Ludovica Modugno vogliamo ricordarla così

Da Marcellino pane e vino, al grande teatro, a Checco Zalone. Con tappe in Lucania

La morte di Ludovica Modugno ha commosso tante persone che hanno potuto apprezzare il suo straordinario talento di donna dello spettacolo. Molti la ricordano come doppiatrice delle star del cinema internazionale ma lei, Ludovica Modugno, ci teneva a dire di essere prima ancora un’attrice. Anzi, un’attrice di teatro, del grande teatro: Shakespeare, Pirandello, Goldoni, Arthur Miller.

Come sia finita sul palcoscenico è cosa straordinaria. Diceva di aver voluto fare l’attrice perché, prima di lei, attrice avrebbe voluto essere sua madre e non le era stato concesso. Recitava dunque per portare a compimento ciò che la vocazione materna aveva acceso.

È difficile spiegare come mai un’attrice con un così alto profilo culturale sia stata capace di brillare anche, ed era perfettamente a suo agio in questo, nel genere nazionalpopolare. Cominciando addirittura da Totò e per finire a Checco Zalone. Forse perché il suo era un talento multiforme che non poteva quindi non manifestarsi che in molteplici aspetti; in qualcosa, ma anche nel suo contrario.

Di questo siamo stati in un certo senso testimoni in questa terra lucana dove, come ricorda oggi Pietro Simonetti, nonostante la Modugno fosse parte della grande realtà dello spettacolo, volle dare un generoso contributo allo sviluppo delle attività teatrali sul territorio regionale. «Negli anni Settanta» dice Simonetti, «costruì con molti comuni e la federazione unitaria Cgil, Cisl, Uil l’Associazione Teatrale Basilicata che per prima produsse attività teatrali e realizzò il circuito nei comuni lucani attraverso proficue relazioni e scambi con le altre realtà similari e con l’Associazione Italiana del teatro. Una innovativa azione culturale sul territorio che consentì la fruizione da parte dei lucani degli spettacoli delle migliori compagnie italiane ed estere».

Ancora più recentemente, Ludovica Modugno è voluta tornare nuovamente in Basilicata, sul set del Vangelo secondo Mattei di Antonio Andrisani e Pascal Zullino, film del 2017. Lo ha fatto proprio mentre era impegnata nelle riprese del film di Checco Zalone Quo vado. Anche qui è difficile dire come abbia fatto a dividersi tra una produzione cinematografica con un grande budget e una produzione indipendente come quella del Vangelo secondo Mattei. Ma forse voleva sottolineare, da grande attrice come era, il suo voler essere più personaggi in una sola persona.

C’è un simpatico video che fa parte di una serie di videomessaggi girati da attori famosi in occasione del lockdown, con l’invito a non uscire di casa e a usare i dispositivi di protezione individuali. Anche lei ci teneva a indossare per esempio la mascherina, lei che pure viveva da sola in casa; con la sua ironia, diceva che questa voleva essere una precauzione per evitare di “infettare se stessa”. Per sottolineare forse che di Ludovica Modugno ce n’era più d’una in una stessa casa, come del resto poteva capitare di vedere anche nel mondo dello spettacolo.

Pablito Calvo e Ludovica Modugno

Gli spettatori meno giovani però hanno un motivo per ricordare ancora più caramente questa attrice, ritornando a quando prestò la sua voce a Pablito Calvo nel film Marcellino pane e vino.

È bello ricordarla anche per questo, per aver allora sostenuto quel bambino – lei che era una bambina – che aveva proprio bisogno di quella tenera voce che aveva Ludovica. La storia di Marcellino commosse generazioni di spettatori che oggi sono per lo più anziani. Più che la storia, commosse forse lo sguardo intenso di quel bambino.

Una intensità che, per le misteriose strade del cinema, abbiamo rivisto rispuntare poi nello sguardo di Ludovica Modugno sul set del Vangelo secondo Mattei. Quest’attrice vogliamo ricordarla così, per come brillavano i suoi occhi.

Da Il Vangelo secondo Mattei, di Antonio Andrisani e Pascal Zullino. Film del 2017

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Paolo Tritto

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