A leggere il messaggio per la 55^ Giornata Mondiale della Pace di Papa Francesco, diffuso come di consueto il giorno di capodanno, già dal titolo viene subito da dire: Papa Francesco anche questa volta è andato “fuori tema”.
Ci si potrebbe chiedere, infatti, cosa centra il dialogo tra le generazioni, l’educazione e il lavoro, con la pace?
Nella convinzione più comune la pace è intesa nel modo più classico, come un tempo dove è assente la guerra e che gli elementi più consoni siano gli armamenti, il numero di aerei e navi da guerra, i soldati disponibili in caso di conflitto, le testate nucleari possedute.
Papa Francesco, invece, ancora una volta sovverte il paradigma classico e ridisegna un mondo di pace che ruota attorno a tre variabili “pacifiste” che consentono pace vera e duratura per l’umanità.
Dialogo fra le generazioni, l’educazione e il lavoro, sono i tre pilastri su cui architettare la pace secondo Francesco.
In una società sempre più egoista, che tende a mettere contro – specie nel mondo del lavoro – anziani e giovani, il dialogo tra l’esperienza esistenziale, sapienziale e spirituale degli anziani e la creatività e il dinamismo dei giovani, afferma il Pontefice, è necessario ed irrinunciabile.
Altro pilastro, quello della istruzione ed educazione. Negli ultimi anni, ricorda Francesco, a livello mondiale, le nazioni hanno sempre più diminuito i bilanci per l’istruzione e l’educazione, considerate ignobilmente dei “costi”, di contro sono aumentate le spese militari e non si intravede alcuna inversione di tendenza. E’ opportuno e doveroso che coloro che hanno responsabilità di governo si adoperino concretamente per un reale processo di disarmo che liberi le ingenti risorse dedicate agli arsenali verso politiche di istruzione, educazione e promozione umana.
L’istruzione e l’educazione rendono la persona più libera e responsabile e la rende consapevole e attiva per la difesa e la promozione della pace, solo così istruzione ed educazione si rivelano fondamentali per una società coesa, civile, in grado di generare speranza, ricchezza e progresso.
Infine, il lavoro. Ampio spazio riserva il messaggio a questo importante tema particolarmente a cuore a Papa Francesco, secondo cui il solo promuovere e assicurare il lavoro costruisce la pace. Esso è espressione di sé e dei propri doni, ma anche impegno, fatica, collaborazione con altri, perché si lavora sempre con o per qualcuno. In questa prospettiva marcatamente sociale, il lavoro è il luogo dove impariamo a dare il nostro contributo per un mondo più vivibile e bello. Ansioso di pace.
La pandemia da Covid-19 ha aggravato la situazione del mondo del lavoro. La precarietà è aumentata e con essa l’invidia tra le generazioni amplificata strumentalmente da falsi profeti che mettono contro gli anziani (più assistiti, sic!) e i giovani sempre più precari e senza futuro.
Il lavoro invece è la base su cui costruire la giustizia e la solidarietà in ogni comunità. Per questo, non si deve cercare di sostituire sempre più il lavoro umano con il progresso tecnologico: così facendo l’umanità danneggerebbe sé stessa. Il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale. Dobbiamo unire le idee e gli sforzi per creare le condizioni e inventare soluzioni, affinché ogni essere umano in età lavorativa abbia la possibilità, con il proprio lavoro, di contribuire alla vita della famiglia e della società.
È più che mai urgente promuovere in tutto il mondo condizioni lavorative decenti e dignitose, orientate al bene comune e alla salvaguardia del creato. Occorre assicurare e sostenere la libertà delle iniziative imprenditoriali e, nello stesso tempo, far crescere una rinnovata responsabilità sociale, perché il profitto non sia l’unico criterio-guida.
In questa prospettiva, Papa Francesco incoraggia anche l’azione dei sindacati e ogni iniziativa che, a tutti i livelli, sollecitano le imprese al rispetto dei diritti umani fondamentali di lavoratrici e lavoratori, sensibilizzando in tal senso non solo le istituzioni, ma anche i consumatori, la società civile e le realtà imprenditoriali.
C’è anche una consegna per la politica che è chiamata a svolgere un ruolo attivo, promuovendo un giusto equilibrio tra libertà economica e giustizia sociale.
La pace si costruisce anche con un lavoro dignitoso che rispetti la dignità della persona umana e non la abbrutisca.
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