poi la svolta: una veglia in cui abbiamo incontrato Gesù che ci consegna un Dio Padre che non ci lascia mai soli, che cammina con noi. Un Padre, che, come tale, ci ama e vuole per noi una vita bella, piena, felice, santa. E la nostra vita, per essere bella, deve essere vissuta.
Solo se riconosciamo che la vita è un dono prezioso da condividere con gli altri potremmo dire di essere diventati pellegrini in missione. Fare esperienza, provare, sbagliare e ricominciare è ciò che la rende unica.
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