Il nostro tempo corre veloce e, spesso, siamo travolti da “logiche” esterne che non possiamo governare. E così ci ritroviamo rapiti dalla fretta, travolti dalla corsa di ogni giorno ovvero da quella ricerca affannosa e talvolta spasmodica di stare al passo con il nostro stesso vivere.
Efficacia ed efficienza, sono capacità richieste – ormai – in ogni ambito della vita.
Ci è chiesto di essere efficaci nel campo lavorativo, nella comunicazione educativa in famiglia, nella costruzione dei rapporti sociali.
In ambito produttivo, poi, sono addirittura espressioni di cui non si può proprio fare a meno.
Una amministrazione o un’azienda che non persegua obiettivi di, e con, efficacia ed efficienza sarebbe, del resto, una realtà in preda alla “mala gestio”.
Certo è che efficacia ed efficienza solo apparentemente sono sinonimi e le differenze tra le due espressioni non sono poi così sottili.
L’efficacia è la capacità di raggiungere un obiettivo; l’efficienza è la capacità di raggiungere un obiettivo con il minor dispendio di risorse possibile (tempo compreso ovviamente).
Si potrebbe dire: massimo rendimento/minimo sforzo.
Ma quando, nella vita di ogni giorno, proviamo a sforzare al minimo la variabile del tempo non sempre riusciamo nel tentativo di ottimizzare i processi temporali anzi spesso ci ritroviamo irretiti nella trappola della fretta, nella – cosiddetta – frenesia del quotidiano; quella frenesia alimentata dall’ansia del fare che più che produrre efficienza produce efficientismo.
Papa Francesco all’Angelus di Domenica 18 luglio ci invitava a fermare “la corsa frenetica che detta le nostre agende,”a imparare “a spegnere il telefonino” a non lasciarci prendere da noi stessi o dalle cose da fare ma accorgerci delle ferite degli altri. Davvero difficile!
E’ stato calcolato, solo per fare il più semplice degli esempi, che impieghiamo in media allo smartphone 52.560 minuti all’anno, l’equivalente di 36 giorni. 36 giorni ! Molto più di quelli che ci concediamo per il tempo delle ferie o del riposo estivo. Oltre un mese del nostro anno lo trascorriamo con gli occhi rivolti al piccolo schermo di un telefonino. Quegli stessi occhi con cui potremmo incrociare lo sguardo non solo di chi soffre o di chi ha bisogno ma di chi ci vuol bene e a cui vogliamo bene.
E’ vero, questo nostro tempo corre veloce e noi – spesso – siamo travolti da “logiche” che non possiamo governare ma dalle quali siamo, nostro malgrado, governati. E così ci ritroviamo rapiti dalla fretta, travolti dalla corsa di ogni giorno ovvero da quella ricerca affannosa e talvolta spasmodica di stare al passo con il nostro stesso vivere. E’ inevitabile, così, dimenticare che la vita non è solo regolata dal kronos: il tempo cronologico, appunto, quello misurabile, quello che riusciamo a quantificare o a mercificare; quello che ci spinge al ritmo incalzante del nostro quotidiano, che riduce la percezione di ogni attimo, che predilige l’istinto piuttosto che la riflessione, quel tempo che spesso ci scivola addosso senza neppure rendercene conto. Il tempo è anche, o forse sarebbe meglio dire soprattutto, Kairos: Il tempo opportuno, il momento propizio, lo spazio temporale dell’equilibrio, la somma degli attimi favorevoli all’incontro e a ciò che è inedito nella nostra vita. Il tempo della pienezza.
Kronos sembrerebbe chiaramente il tempo dell’uomo, Kairos quello di Dio.
La recente pandemia dovrebbe averci insegnato un nuovo modo di concepire, vivere e valorizzare il nostro tempo anche nella logica di quelle relazioni umane che tanto ci sono mancate. Eppure sembrerebbe che l’ingresso in zona bianca e la conseguente ripresa della “normalità” del vivere ci spinga più a di-menticare (togliere dalla mente) quanto vissuto quando eravamo nella morsa del virus che a ri-cordare (riportare al cuore) i pochi – troppo pochi veramente – insegnamenti positivi che da questa pandemia possiamo trarre; passando, così, dalle corse del lavoro alle corse delle ferie. Papa Francesco ci ricorda che abbiamo bisogno di una “ecologia del cuore”, che si compone di riposo, contemplazione e compassione.
Questo tempo estivo che viviamo sia per tutti noi occasione favorevole non soltanto per gustare la qualità del Kairos, ma per apprezzare – così – l’ inefficacia dell’ efficientismo.
Buona estate!
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