Nel mezzo del cammino di Quaresima…

E' primavera, il risveglio della natura ci porta col pensiero alla Pasqua. E fanno la loro parte anche i passi del Vangelo che ascoltiamo nella messa quotidiana/domenicale, la pratica delle Quarantore che si sono svolte in contemporanea in tutte le parrocchie. Però la pandemia non cessa ancora e tirano forti venti di guerra nel mondo intero.

Tra il Covid-19 e la guerra, la nostra Diocesi si prepara ad accogliere il 27° CEN

Le giornate si allungano ed entra in vigore l’ora legale. Vediamo intorno a noi rifiorire la natura. Le giornate FAI che nello scorso weekend hanno dischiuso le porte ai tesori nascosti in ogni territorio del nostro Belpaese sono il segno dell’arrivo di questa stagione.

Il tempo corre inesorabile.

Abbiamo già compiuto il “giro di boa” di questa Quaresima e la liturgia, con i suoi passi evangelici che parlano di misericordia (il figliol prodigo la scorsa domenica, l’adultera la prossima), ci portano al cuore del messaggio evangelico: la misericordia e il nostro rapporto, nella libertà, di amore con Dio. Culmine di tutto questo è il triduo di Cristo crocifisso, morto e sepolto che celebreremo i prossimi 15, 16 e 17 aprile.

“Non stanchiamoci di fare il bene” era il messaggio di papa Francesco alla Chiesa Universale per questo tempo forte che ci introduce alla Pasqua. Non digiuni o pii propositi, ma indicazioni operative, azioni positive, che prendono spunto dalla sacra scrittura (Gal 6,9-10) che si incarnano nella vita concreta. E noi cosa stiamo facendo?

La Diocesi si è riunita all’unisono in preghiera in questi giorni di tempo forte per le “Quarantore”, una pratica nata in antico come forma di supplica e riparazione, che per tradizione trova collocazione nel tempo di Quaresima e che quest’anno tutte le parrocchie hanno vissuto in contemporanea. Un segno di comunione di forze verso il 27° Congresso Eucaristico Nazionale che ospiterà proprio la nostra città il prossimo 22-25 settembre. Fervono i preparativi: già nello scorso 10-12 marzo una delegazione di un rappresentante per Diocesi italiana è venuta a Matera per un momento di preparazione all’evento.

Ma al di fuori della nostra Diocesi cosa succede? Da una parte si re-innalzano i contagi da Covid-19: la Basilicata è tristemente la regione italiana in testa al tasso di contagi in rapporto al numero di abitanti. Eppure la morsa del Covid si è allentata al punto che il 30 marzo l’emergenza sanitaria in Italia è comunque cessata e possiamo dirci in tempo di bilanci: un tributo di 6 milioni di vite umane nel mondo e 160mila in Italia, la consapevolezza ormai acquisita dell’imprevedibile, l’accelerazione nell’online – dalla scuola al lavoro e agli acquisti -, nel livello d’igiene praticato, nel valore che diamo ad uno sguardo e ad un abbraccio, nel capire quanto una maschera rappresenti una protezione necessaria o di cui vorremmo sbarazzarci con chi abbiamo accanto e chi veramente rappresenta per noi un “congiunto” davanti a cui superiamo la barriera della diffidenza da contagio. E tuttavia, terminata una guerra invisibile, in tutto il mondo contiamo oggi oltre 70 focolai di guerra “reali”: il conflitto russo-ucraino non è che uno degli episodi bellici che di fatto esistono. E, come diceva qualche saggio spirituale, quando i problemi non si riescono a risolvere a tavolino non possono che risolversi in ginocchio. Così, papa Francesco ha consacrato lo scorso venerdì la Russia, l’Ucraina e ogni uomo al Cuore Immacolato di Maria, il cuore da cui scaturì il sì d’amore della redenzione, che ci interpella tutti ad evitare ogni conflitto, che è pur sempre “inutile strage”, già nel nostro piccolo.

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Giuseppe Longo

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