“Vieni e vedi” (Gv 1,43-46) é il tema scelto da Papa Francesco per la 55^ Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si celebra nel giorno dell’Ascensione cioè nella domenica che precede la Pentecoste del Signore.
La comunicazione di oggi è costituita da “incroci” di parole, di suoni, di video, di concetti spesso vuoti e standardizzati che la gente ascolta impassibile e frastornata comprendendone i risvolti solo alla vista della tragedia, peraltro decontestualizzata. Appare da ciò fondamentale il lavoro di chi si “sporca le mani” e “consuma le suole delle scarpe” per vedere personalmente e raccontare ciò che vede.
Come far capire ai distratti? Come far compenetrare nelle notizie chi non comprende o chi per condizione di privilegio non vuole ascoltare o vedere? Pertanto, non basta solo andare a vedere ma poi bisogna saper raccontare, con passione e competenza, e trasmettere il grido di dolore che sale dai luoghi delle sofferenze invisibili. Come rendere la testimonianza di un disagio in racconto che crei memoria di senso? Innanzitutto, nel racconto occorre superare i pregiudizi verso “l’altro” ponendosi con spirito di verità così come ricorda Giovanni nel suo Vangelo (15,26-27): «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio».
Ma ci si può anche chiedere, vale la pena raccontare se c’è il rischio che non venga recepito il messaggio? Allora ci sono cose che non vale la pena di raccontare? Intanto, la narrazione cattura l’ascoltatore se riesce a far vivere i fatti nella loro realtà e concretezza, se riesce a trasmettere dettagli o eventi che, belli o brutti, richiamano situazioni emotive di sofferenza, gioia o solidarietà.
E la Chiesa ha ancora da dire qualcosa? I cristiani sono disponibili ad ascoltare la Chiesa? Certamente le persone ascoltano chi è credibile e il Papa esorta i giornalisti, in particolare quelli cattolici, a testimoniare sempre la verità, bella o brutta che sia. Il Papa dice che la nostra comunicazione non deve essere pubblicità, non deve fare marketing, non deve essere autoreferenziale perchè sempre meno riuscirebbe a intercettare la verità delle cose e la vita concreta delle persone. Occorre comunicare il bene e il male facendo sempre discernimento come nella distinzione del grano dalla zizzania.
In realtà, il Papa parla a tutto il mondo della comunicazione, ai cattolici ma anche ai politici. Il suo Messaggio parte dal principio di realtà della Evangeli Gaudium: «La realtà è superiore all’idea. Questo implica di evitare diverse forme di occultamento della realtà» (EG 231). Il “principio di realtà”, per i cristiani, ha il suo fondamento nel mistero dell’incarnazione di Dio: «il Verbo di Dio si è fatto carne» (Gv 1,14) diventando una persona concretamente immersa nella storia e nella cultura di quel tempo ben preciso.
“Il «Vieni e vedi» – dice Papa Francesco – è il metodo più semplice per conoscere una realtà. È la verifica più onesta di ogni annuncio, perché per conoscere bisogna incontrare, permettere che colui che ho di fronte mi parli, lasciare che la sua testimonianza mi raggiunga”.
Essere testimoni di verità, aiutare a capire, recarsi sul posto, raccogliere testimonianze, non cascare nel tranello delle fake news, usare le giuste parole sono le azioni che mette in atto il giornalista a cui l’arcivescovo di Matera-Irsina mons. Antonio Giuseppe Caiazzo si rivolge, in occasione della Festa di San Francesco di Sales: “Sento di ringraziarvi per il lavoro che svolgete a volte non senza rischi, o minacce o tentativi di ricatto. Siete una presenza di cui abbiamo tutti bisogno per essere aiutati a capire, guardare, stare accanto ai bisogni e necessità, denunciare, leggere il positivo che incoraggia e apre alla speranza”.
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