In questo tempo sospeso, nessuno aspetta più nessuno. Noi stessi non ci sentiamo attesi e non aspettiamo più nulla.
L’attesa, invece è la capacità di chi sa restare attaccato alla vita anche quando tutto sembra andar male, la voglia di cercare qualcuno che ci insegni ad essere felici, la venuta di un Bambino che nasce nelle periferie piu’ diseredate e viene “deposto in una mangiatoia”: i nuovi “grembi” da cui ripartire.
La vera forza del Natale è la voglia di ricominciare da zero, di cambiare qualcosa della nostra vita perché ogni Natale è diverso dall’altro.
La pandemia che stiamo vivendo sulla nostra pelle, invece di aumentare l’impegno verso l’altro, ci ha fatto ripiegare su noi stessi, ci ha resi più fragili e non abbiamo ben presente chi siamo e dove andiamo. La nascita di Gesu’, invece, ci sprona a vivere con coraggio questo tempo difficile perché nessuno è padrone di se stesso e le sue strade si incrociano con quelle degli altri, chiamati come siamo ad una vita inclusiva e condivisa.
Il Natale, perciò, non sia solo il tempo dei festeggiamenti o delle celebrazioni ma soprattutto delle riflessioni sul nostro modo di essere cristiani, troppo spesso “credenti a-sintomatici” e incapaci di “contagiare” gli altri con la testimonianza del Cristo che non esclude nessuno e nasce nel cuore di tutti!
Facciamoci del bene, impariamo ad attenderlo con gioia, mettiamoci in cammino e andiamo verso una misera capanna dove un Bambino ci aspetta a braccia aperte!
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