Gli anni in cui Matera si preparò agli eventi legati al riconoscimento ricevuto di Capitale europea della cultura per il 2019, furono un momento nel quale in Basilicata si parlò dell’idea di rianimare le vie dell’ambra, favorendo un collegamento tra i numerosi centri lucani – spesso piccolissimi – che si ritiene avessero avuto nell’antichità un ruolo attivo nella diffusione di questo fossile.
Nello stesso periodo si registrarono altre interessanti iniziative, come il Convegno Internazionale sulle Strade Antiche tenuto a San Marino nell’aprile del 2014. Il territorio della piccola Repubblica e tutta la zona circostante erano stati nella remota epoca della protostoria centro della lavorazione dell’ambra. Anzi, forse prima che nella penisola italiana giungesse l’ambra baltica, doveva essere il principale centro di irraggiamento di questo artigianato artistico e in effetti per tanto tempo eserciterà, in questo campo, una certa influenza fino alle regioni più meridionali, come la Puglia e la Basilicata.
A.C. Montanaro, nel corso del citato convegno di San Marino, tenne una puntuale relazione in cui si passava in rassegna l’intera produzione di ambra in area adriatica. Tra le tante cose, egli richiamava l’attenzione sul rivestimento di un arco di fibula, proveniente da Verucchio, in provincia di Rimini, sul quale figurano, come ha scritto, «due anatrelle contrapposte, motivo quest’ultimo ampiamente di uso in tutta l’area italica (Etruria, Piceno, Basilicata)». È un vero mistero come sia stato possibile, circa tre millenni fa, creare stabili collegamenti, percorsi viari, tra regioni così distanti tra loro.
In epoche successive, dopo il crollo dell’impero romano, la penisola italiana sarà segnata da strade percorse dai pellegrini cristiani, dagli spostamenti stagionali delle greggi, dai mercanti. Molto spesso questi si muovevano sui medesimi percorsi e questa sovrapposizione deve avere accresciuto notevolmente il volume delle merci che vi transitavano, oltre alla percorribilità delle vie di comunicazione.
A partire dalle invasioni barbariche, la penisola italiana andò purtroppo incontro a lunghi periodi di instabilità che ostacolarono non poco gli scambi commerciali. Si può dire che questa instabilità, soprattutto in Italia, si è fatta sentire fino ai nostri giorni. E non soltanto fino alla fine delle guerre mondiali, ma anche dopo, con le divisioni in Europa tra l’Est e l’Ovest, tra il nord continentale e il sud mediterraneo.
Ramune Kupsyte ha un sito internet intitolato “La via dell’ambra”. Nata in Lituania, terra baltica, ha voluto a un certo punto ripercorrere la via dell’ambra giungendo così in Italia. Oggi ha un negozio a Bassano del Grappa, non soltanto per la vendita di gioielli d’ambra ma anche per far conoscere questa gemma e la straordinaria storia della sua diffusione.
È un percorso che iniziò già, dice Ramune, «nel momento in cui sul Baltico non c’era ancora un minimo della civiltà moderna, nessuna rete stradale e nessuna capacità linguistica di comunicare con i popoli diversi. E nonostante ciò, grazie all’ambra – una resina fossile che per la sua luce e la sua bellezza ha attirato i popoli romani – nasce un collegamento commerciale e culturale europeo. È quello che cerco di fare anche nel mio negozio: raccontare ai miei clienti dell’ambra, della mia terra Lituania, della nostra cultura accorciando così le distanze».
La via dell’ambra è una strada diversa da tutte le altre. In Italia si dice che “tutte le strade portano a Roma”. Per dire che tutto è inserito dentro un sistema centralizzato. Ma se tutte le strade “portano a Roma”, la via dell’ambra invece fa eccezione. In tutti i suoi 2500 chilometri, questa strada non collegava in passato l’Europa delle grandi capitali, ma la miriade delle comunità di villaggio, le aree interne, le zone rurali; quelle periferie che un tempo si chiamavano marche e, infatti, ancora oggi chiamiamo Marche la regione geografica del “popolo dell’ambra”.
La via dell’ambra scende lungo la penisola attraversando gli impervi percorsi dell’Appennino e unendo così tutto il territorio nazionale. Attorno all’Appennino non ci sono divisioni; l’Appennino è, morfologicamente, la spina dorsale dell’Italia che, per questo, rende la nazione un corpo unico.
La via dell’ambra potrà unire l’Italia come ancora non è stato fatto; senza più divisioni tra nord e sud, tra centro e periferia. Come le due anatrelle di Verucchio che l’ambra e la creatività artigiana hanno saputo unire in una cosa sola.
Scrivi un commento