Non possiamo cavarcela con un R.I.P.! Riposerà anche in pace, su questo non ci sono dubbi. Che altro potrebbe fare uno spirito come il suo dopo aver compiuto fino in fondo – e con che onore! – la buona battaglia? A noi resta l’onere di raccoglierne il testimone, di lasciarci interpellare dal suo esempio adamantino e inequivocabile. Sussurrare: ‘Riposa in pace’, magari con l’occhio umido e il cuore sinceramente contrito, e poi chiudere tutto nel cassetto dei ricordi sarebbe un’autentica offesa alla sua memoria
David Sassoli è stato innanzitutto un uomo, da giornalista come da politico, di grande realismo. Di quel realismo assorto ed attento – non odore di sacrestia, ma universalismo – che paradossalmente spesso alberga proprio negli uomini di fede che, al contrario, l’opinione corrente classificherebbe con superficialità tra gli illusi e gli ingenui utopisti di turno. Realistico e determinato mi è parso in particolare il tono con cui in un suo celebrato discorso citava il versetto 16, Cap. 19 del Levitico: Non coopererai alla morte del tuo prossimo, riferendosi alle tante situazioni di respingimento per mare e per terra di miseri migranti disperati – di ogni etnia e provenienza – che vagano tuttora sul globo terracqueo in lotta contro il mare infuriato, il freddo, il filo spinato e i muri alzati dell’egoismo spietato dei ricchi, incapaci di concepire una politica adeguata all’emergenza migratoria. Come giornalista e poi come politico di altissimo livello, lui di certo non si è reso mai complice di un tale sterminio. Ben diversa era la sua leadership, dotata di una visione illuminata e multilaterale, come si evince dal discorso che tenne per il suo insediamento alla presidenza dell’Assemblea del 3 luglio 2019.
Dobbiamo avere la forza di rilanciare il nostro processo di integrazione, cambiando la nostra Unione per renderla capace di rispondere in modo più forte alle esigenze dei nostri cittadini e per dare risposte vere alle loro preoccupazioni, al loro sempre più diffuso senso di smarrimento. La difesa e la promozione dei nostri valori fondanti di libertà, dignità e solidarietà deve essere perseguita ogni giorno dentro e fuori l’Unione Europea… E ancora: Sia chiaro a tutti che in Europa nessun governo può uccidere, che il valore della persona e la sua dignità sono il nostro modo per misurare le nostre politiche. Che da noi nessuno può tappare la bocca agli oppositori, che i nostri governi e le istituzioni europee che li rappresentano sono il frutto della democrazia e di libere elezioni.
Riconoscevo certo da sempre a David Sassoli, oltre alla proverbiale classe e all’eleganza del suo impeccabile à plomb, un tratto umano di grande spessore, unito a capacità di mediazione e dialogo a livelli difficili da rintracciare nell’attuale panorama politico. Oggi mi rendo conto che quelle doti che in lui affascinavano già a prima vista non erano solo esteriori, ma esprimevano un’appartenenza identitaria, convinta e partecipe, alla migliore tradizione cattolica democratica italiana, strutturata nel DNA di Giorgio La Pira, don luigi Sturzo, Alcide De Gasperi, Andrea Riccardi, don Lorenzo Milani, di cui Sassoli condivideva l’I CARE: la presa in carico totale dei bisogni inespressi di chi non ha voce. L’indifferenza non poteva essere un’opzione per uno che portava lo stesso nome di David M. Turoldo, condividendone – per eredità elettiva – la passione civile e religiosa espressa in una visione intrisa di poesia. A lui, come ai suoi maestri ed ispiratori, appartiene quella visione libera da ideologie, laica, aperta ai bisogni, sensibile alle diversità e alle fragilità umane che caratterizza da sempre la dottrina sociale della Chiesa per il bene comune. E forse è venuto il momento di andare a rileggerla nell’Enciclica Fratelli tutti.
Oggi, guardando il servizio al telegiornale delle 13, mi sono rispecchiata nello sguardo perso e nel sorriso smorto di Ursula von der Leyen, smarrita in una spettrale solitudine senza l’amico, il collega di sempre. Ho provato per lei quell’empatia profonda che si prova ai funerali per un’amica colpita dalla morte improvvisa di un parente stretto, insostituibile. Un sentimento muto, perché non ci sono parole. Le uniche parole da dire ha saputo trovarle lei stessa, tosta com’è: “È un giorno triste per l’Europa”. Non deve essere facile ricominciare a lavorare senza Sassoli, dopo aver condiviso con lui speranze, sogni, iniziative, progetti, battaglie vinte e perse. Eppure, non ci si può fermare. Ci attende un lavoro titanico: bisogna ridare un’anima all’Europa.
Per gentile concessione di Franco Genzale, dall’omonimo sito web.
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