I racconti della domenica. Il Battesimo di Gesù
Appassionato collaboratore del nostro giornale, padre Frederic Manns — l’insigne biblista francescano morto lo scorso 22 dicembre — ci aveva anticipato, prima delle feste natalizie, alcuni suoi contributi per la rubrica «I racconti della domenica». Grati per la sua amicizia, continuiamo nella pubblicazione dei suoi articoli così come era stata programmata.
Nella Bibbia l’acqua è simbolo dello Spirito di Dio. All’inizio e alla fine della Bibbia (Genesi 1, 2; Apocalisse 22, 17) l’acqua assolve una funzione decisiva. Essa costituisce l’elemento capitale della creazione e della ricreazione. Il filosofo Talete diceva: L’acqua è la sostanza da cui traggono origine tutte le cose. Isaia promette che «in fine in noi sarà infuso uno Spirito dall’alto. Allora il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva» (32, 15-20). I tempi nuovi saranno contrassegnati dal dono dello Spirito dall’alto. Non esiste vita senza acqua e spirito.
Ezechiele (36, 25-27) dopo l’esperienza purificatrice dell’esilio annuncia l’alleanza nuova in questi termini: «Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati, vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi…». Acqua e Spirito vengono associati. Tutti e due purificano e fanno rinascere.
Isaia (44, 3), dopo la presentazione del nuovo esodo come nuova creazione, invita Giacobbe a non temere: «Io verserò acqua sul suolo assettato, torrenti sul terreno arido. Verserò il mio Spirito sulla tua discendenza, la mia benedizione sui tuoi posteri». L’acqua e lo Spirito versati sul popolo lo rianimano.
Zaccaria (12, 10) promette che Dio farà una nuova creazione infondendo un atteggiamento di conversione. Dio si dichiara toccato dalla morte inflitta al suo inviato: «Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno Spirito di grazia e di consolazione, guarderanno a me che hanno trafitto…». Zaccaria (13, 1) riprende il simbolismo dell’acqua: «In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l’impurità». Il dono della sorgente che purifica è la conseguenza della morte violenta del personaggio misterioso che evoca il servo di Dio di Isaia 53.
In fine il Salmo 51, 9-14 orchestra lo stesso tema: «Lavami e sarò più bianco della neve… Crea in me un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non scacciarmi della tua presenza e non privarmi del tuo santo Spirito». Lo Spirito rappresenta qui la forza vivificante di Dio. Dio ricrea il peccatore dandogli un cuore puro. L’acqua invece ha una funzione purificatrice come in Geremia 4, 14 e in Malachia 3, 2-3. La visione del Salmo 51 è teologica e morale e ha come meta la rigenerazione integrale del peccatore purificato. La purificazione è il primo momento di un’azione divina che ha come secondo momento la ri-creazione dell’uomo. «Laudato si’, mi Signore, per sor’Acqua, la quale è multo utile et umile et preziosa et casta» cantava Francesco d’Assisi.
Nella cosmologia biblica le acque rivelano un duplice volto, fecondatore e distruttore. Nel diluvio e nel passaggio del mar Rosso appare la valenza distruttrice. Dio che domina le masse acquatiche esercita attraverso di esse il suo potere di giudizio che si attua nella distruzione del mondo antico e dell’umanità peccatrice. D’altro canto, dal grembo delle acque e dall’arca di Noè che galleggia su di esse esce la nuova umanità con la quale Dio stabilisce un’alleanza di pace con tutta l’umanità.
In Esodo 14-15 nella narrazione del passaggio d’Israele tra le acque del mare viene illustrata la distruzione del Faraone e del suo esercito con un vento forte. Il passaggio del fiume Giordano effettuato sotto la guida di Giosuè è considerato quale vera e propria presa di possesso della Terra Promessa. Senz’acqua non fiorisce la terra, né l’anima senza lacrime. Si rinasce a vita nuova nella fonte battesimale. Il bagno rituale di Qumran era una preparazione al battesimo. L’acqua è in fine un simbolo messianico ed escatologico. Ezechiele 47 nella sua descrizione del Tempio nuovo annuncia che l’acqua uscirà dalla soglia del santuario dal lato destro, penetrerà nelle acque salate del mar Morto e le farà pullulare di pesci. Gli alberi che crescono lungo questo fiume diventeranno medicinali e daranno frutti ogni mese. Giovanni 19 mostra la realizzazione di questo oracolo nella morte di Gesù.
La ricchezza dell’archetipo dell’acqua appare immediatamente. L’acqua è un simbolo della vita. Gesù paragona la sua parola e il suo insegnamento ad una fontana di acque vive: «L’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4, 14).
Nel Nuovo Testamento il Giordano è il fiume sacro per eccellenza, le cui acque simboleggiano la purificazione spirituale e il dono della vita operate dal battesimo (Mt 3, 6). Il battesimo di Gesù nel fiume Giordano è la risposta di Dio alle attese messianiche del Battista e del popolo ebraico. Gesù riceve il battesimo come fosse uno dei tanti penitenti e solo dopo viene riconosciuto dal Padre come figlio di Dio. Il Vangelo di Giovanni sottolinea la testimonianza del Battista: «Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui» (Giovanni 1, 32). Lo Spirito è sceso su Gesù ed è rimasto sempre con lui.
Ambrogio di Milano rileggendo la Bibbia costata che tutte le unioni dei Patriarchi furono sigillate presso le acque: «Eleazar, servo di Isacco, fece sposare Rebecca vicino all’acqua del pozzo; Giacobbe fece lo stesso per Rachele e Mosè per Sefora. Erano tutti i tipi di nostro Signore, che si fidanzò con la sua Chiesa nelle acque del Giordano».
Di Frederic Manns dall’Osservatore Romano dell’8 gennaio 2022
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