Sui vaccini Covid19 la scienza ha fallito?

Se è vero che i vaccini hanno funzionato bene per arginare il Covid, non hanno funzionato altrettanto bene per arginare la paura della gente

A giudicare dalle cronache dei mezzi di informazione c’è da domandarsi come mai tanta gente scende in piazza per protestare contro l’obbligo dei vaccini per il Covid19 e contro il green pass. Le risposte che si danno è che tutto ciò dipende dalla scarsa consapevolezza della gente, dai pregiudizi, dalla voglia di protagonismo di alcuni se non da un preciso progetto di manipolazione politica, estraneo alla stessa protesta.

Ma queste sono soltanto alcune delle risposte che si possono dare; risposte che tra l’altro, bisogna dirlo, non sembrano del tutto convincenti. Anzi, fanno insorgere il sospetto che sia stato sbagliato comunque qualcosa. La scienza, in questo caso, ha sbagliato? I dati ci dicono che i vaccini contro il Covid19 hanno funzionato bene, più di quanto ci si poteva ragionevolmente aspettare.

Nonostante ciò, c’è da riconoscere che di errori se ne sono fatti tantissimi, alcuni dei quali, se non hanno compromesso la pace sociale, hanno però messo a dura prova la tutela dell’ordine pubblico. Un errore, grande come una casa, è stato il maldestro tentativo di far credere che la scienza potesse bastare a sconfiggere la paura, far credere che dei vaccini potessero rassicurare la gente, allarmata per il dilagare del virus e per la sua letalità.

Se è vero che i vaccini hanno funzionato bene per arginare il Covid, non hanno funzionato altrettanto bene per arginare la paura della gente. Il perché è molto semplice: la scienza è una falsa sicurezza. E, purtroppo, le false sicurezze sono pericolose quanto i pericoli stessi. Non c’è però soltanto questo. Come abbiamo ricordato recentemente su questo giornale, a proposito della questione sollevata dal premio Nobel Giorgio Parisi su scienza e fede, non soltanto la scienza si rivela prima o poi una falsa sicurezza, ma è proprio dalla scienza che può scaturire una visione sinistra, cupa, dell’esistenza.

Solitamente, questo lo censuriamo. Fu censurato Benedetto XVI quando non gli fu consentito di dire queste cose nella lezione che doveva tenere all’università La Sapienza di Roma nel 2008. Papa Benedetto avrebbe voluto dire che la scienza lascia nell’uomo una tristezza residua perché ciò che rende veramente lieti è soltanto la conoscenza del bene. Il dato scientifico è purtroppo un dato arido; non rivelatore, cioè, del bene atteso. Capita pertanto che la gente si irrigidisca, quando non arrivi a sospettare che la minaccia non sia rappresentata tanto dal Covid ma dalla stessa cura del Covid e dai vaccini.

Cosa si può fare in questi casi? Al porto di Genova, dopo giorni di dure proteste, di aspri scontri, due poliziotti hanno donato focaccine e pasticcini ai lavoratori che protestavano contro i green pass. I quali, commossi, hanno voluto abbracciarli. «Non ho parole» ha detto uno dei manifestanti, «ho le lacrime agli occhi».

I vaccini non bastano. Nemmeno se bloccassero il contagio al cento per cento. C’è bisogno di un gesto, anche piccolo, di carità. Perché è nella carità che diventa evidente il bene. Ciò che cambia il cuore dell’uomo non è semplicemente la fiducia in qualcosa che faccia abbassare la febbre o che faccia aggiustare i parametri vitali. Il cuore dell’uomo trova pace soltanto di fronte a qualcuno che è capace di un gesto di amore nei suoi confronti. Soltanto questo fa diventare tutto credibile e affidabile.

Nella circostanza della pandemia, la scienza ha fallito? E noi abbiamo sbagliato qualcosa? Abbiamo sbagliato almeno a non ricordare quello che scriveva Paolo ai Corinzi: «se io conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla». Senza la carità, tutto, compresa la scienza, è ridotto a ben poca cosa. “Come un cembalo che tintinna”.

Immagine del Hagerstown Community College sotto licenza 
CC BY-NC-ND 2.0

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Paolo Tritto

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