Anche l’Archivio di Stato di Matera, dopo la Biblioteca Stigliani, non è più in grado di assicurare adeguatamente i servizi al pubblico. In quella che tre anni fa era la città capitale europea della cultura ci si trova a dover fare i conti col rischio dell’inagibilità di due tra le più importanti istituzioni culturali.
L’Archivio di Stato ha visto ridursi sensibilmente, nell’arco di pochissimi anni, il proprio organico. Per il pensionamento di oltre trenta addetti, sono oggi in servizio pochissime unità di personale – si potrebbero contare sulle dita di una mano. Purtroppo, per venire incontro a una situazione che diveniva sempre più insostenibile, tutto quello che si è riusciti a fare è assegnare a questo servizio quattro lavoratori percettori di reddito minimo d’inserimento. Come è facile capire, si tratta comunque di una situazione di estrema precarietà.
A questo problema si è aggiunta l’annosa questione del trasloco, dovendosi liberare i locali di via Stigliani in esecuzione di un’ordinanza di sfratto. Inizialmente erano stati individuati dei locali presso l’ex Provveditorato agli studi, in via Montescaglioso, ma nel verificare la fattibilità della cosa ci si è resi conto che le superfici disponibili sono del tutto inadeguate a collocare gli oltre centomila documenti archivistici che occupano ben diciotto chilometri lineari di scaffali. Del resto, questa dell’ex Provveditorato non sembra nemmeno una soluzione decorosa, considerando che a poca distanza è operativo il centro comunale di raccolta differenziata dei rifiuti.
Nel corso di un incontro pubblico promosso dalle organizzazioni sindacali, alla presenza del Direttore dell’Archivio di Stato, dott. Piero Sannelli, anche i sindacati hanno hanno espresso perplessità riguardo a una soluzione di questo tipo e hanno sollecitato gli Enti locali a trovare una più idonea sistemazione, suggerendo in proposito l’immobile che sorge nella zona PAIP, inizialmente destinato a centro di formazione professionale della Regione Basilicata.
Il senatore De Bonis ha sollevato questo problema in un’interrogazione parlamentare rivolta al Ministero della Cultura e al Dipartimento della Funzione Pubblica con la quale, oltre a chiedere che siano banditi specifici concorsi per il reclutamento di nuovo personale, si sollecitano urgenti iniziative «al fine di mantenere l’attuale ubicazione dell’Archivio di Stato, presidio fondamentale per la comunità locale, evitando che diventi esecutivo lo sfratto almeno fino a quando non si sia individuata una sede appropriata e degna».
Altre ipotesi che sono state fatte riguardano l’utilizzazione dell’immobile ex-Genio civile in via Passarelli e l’ex sede della facoltà di architettura in via Lazazzera. È da registrare inoltre l’ambiziosa idea lanciata dall’amministrazione comunale relativa alla realizzazione di un nuovo polo archivistico, ma ovviamente non si tratta di una soluzione che possa far fronte all’urgenza del momento presente.
Negli ultimi tempi, le richieste di consultazione presso l’Archivio di Stato si sono moltiplicate, soprattutto da parte dei tecnici chiamati a ricercare la documentazione storica da esibire per ottenere le agevolazioni previste dai bonus per l’edilizia. È anche cresciuto il numero di stranieri che cercano in Archivio documenti genealogici per il riconoscimento della cittadinanza italiana come oriundi, per discendenza da avo emigrato.
Non si riflette abbastanza sull’importanza delle risorse archivistiche. Basterebbe pensare che, mentre scriviamo, l’esercito di Putin sta eseguendo in Ucraina il bombardamento dell’Archivio di Stato di Cernihiv che custodisce un’imponente documentazione relativa ai crimini commessi durante il regime sovietico. E tutti comprendono anche il motivo di questa sciagurata operazione militare.
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