Riuniti a Benevento il 30 e 31 agosto scorso, i vescovi delle diocesi italiane che ricadono nelle aree interne del paese hanno voluto richiamare «la sofferenza e le attese del nostro popolo dovute al progressivo spopolamento di molti centri e all’assenza dei servizi fondamentali».
Si tratta generalmente di zone rurali e montuose ritenute per questo marginali nel contesto economico italiano. In realtà, per quelle che sono le caratteristiche orografiche della penisola, queste zone non sono affatto marginali se si considera che nemmeno il 25 per cento del territorio nazionale è pianeggiante. Chiunque capirebbe che un sistema economico che non riesce a mettere a valore nemmeno un quarto del territorio nazionale non può promettere niente di buono. E tutto ciò si vede benissimo.
Se le aree interne sono viste come realtà scarsamente produttive è perchè non si conosce la loro vitalità, non si conoscono le loro risorse. Non si coglie la capacità della gente che abita questi territori rurali di generare veri modelli di sviluppo, né si conosce la loro fede.
Federico Valicenti è un nome importante nel campo della ristorazione. Ha un locale a Terranova, in un posto sperduto sul massiccio del Pollino. Sembra una pazzia pensare che qualcuno possa mettersi in macchina e percorrere tanta strada per arrivare lì, soltanto per mangiare qualcosa. Ma chi pensa che Federico abbia aperto il suo ristorante nel posto sbagliato, dovrebbe ascoltare cosa dice lui stesso: «Le aree interne sono abbandonate, come destinate a essere interne e basta, eppure si muovono, si organizzano per essere ascoltate, si propongono».
Si muovono in una direzione diversa da quella immaginata dal mondo della politica e dell’economia, ma si muovono. Nello scorso mese di agosto Luna Rossa, il locale che Federico Valicenti gestisce, ha compiuto quarant’anni di attività. E già questo basterebbe a dimostrare che questa gente sa benissimo in quale direzione andare anche se, come si diceva, è una direzione diversa da quella prevista dai registi della programmazione economica.
Sulla sua pagina facebook, nella ricorrenza dei quarant’anni di Luna Rossa, Federico ha annotato un appunto che sembra non avere alcuna attinenza con la sua attività di ristoratore, tanto meno con l’economia in generale: «Oggi mia figlia Ida percorre uno dei cammini cristiani più suggestivi, ricco di spiritualità e di conoscenza, soprattutto di se stessi. Oggi Ida mi racconta e racconta agli altri una nuova visione: questa è la strada di Francesco, che viene da Roma e porta a Greccio. Noi siamo alcuni giovani di FrancescoEconomy in marcia da Greccio verso Roma. È il cammino al contrario. Le insegne sono al contrario. I solchi delle orme per terra sono al contrario. Tutto ci dice che la direzione è un’altra. Mentre camminiamo ci accorgiamo, così, che tutto è profetico. L’economia di Francesco è la voce di tantissimi giovani nel mondo che intendono cambiare rotta, per rovesciare le logiche di una economia distorta e smarrita nei valori nobili della giustizia, della pace e del bene comune. Per questo abbiamo scelto di intraprendere il primo CamminoDiEconomy… al contrario, da Greccio verso Roma per 130 km, perché la direzione giusta, quella che può aiutarci ad essere una società migliore e più sostenibile è un’altra… e noi la vogliamo percorrere, con coraggio, tutti insieme!»
Chi dovesse incontrare questa ragazza, Ida, forse le direbbe che sta andando nella direzione sbagliata. Suo padre invece al suo percorso ci crede. Perché Federico Valicenti questo lo ha già visto tante volte nei pellegrini che vanno al santuario della Madonna del Pollino. Da secoli il cammino è solcato, spiega, «dalle popolazioni dei comuni del versante calabro e lucano, in occasione della festa della Madonna e questo ha fatto emergere un interesse verso l’enorme patrimonio ambientale depositato lungo l’itinerario proposto. Riscontri storici ed antropologici dimostrano l’appartenenza votiva, l’essenza di una vocazione verso il culto della Madonna del Pollino».
Bisogna vederlo per crederci. Bisogna vedere lo spettacolo di una folla enorme di persone, animate soltanto dalla fede, rianimare al loro passaggio questa terra desolata. Il pellegrinaggio diventa per Federico fattore di scoperta di «piccoli borghi, chiese, luoghi di culto, paesaggi culturali e naturali, boschi, montagne, canyon, vecchie strade ferrate». Contrade desolate che al passaggio del pellegrino diventano luoghi di affezione che non si dimenticheranno e in cui si vorrà tornare.
Chi potrebbe immaginare che in posti come questi, che sembrano marginali e che possono risultare interessanti al massimo per la devozione popolare, può capitare di incontrare «una cultura che affonda le proprie origini anche nella contaminazione con altri popoli come gli harbereshe». Quelle che racconta Federico Valicenti non sono cose che si possono trovare nei libri di economia.
Nei libri di storia, invece, qualcosa si può trovare. Lo ha ricordato recentemente Antonio Polito nel suo libro Le regole del cammino. Il giovane Benedetto da Norcia era un ragazzo che tutti pensavano potesse, con la sua straordinaria intelligenza, farsi strada a Roma. Scelse invece di seguire la strada al contrario, mosso dalla sua fede, andandosene a vivere nelle zone più interne dell’Appennino centrale. Nacque così quella che sarà la civiltà europea che ancora oggi regge la nostra società.
«Le comunità cristiane» hanno affermato i vescovi delle aree interne nella loro riunione di Benevento, «spesso unico presidio e riferimento dei territori marginalizzati, sentono l’urgenza di contribuire al riscatto umano e sociale delle popolazioni di queste aree, declinando il Vangelo in modi sempre adeguati alla concretezza della realtà». Quando per la storia è giunto il momento di rimettersi in moto, è sempre la fede del pellegrino che fa muovere il primo passo.
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