“Siamo qui perché vogliamo provare a cambiare il mondo che ci circonda attraverso la sostenibilità, le persone, la cultura, la bellezza, sensibilizzando da un lato le comunità e le amministrazioni su questi temi e dall’altro spronando i piccoli comuni delle aree interne a pensare in modo diverso”. Con queste parole Giovanni Oliva, Direttore generale della Fondazione Matera Basilicata 2019 ha chiuso ieri al Padiglione Italiano ad Expo 2020 Dubai il secondo Forum Internazionale nell’ambito della Giornata delle Capitali Europee della Cultura, organizzata dalla Fondazione in partnership con il Commissario Generale d’Italia e con il patrocinio della Commissione Europea”.
E’ quanto si legge nel Comunicato stampa della Fondazione Matera-Basilicata 2019.
L’incontro, moderato da Beatriz Garcia, Direttore Associato del Centre for Cultural Value dell’Università di Leeds, ha preso in esame come la cultura sia in grado di creare connessioni tra le aree sovraffollate e quelle scarsamente popolate, presentando le attività che in questo ambito stanno svolgendo le Capitali Europee della Cultura. In particolare, Veszprem Balaton 2023, rappresentata da Friderika Mike, Director of Programme Development, sta lavorando con la comunità per mettere a valore le potenzialità offerte dall’ambiente lacustre che circonda la città. Eleusis 2022, con Chryssa Martini, Director of Premises & Infrastructure, Location Planning of the Artistic Programme, esalta le bellezze architettoniche del passato, facendo leva sulla sua notorietà come una delle città “misteriose” dell’antichità. Oulu 2026, con Mika Vierimaa, Head Of Administration, mette invece al centro della sua proposta culturale la biodiversità, lavorando sia su flora e fauna, sia sulla valorizzazione delle colture locali a livello culinario. Per Matera 2019, Giovanni Oliva ha raccontato le diverse progettualità che hanno coinvolto i comuni della Basilicata. Fra questi anche Pietrapertosa e Tricarico, due dei centri lucani che conservano ancora le tracce delle loro origini arabe. Questo tratto è stato messo in luce attraverso due progettualità realizzate insieme a Matera 2019: l’opera dell’artista palestinese Emily Jacir per il giardino di comunità di Pietrapertosa, illustrata dalla sindaca Maria Cavuoti, e una delle tappe del progetto di arte partecipata di Vinicio e Mariangela Capossela, “Trenodia”, realizzata nel quartiere arabo di Tricarico, come spiegato dal sindaco Vincenzo Carbone.
Le connessioni fra la cultura europea e quella araba sono state anche il cuore della performance “Open Sound – Dubai Session”, nata da uno dei progetti originali di Matera 2019 e la scena creativa locale, in cui i suoni della tradizione araba si sono incontrati e fusi con quelli della tradizione lucana e, a loro volta, alla musica elettronica. A far ballare il pubblico già nelle giornate del 28 e 29 ottobre nello spazio aperitivo del Padiglione Italia e poi a chiusura della Giornata delle Ecoc nell’Anfiteatro, il lavoro di co-creazione e ibridazione realizzato insieme da Gaetano Dragotta, in arte go-Dratta (producer), il musicista arabo Imad Kawala (caval) e i suonatori tradizionali della Basilicata Agostino Cortese (percussioni e cupa cupa) e Alberico Larato (zampogna e lira). A fare da sfondo ai musicisti, le immagini dell’Open Sound Festival, coprodotto da Multietnica e Fondazione Matera Basilicata 2019, realizzato per il programma della Capitale Europea della Cultura. “Dopo tre anni di lavoro sul progetto Open Sound – ha spiegato Alioscia Bisceglia, nella doppia veste di performer e Ambassador del progetto – essere atterrati all’Expo di Dubai è sicuramente una grande soddisfazione. Una location importante e complessa, per via della sua programmazione gigantesca, nella quale ci siamo però accorti che i codici che abbiamo sintetizzato nella nostra library della Lucania, rielaborati in maniera contemporanea, hanno destato l’attenzione di un pubblico davvero eterogeneo, in particolare quello dei ragazzi arabi. L’Italia è una nazione attraversata da tantissime culture e a Sud gli arabi hanno lasciato diverse tracce nella nostra, dall’architettura al cibo. Ora abbiamo scoperto che anche nella musica ci hanno lasciato qualcosa. Open Sound è un progetto di contaminazione, proprio come l’Expo, pensato secoli fa per far incontrare le culture di tutto il mondo. Siamo quindi nel posto giusto”.
Altra iniziativa di incontro fra persone giunte da diverse parti del mondo, unite dalla voglia di giocare per conoscere, è stato “The Ecoc game”, il laboratorio in movimento di geografia culturale sviluppato e autoprodotto dall’ Open Design School di Matera 2019. A mettersi in gioco per scoprire storie e curiosità sulle Capitali Europee della Cultura sono state oltre 80 persone nelle diverse sessioni della giornata tra i visitatori del Padiglione Italia (anche famiglie con bambini), i volontari di Expo, i rappresentanti delle Ecoc presenti. Per queste ultime in particolare, il gioco si è rivelato uno strumento di team building utile per la progettazione. Oltre ad essere proposto ancora nel programma di attività del Padiglione Italia ad Expo Dubai, l’“Ecoc Game” potrà essere fruito da tutti, attraverso il kit scaricabile dal sito web di Open Design School.
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