L’anno che verrà

“Caro amico, ti scrivo, così mi distraggo un po’
E siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò
Da quando sei partito c’è una grande novità
L’anno vecchio è finito, ormai
Ma qualcosa ancora qui non va”…

Anche in questo capodanno ci ritornano in mente e ne constatiamo l’attualità, i versi dell’Anno che verrà di Lucio Dalla: L’anno vecchio è finito, ormai / ma qualcosa ancora qui non va.. Diventa sempre più difficile tenere viva la speranza che ci sarà una trasformazione che cambi in meglio i nostri destini. Non solo perché non sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno ecc., ma perché il ritorno della pandemia, malgrado i vaccini, con numeri mai visti, ci evidenzia che l’emergenza sanitaria è ancora tra noi e con essa, tutti gli altri problemi economici e sociali.

Da pochi giorni abbiamo salutato il 2021 senza che nulla sembri indicare prospettive migliori. 

Le crisi: sociale, sanitaria, pandemica, ambientale, economica e umanitaria, che ancora abbiamo di fronte, non sembrano attenuarsi. Anzi si rafforza ancora di più, il disegno di una globalizzazione che avvantaggia solo alcuni.

I diritti sociali e civili sono sempre più sotto attacco e più a rischio.

La crisi economica, pilotata dalle grandi multinazionali, e quella democratica, con una politica che non riesce più ad esprimere valori validi per tutta la comunità civile, nel senso del bene comune, ci pongono davanti scenari preoccupanti di derive autoritarie, in parti diverse del mondo, azioni militari ai confini dell’Europa e forti limitazioni della libertà nella contrapposizione tra salute ed economia.

I parlamenti diventano sempre più irrilevanti e funzionali solo a ratificare manovre difensive che ridistribuiscono in maniera non equa, una transizione ecologica senza coraggio che comporta quasi sicuramente il peso maggiore per i più poveri, come Papa Francesco ha ben evidenziato nelle Encicliche “Laudato Sì” e “Fratelli Tutti”.

Già si è iniziato con aumenti insostenibili di luce e gas che porta migliaia di famiglie in serie difficoltà e di converso ad incrementare i profitti di chi gestisce tali servizi. Era agosto e davanti ai licenziamenti pervenuti ai lavoratori interessati via sms, il governo annunciava un decreto per frenare le delocalizzazioni prevedendo dure sanzioni: l’emergenza della Gkn di Campi Bisenzio, oltre 400 lavoratori in strada da un giorno all’altro, così come i 150 della Gianetti Ruote di Monza. Ultimi capitoli di una storia iniziata qualche anno prima con la ex Alcoa nel Sulcis per arrivare, chiusura dopo chiusura, alla Whirlpool di Napoli e, notizia di questi giorni, ai 270 operai licenziati dalla Caterpillar di Jesi. Fabbriche in salute spostate in stabilimenti nell’Europa dell’Est (o altrove), dove i costi di produzione sono più bassi. A titolo di informativo: Whirlpool raggiunge 19 miliardi di dollari (avendo oltretutto beneficiato in Italia di fondi pubblici per circa 100 milioni euro); Gkn 10 miliardi di sterline; Caterpillar 41 miliardi di dollari. Come sempre accade le sanzioni decise risultano essere irrisorie rispetto alle aspettative e alle altisonanti dichiarazioni della politica: Parturient montes, nascetur ridiculus mus. Senza dimenticare lo sblocco dei licenziamenti, lo sblocco degli sfratti. Ci si ritrova, quindi, senza lavoro e senza casa. I giovani sono ancora in grande sofferenza per mancanza di prospettive concrete.

Siamo di fronte ad una lotta di classe al contrario.

Ma per invertire la rotta di un sistema economico-sociale che produce scarti ed emarginazioni sempre crescenti ampliando a dismisura le disuguaglianze e, peraltro, anche il collasso climatico, non possiamo più stare a guardare o semplicemente delegare. Questa fase storica comporta il coinvolgimento di noi cristiani che non possiamo rimanere indifferenti, dobbiamo agire ed essere protagonisti.

