Solo i santi non hanno paura di morire perché vedranno Iddio, gli eroi non la temono perché diventeranno immortali, noi invece, umane creature, al solo pensiero veniamo presi da uno sgomento indicibile!
Quando giunge anche per noi il tempo di “sciogliere le vele” ci assale il grande timore che tutto finisca per sempre oppure inizi un transito verso l’ignoto che ci angoscia profondamente: chi siamo, dove andiamo, cosa ci attende …sono le domande che ci sovvengono, cui non riusciamo a dare risposte.
Viviamo tutta la vita protesi verso un continuo domani, vogliamo sempre maggiori ricchezze e non ci accorgiamo che la morte è la compagna di tutta la nostra esistenza. Facciamo tutto come se dovessimo vivere per sempre e non ci rendiamo conto che nella vita l’unica certezza è la morte di fronte alla quale gli uomini assumono atteggiamenti diversi: chi crede che sia un assurdo, chi immagina che il progresso scientifico possa sconfiggerla, chi cerca di darle un senso, convinto che la mèta finale è l’incontro con Dio.
Per questo abbiamo necessità di ricordare chi ci ha preceduto. Abbiamo bisogno di fermarci, almeno un giorno per non archiviare frettolosamente il passato: ricordare i nostri morti è un atto di giustizia ma anche di conforto, perché loro sono le nostre radici. Abbiamo il dovere della riconoscenza verso chi ha contribuito alla ns. educazione e spesso al ns benessere, una società che rimuove la morte rivela la sua decadenza.
Con i nostri cari defunti dobbiamo continuare quei dialoghi interrotti, con loro possiamo e dobbiamo parlare: come stai? cosa fai? dove sei? ci dice papa Francesco. Essi sono sempre vicini a noi anche se non ce ne accorgiamo, ci aiutano a sentirci ancora amati, ci invitano a rinnovare l‘impegno per gli altri. Impariamo ad ascoltare, nel silenzio del nostro cuore, cosa vogliono dirci.
Tutta la nostra esistenza è permeata dalla paura di morire, le comunità degli antichi cristiani –invece- non parlavano mai di morte ma di ritorno a DIO e perciò non la temevano. San Francesco accolse “sorella morte“ cantando, il gesuita-teologo Suarez, nel mentre restituiva l’anima a Dio, ebbe a dire: non pensavo fosse cosi bello morire!
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