Una sfida di civiltà

Pubblichiamo il testo del messaggio che Papa Francesco ha rivolto, in vista della Cop26 di Glasgow, agli ascoltatori di Bbc Radio 4 — canale di attualità della divisione radiofonica della British Broadcasting Corporation — trasmesso in audio stamane, venerdì 29 ottobre, all’interno della rubrica «Thought for the Day», e disponibile anche in video sul sito dell’emittente britannica:

Cari ascoltatori della Bbc, buongiorno!

Il cambiamento climatico e la pandemia da Covid-19 mettono a nudo la radicale vulnerabilità di tutti e tutto e suscitano numerosi dubbi e perplessità sui nostri sistemi economici e sulle modalità di organizzazione delle nostre società.

Le nostre sicurezze sono crollate, il nostro appetito di potere e la nostra smania di controllo si stanno sgretolando.

Ci siamo scoperti deboli e pieni di paure, immersi in una serie di “crisi”: sanitarie, ambientali, alimentari, economiche, sociali, umanitarie, etiche. Crisi trasversali, fortemente interconnesse e foriere di una “tempesta perfetta”, capace di spezzare i “legami” che avviluppano la nostra società all’interno del dono prezioso del Creato.

Ogni crisi richiede visione, capacità di pianificazione e rapidità di esecuzione, ripensando il futuro della nostra casa comune e del nostro progetto comune.

Queste crisi ci mettono di fronte a scelte radicali non facili. Ogni momento di difficoltà racchiude, infatti, anche delle opportunità, che non possono essere sprecate.

Possono essere affrontate facendo prevalere atteggiamenti di isolamento, protezionismo, sfruttamento; oppure possono rappresentare una vera occasione di trasformazione, un vero punto di conversione, non solo in senso spirituale.

Quest’ultima via è la sola che conduce verso un orizzonte “luminoso” e può essere perseguita solo attraverso una rinnovata corresponsabilità mondiale, una nuova solidarietà fondata sulla giustizia, sulla condivisione di un comune destino e sulla coscienza dell’unità della famiglia umana, progetto di Dio per il mondo.

Si tratta di una sfida di civiltà a favore del bene comune e di un cambiamento di prospettiva, nella mente e nello sguardo, che deve porre al centro di ogni nostra azione la dignità di tutti gli esseri umani di oggi e di domani.

La lezione più importante che queste crisi ci trasmettono è che è necessario costruire insieme, perché non vi sono frontiere, barriere, mura politiche, entro le quali potersi nascondere. E lo sappiamo: da una crisi non si esce da soli.

Qualche giorno fa, il 4 ottobre, ero riunito con Capi religiosi e scienziati per firmare un Appello congiunto che richiamasse ad azioni più responsabili e coerenti sia noi stessi che i nostri governanti. In quell’occasione, mi ha colpito la testimonianza di uno degli scienziati che ha detto: “La mia nipotina, appena nata, entro 50 anni dovrà abitare in un mondo inabitabile, se le cose sono così”.

Non lo possiamo permettere!

È fondamentale l’impegno di ciascuno verso quel cambio di rotta così tanto urgente; impegno che va alimentato anche dalla propria fede e spiritualità. Nell’Appello congiunto abbiamo richiamato la necessità di adoperarci responsabilmente a favore della “cultura della cura” della nostra casa comune ed anche di noi stessi, cercando di estirpare i «semi dei conflitti: avidità, indifferenza, ignoranza, paura, ingiustizia, insicurezza e violenza».

L’umanità non ha mai avuto tanti mezzi per giungere a tale obiettivo quanti ne ha oggi. I decisori politici che prenderanno parte alla C OP 26 di Glasgow sono chiamati con urgenza ad offrire efficaci risposte alla crisi ecologica in cui viviamo e, in questo modo, concreta speranza alle generazioni future. Ma tutti noi — è bene ripeterlo, chiunque e ovunque siamo — possiamo avere un ruolo nel modificare la nostra risposta collettiva alla minaccia senza precedenti del cambiamento climatico e del degrado della nostra casa comune.

Dal sito dell’Osservatore Romano del 29 ottobre 2021

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Redazione

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