A Verona aperto l’11° Festival della Dottrina sociale della Chiesa.
Il videomessaggio di Papa Francesco
Contro ogni buonismo di facciata e ogni fatalismo, sono «l’audacia, la speranza, la creatività e il coraggio» a tratteggiare «la spiritualità del cristiano» secondo Papa Francesco. Lo ha spiegato egli stesso ai partecipanti al Festival della Dottrina sociale della Chiesa in corso a Verona, con un videomessaggio in cui invita a vivere a pieno lo slogan di questa undicesima edizione: «Ovunque siete, costruite il cambiamento!». Pubblichiamo di seguito il testo delle parole del Pontefice, trasmesse ieri sera all’apertura dei lavori, che si protrarranno fino a domenica 28.
Un cordiale saluto a tutti voi che prendete parte all’11ª edizione del Festival della dottrina sociale della Chiesa. Il tema che avete scelto quest’anno è “Audaci nella speranza – Creativi con coraggio”. È un tema che sintetizza l’atteggiamento con cui abbiamo cercato di affrontare questo tempo, tuttora condizionato dalla pandemia. L’audacia, la speranza, la creatività e il coraggio non sono sinonimi, ma rappresentano una connessione di intenti, di virtù, di aperture e di sguardi sulla realtà che fortificano l’animo umano. Ma non solo.
Ricorderete la parabola dei talenti raccontata nel Vangelo di Matteo (25, 14-30). «Colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque», si legge al versetto 16. Questa parabola è l’ultima parabola prima del testo nel quale viene detto che saremo giudicati sulla carità (Mt 25, 31-46). Così quello sui talenti sembra il discorso programmatico di Gesù proprio sull’audacia che è necessaria per essere cristiani.
Contro ogni buonismo di facciata e contro ogni fatalismo, Gesù invita le folle a impiegare con coraggio i propri talenti. Non ha importanza quanti e quali siano i talenti di ciascuno. Gesù chiede di rischiare e di investirli per moltiplicarli. Quando si resta ripiegati in sé stessi con il solo obiettivo di conservare l’esistente, per il Vangelo siamo perdenti: infatti sarà tolto anche quello che è rimasto. L’audacia, la speranza, la creatività e il coraggio sono parole che tratteggiano la spiritualità del cristiano. «Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha» (Mt 25, 29).
Nell’Enciclica Fratelli tutti ricordo che «la pandemia ci ha permesso di recuperare e apprezzare tanti compagni e compagne di viaggio che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. Siamo stati capaci di riconoscere che le nostre vite sono intrecciate e sostenute da persone ordinarie che, senza dubbio, hanno scritto gli avvenimenti decisivi della nostra storia condivisa: medici, infermieri e infermiere, farmacisti, addetti ai supermercati, personale delle pulizie, badanti, trasportatori, uomini e donne che lavorano per fornire servizi essenziali e sicurezza, volontari, sacerdoti, religiose» e così via. Questi «hanno capito che nessuno si salva da solo» (n. 54). Nessuno si salva da solo. Ecco i talenti messi a frutto. Ecco la speranza che sostiene e indirizza la creatività con audacia e coraggio. Per questo, rinnovo l’invito a camminare nella speranza che «è audace, sa guardare oltre la comodità personale, le piccole sicurezze e compensazioni che restringono l’orizzonte, per aprirsi a grandi ideali che rendono la vita più bella e dignitosa» (ibid., 55); cfr. Saluto ai giovani del Centro Culturale Padre Félix Varela, L’Avana – Cuba, 20 settembre 2015).
La speranza, ho detto in altre occasioni, è “come buttare l’ancora all’altra riva”. È questa audacia che ispira azioni nuove, orienta le competenze, stimola l’impegno, dà vita alla vita. Chi spera sa di essere parte di una storia costruita da altri e ricevuta in dono, proprio come nella parabola dei talenti. E sa anche che deve far fruttificare questo dono.
Ancora una parola la rivolgo ai diversi attori della vita sociale radunati a Verona in occasione del Festival: imprenditori, professionisti, espo nenti del mondo istituzionale, de lla cooperazione, dell’economia e della cultura. Continuate a impegnarvi seguendo la strada che don Adriano Vincenzi ha tracciato con voi per la conoscenza e la formazione alla dottrina sociale della Chiesa. Come recita lo slogan di questa edizione: Ovunque siete, costruite il cambiamento! Ovunque siete. Ma costruire il cambiamento, perché noi sappiamo che dalla crisi non si esce uguali: usciremo migliori o peggiori.
Che il Signore vi benedica, che la Madonna vi custodisca. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!
Nei saluti di Welby e Mattarella
All’incontro nella città veneta che ha per tema «Audaci nella speranza, Creativi con coraggio» hanno fatto pervenire i loro saluti anche l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella. Per il Primate della Comunione anglicana «l’azione richiede pensiero e il pensiero richiede studio». E in tal senso «la dottrina sociale cristiana offre un prezioso tesoro che contiene ricchezze di luce per ispirare il pensiero». Per Welby quello del festival veronese «è un programma arduo e ambizioso! Per citare solo alcuni dei temi principali, in aggiunta alla pandemia e all’ambiente: l’educazione, la cultura, l’abitabilità, la mobilità, il lavoro, l’impresa, la famiglia, la salute e i problemi geopolitici che affliggono Paesi come l’Afghanistan, l’Iraq, la Siria, il Libano e il continente africano». Tornare al tempo di prima è impossibile, gli ha fatto eco il capo dello Stato italiano, «la ripartenza dopo le fasi più drammatiche della pandemia è una strada nuova che siamo chiamati a percorrere con impegno, responsabilità e visione del futuro». «È tempo di costruttori», ha aggiunto Mattarella, perché «i risultati non dipendono solo dalle Istituzioni, ma da tutti i corpi sociali, dalle diverse comunità, da ciascun cittadino, come è accaduto in altre stagioni importanti della nostra storia».
dal sito dell’Osservatore Romano del 26 novembre 2021
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