A.I. confini della comunicazione
In un tempo difficile e affascinante, occorre “fare la differenza”, trasmettendo speranza. È questa la sfida raccolta dagli incaricati diocesani e regionali per le comunicazioni sociali che si sono ritrovati a Roma, dal 23 al 26 gennaio, per il convegno “2025: A.I. confini della comunicazione” organizzato dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali in occasione del Giubileo del mondo della comunicazione. “Sta a voi andare al cuore del problema, cogliere l’essenza: questo sarà un punto decisivo”, ha affermato Maria Chiara Carrozza, presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), per la quale è fondamentale che i “comunicatori recuperino la loro forza e identità, con una deontologia e degli obiettivi precisi”. “Si tratta di capire come fare la differenza: siamo di fronte ad una sfida potente, è importante che ci sia formazione professionale”. Parlando di “Intelligenza artificiale, informazione e comunicazione”, Carrozza ha incoraggiato i giornalisti a “varcare il confine dei ‘cibi precotti’ preparati dall’intelligenza artificiale generativa”. “Far ricorso ai contenuti già pronti è la cosa peggiore che possiamo fare”, a maggior ragione “nell’interpretare la realtà” e per “proiettarsi al futuro”.
In un mondo nel quale “la libera scelta è una scelta consumeristica e si finisce per essere sorvegliati speciali” bisogna “metterci al riparo da alcuni equivoci”: il primo è “una vita senza crucci” perché “esiste il limite a cui nessuno vuole guardare”; il secondo è che “l’intelligenza artificiale è più performante dell’intelligenza naturale”; il terzo è “ritenersi capaci di guardare il mondo attraverso uno schermo” che è un “diaframma”, ha osservato mons. Domenico Pompili, vescovo di Verona e presidente della Commissione episcopale per la Cultura e le comunicazioni sociali della Cei, ricordando che le nuove tecnologie sono strumenti che si rivelano al tempo stesso “veleno e rimedio”.
Di qui l’appello, lanciato da Vincenzo Corrado, direttore dell’Ucs, “a tracciare percorsi che incidano nel futuro”. Soprattutto mentre “la contemporaneità è caratterizzata da una corsa continua, da un moto perpetuo, che apparentemente sembra favorire condivisione e unione, ma in realtà provoca individualismo e isolamento”. “Siete chiamati a marcare la differenza dentro un universo nel quale lo spazio informativo è occupato in modo massivo da contenuti che hanno altre vocazioni”, è stata la consegna di Mariagrazia Fanchi, direttrice dell’Alta Scuola in Media, comunicazione e spettacolo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Gli spunti di riflessione della prima sessione sono stati arricchiti dal confronto con Alessandro Gisotti, vicedirettore della Direzione Editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, Antonio Preziosi, direttore del Tg2, Marco Ferrando, direttore delle testate del Master in giornalismo dell’Università di Torino, Celeste Satta, del medesimo Ateneo, Marco Girardo, direttore di Avvenire, Vincenzo Morgante, direttore di Tv2000-inBlu2000, e Amerigo Vecchiarelli, direttore dell’Agenzia Sir. Dal dialogo è emersa la necessità dell’ascolto e dell’etica, di raccontare storie buone e positive, di sostituire il sensazionale con l’essenziale, il recente con il rilevante, di bucare la bolla dell’indifferenza. In sintesi: di comunicare speranza.