Dopo essersi recato nel piccolo cimitero dell’isola di Ventotene sulla tomba dell’europeista Altiero Spinelli, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto, il 29 agosto scorso, al 40° Seminario per la formazione federalista europea in occasione dell’80° anniversario dell’elaborazione del Manifesto di Ventotene.
Sull’isola di Ventotene, Altiero Spinelli fu confinato dal regime fascista a causa delle sue simpatie per le idee marxiste, idee da cui però si discostò proprio negli anni del confino per abbracciare un ideale europeista. Il Manifesto fu elaborato clandestinamente, scritto pare su carta di sigarette, insieme a Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni. Caduto il fascismo, il testo del Manifesto fu pubblicato, raccogliendo nuove adesioni come quelle di Manlio Rossi Doria, Giorgio Braccialarghe, Vittorio Foa, Luigi Einaudi e Ursula Hirschmann che sarà moglie di Spinelli e alla quale si attribuisce il salvataggio del documento dalle perquisizioni della polizia fascista.
Seguì un convegno a Parigi cui aderirono importanti intellettuali, come gli scrittori Albert Camus, George Orwell ed Emmanuel Mounier. Idea fondamentale del Manifesto di Ventotene è la costituzione di una federazione europea di Stati, idea che negli anni Ottanta sarà adottata come modello per l’Unione Europea. Negli anni della fase di fondazione dell’Unione, Spinelli che nel frattempo era eletto al Parlamento Europeo diede vita al Crocodile Club, sodalizio che riunì nove importanti personalità della politica europea, decisi sostenitori dell’ideale europeista. Tra questi, l’inglese Stanley Johnson, padre dell’attuale Primo Ministro Boris Johnson che, ironia della sorte, sarà colui che poi, con la Brexit, riporterà fuori dall’Unione Europea il Regno Unito.
Nella ricorrenza degli ottant’anni del Manifesto di Ventotene, come si è detto, si è tenuto un seminario alla presenza del Capo dello Stato. Il quale poi, nel corso di un lungo dialogo con i giovani, ha sottolineato l’attualità degli ideali che hanno plasmato l’Unione Europea.
Rispondendo alle domande poste da studenti dei licei e delle università, Sergio Mattarella ha ricordato le lezioni di Ventotene che sono “senza scadenza temporale”. Innanzitutto quella dell’integrazione di un continente, come era l’Europa degli anni Quaranta, che stava cercando di liberarsi da regimi e conflitti che avevano contrapposto sanguinosamente interi popoli. E poi, strettamente connesso a ciò, l’affermazione del valore della persona. Il Presidente ha ricordato il passaggio del Manifesto che recita: «L’uomo non deve essere un mero strumento altrui, ma un centro autonomo di vita».
Questo è stato ciò che, storicamente, ha dato vita all’Unione Europea. Ma c’è da dire anche che oggi l’Unione è molto cambiata. Soprattutto dopo l’emergenza del covid-19 si è potuto vedere che nuovamente le istituzioni europee hanno mostrato di avere una visione e una capacità di intervenire con prontezza e con strumenti di grande efficacia, come il Next Generation. Di questo bisogna essere riconoscenti. Il Presidente si è poi riferito a «tanti – come definirli – tanti gelidi antipatizzanti dell’integrazione dell’Unione. Si diano pace: questi strumenti resteranno, non si può tornare indietro!»
Accogliendo la domanda di una studentessa che si chiedeva quale modello propone oggi l’Europa, Sergio Mattarella ha affermato che l’Europa è oggi nel mondo modello di valori come la libertà, i diritti, la pace, il rispetto e la comprensione reciproca tra i popoli, tra le culture, la collaborazione internazionale, la coesione sociale. Certo, bisogna dire anche che ci sono momenti in cui l’Europa mostra di non essere all’altezza di questo compito, come in Afghanistan oggi e prima in Siria. A questo bisogna aggiungere anche che purtroppo la politica migratoria non è mai diventata una materia realmente comunitaria.
Tutto questo, ha detto il Presidente, non è all’altezza delle aspirazioni, del ruolo, della responsabilità dell’Unione europea: «In questi giorni c’è una cosa che sinceramente appare sconcertante: si registra, qua e là nell’Unione Europea, grande solidarietà nei confronti degli afghani che perdono libertà e diritti ma che rimangano lì, non vengano qui perché se venissero non gli accoglieremmo. Questo non è all’altezza del ruolo storico, dei valori dell’Europa verso l’Unione».
Per questo, il Capo dello Stato ha concluso augurandosi che possano scomparire le diseguaglianze tra le persone, tra i territori, e che l’Europa sia ancora capace di esprimere, di coinvolgere, di trasmettere quei valori che la caratterizzano.
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