Per i materani “doc” il giorno più lungo dell’anno non è il solstizio d’estate, ma qualche giorno dopo: la Festa della Bruna. Una giornata che dura quasi 24 ore, forse interrotte solo da una pennichella post-prandiale.
Da tradizione, alle quattro e mezza il quadro dei pastori varca la soglia dalla Cattedrale per essere esposto in piazza. La città si sveglia con i fuochi d’artificio e le campane. Molti ragazzi sono già in giro eccitati dall’aria di festa, qualcuno di loro non ha fatto ritorno a casa dalla sera precedente. Gli adulti e gli anziani escono di casa diretti verso la Chiesa madre e le strade del centro rumoreggiano di voci, fischi, schiamazzi più o meno scomposti. Suonano le campane. Il popolo materano si raccoglie in piazza Duomo, per alcuni anni passati in Piazza S. Francesco, un tempo in Cattedrale.
Alle cinque (quest’anno alle sei), con l’ultimo rintocco delle campane e il canto di ingresso, inizia la “Messa dei Pastori”. Uomini e donne, giovani e anziani, preti e laici, iniziano la giornata nel nome del Signore pregando per la città e affidando a Maria, nostra patrona, le ansie più vere e segrete dei propri cuori. Molti di loro, come i pastori di un tempo che poi si recavano nelle campagne per non interrompere il lavoro agricolo in pieno tempo di mietitura (ecco perché Messa “dei pastori”), dopo la messa tornano a lavoro: in casa, negli uffici, fuori Matera.
In questi due ultimi anni, la S. Messa dei pastori è stata la S. Messa “dei giovani” che, nel sentire comune, forse con più euforia di tutti attendono l’alba di questo giorno, “il giorno più lungo dell’anno”. Sono i giovani che animano col canto questa celebrazione mattutina da qualche anno ed è a loro che il nostro Arcivescovo, che li ha tanto a cuore, alla fine della messa quest’anno ha impartito una benedizione speciale.
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