In una lettera della seconda metà del 1375 Santa Caterina scrive ad un prelato anonimo: “Avete taciuto abbastanza. E’ ora di finirla di stare zitti! Gridate con centomila lingue. Io vedo che a forza di silenzio il mondo è marcito” (S. Caterina da Siena, Lettere, Edizione critica e commento a c. di Antonio Volpato, 2016).

Papa Francesco, su questo argomento, interviene con forza e determinazione nell’enciclica Laudato Sì dove in sostanza lancia un appello per l’urgente salvaguardia del creato ed inoltre muove una critica serrata al modello di gestione del mondo imposto dalla globalizzazione neo-mercatista, di un’economia che non rispetta l’uomo. Ma al tempo stesso è un programma educativo rivolto ad ogni persona che abita la comune terra destinato a scavare nel tempo per la costruzione di una nuova umanità.

Infatti nel n. 14 della Laudato Sì si legge “…Purtroppo, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche. Abbiamo bisogno di nuova solidarietà universale”.

Solo se cominciamo “dal basso”, rivoluzionando le nostre vite, il nostro quotidiano, con una vera azione radicale nelle relazioni, con una revisione dei nostri comportamenti, con la riconversione umana, ecologica, sociale ed economica, forse qualcosa potrà nascere.

Vale la pena ricordare le parole della lettera-eredità lasciata dal prof. Pietro Carmina, morto recentemente nello scoppio di Ravanusa, ai suoi ragazzi del liceo che ben testimoniano la necessità di muoversi, fare qualcosa da parte degli uomini di oggi, in particolare dei giovani, come nella lettera: “…non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi: infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non ‘adattatevi’, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa: voi non siete il futuro, siete il presente”. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare”…

I giovani, noi tutti, non dobbiamo continuare ad aspettare, ma abbiamo l’obbligo morale, etico di sperimentare nuovi modelli di vita che puntando al bene comune e capaci anche di capovolgere le nostre certezze attuali.

Dai “potenti”, quelli che hanno definito “bla-bla-bla” il grido d’allarme e l’impegno di milioni di giovani, non possiamo aspettarci nulla, ma abbiamo l’obbligo morale, etico di sperimentare nuovi modelli e forme di vita che capovolgano tutto ciò che ci ha trasformato: in consumatori, in clienti, in spettatori passivi. Dobbiamo tornare ad essere cittadini attivi.

Da dove si comincia, allora? Dai luoghi, dai territori, dalle comunità dei luoghi, dai comuni, dalla solidarietà di quartiere, dalle parrocchie, dalle “assemblee di approfondimento e di proposte dal basso”, dalla difesa della democrazia, dal principio di speranza, dai volenterosi, da quelle esperienze dei beni comuni che pure abbiamo visto in questi anni bui, cominciando dagli ultimi.

Salutiamo questo 2021, ma proponiamoci di fare di tutto perché nel 2022 inizi un cammino in cui “nulla sia come prima” a cominciare dal NOI come singoli e dal NOI come comunità. Illuminanti sono le parole del Papa dal n.17 della Fratelli Tutti: “Prendersi cura del mondo che ci circonda e ci sostiene significa prendersi cura di noi stessi. Ma abbiamo bisogno di costituirci in un “noi” che abita la Casa comune. Tale cura non interessa ai poteri economici che hanno bisogno di entrate veloci. Spesso le voci che si levano a difesa dell’ambiente sono messe a tacere o ridicolizzate, ammantando di razionalità quelli che sono solo interessi particolari. In questa cultura che stiamo producendo, vuota, pretesa all’immediato e priva di un progetto comune, “è prevedibile che, di fronte all’esaurimento di alcune risorse, si vada creando uno scenario favorevole per nuove guerre, mascherate con nobili rivendicazioni”.  

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Domenico Infante

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