“Chiesa di Matera, nata dalla Croce di Cristo e dalla sua Risurrezione, manifesta anche tu “tra i popoli” le meraviglie del Signore”.
Sono passati esattamente trent’anni da quel giorno in cui Giovanni Paolo II, con la sua voce possente ed incisiva, ha fatto risuonare queste parole durante la celebrazione Eucaristica nella nostra città.
«Chiesa di Matera, nata dalla Croce di Cristo e dalla sua Risurrezione, manifesta anche tu “tra i popoli” le meraviglie del Signore. Imita la Vergine della Visitazione nella fedeltà al Vangelo e nel servizio ai poveri: accogli con gioia la vita dono di Dio, dal suo inizio al tramonto. Nel bambino come nell’anziano è lo stesso mistero d’amore che si manifesta, è lo stesso disegno divino che si realizza.
Apri il tuo cuore a chi soffre. Nel misero e nell’abbandonato, nell’ultimo e nell’emarginato incontri Cristo, Via soprannaturale dell’autentico rinnovamento dei cuori.
Cammina fiduciosa con Maria, Madonna della Bruna. Con lei avanza sulle strade della carità; con lei proclama il Vangelo, verità di eterna salvezza, in una nuova e vigorosa evangelizzazione.
In lei troverai rifugio nell’ora della prova e della stanchezza; in lei sentirai il sostegno di una madre nei giorni della fatica e del dubbio.
Accogli come Madre la Madonna della Bruna, cui affido le tue speranze e i tuoi propositi.
Attingi fiduciosa al segreto della sua fede; partecipa al disegno del suo amore.
Sì, partecipando alla fede della Madre di Dio, la Chiesa desidera che le meraviglie di Dio siano conosciute da tutti, che tutti possano attingere l’acqua alle sorgenti della salvezza; e possano attingerla con gioia” (Messa per i fedeli dell’arcidiocesi di Matera – Omelia di Giovanni Paolo II, Sabato, 27 Aprile 1991).
Fare memoria è importante, non è semplicemente ricordare il passato, il salmo 136 ci è di monito: mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo, se non metto Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia».
Dopo tanti anni è spontaneo chiedersi in che modo quella visita benedetta abbia inciso nei cuori dei materani e cosa ne è rimasto. È bello cogliere nell’omelia tre verbi, chiavi di lettura, per un cammino ancora in atto: accogliere, aprire, camminare.
Accogliere!
La storia di Matera e dei suoi abitanti è impastata di accoglienza sin dalle origini; veramente non si può pensare a questa città meravigliosa senza subito accostarle secoli di storia in cui, non senza difficoltà, ha spalancato le sue porte a chi veniva da molto lontano. Quando i monaci giunsero qui dall’Oriente e si stabilirono nelle grotte dei Sassi, trovarono già degli insediamenti urbani. Condivisero il vivere in grotta, perché, a differenza di quanto si pensasse negli anni in cui i Sassi non erano patrimonio ma vergogna, non furono i monaci a scoprire i Sassi, questi erano già abitazione di interi nuclei familiari! Si perde nella notte dei tempi questo intreccio di lingue, di cultura, di espressione religiosa.
Non sarà stato certamente facile! Se è vero che il popolo materano è laborioso e paziente è però altrettanto caparbio… ma la storia su questo non si sofferma. Sappiamo che i forestieri non furono cacciati ma accolti, per vivere e camminare insieme. Giovanni Paolo II lanciò un invito a fare spazio alla vita dall’inizio al tramonto; oggi Matera è chiamata ancora e con grande responsabilità ad accogliere.
Aprire!
Che meraviglia questo verbo. Che bellissimo augurio Giovanni Paolo II fece a questa città. Aprire è il contrario di chiudere. Non sembri banale il richiamo ai contrari del verbo, ma forse è necessario perché ci si possa rendere conto. Stiamo vivendo un tempo in cui assistiamo continuamente a chiusure di vario genere; c’è però un luogo dove nessuno può imporci di essere chiusi ed è la nostra coscienza. Aprire, spalancare, gioire e ancora accogliere! Aprire è il contrario della diffidenza, aprire è il contrario del pregiudizio, aprire è il contrario della differenza sociale, aprire è il contrario delle lotte civili e politiche, aprire per Matera è il verbo della salvezza. Aprire, non facendo grandi gesti, ma piccole cose che sanno di semplicità e verità. Di un sorriso offerto senza pretese, di una parola detta per incoraggiare, di una mano tesa per aiutare. Apriamo i nostri cuori ai giovani, oggi tanto provati. Non ci sovrasti la crisi pandemica per giustificare le nostre chiusure, le nostre comodità. Apriti Matera e ama e allarga i tuoi orizzonti per essere disponibile al cambiamento.
Camminare!
Giovanni Paolo II ci invitava a camminare con Maria, la Vergine Santa della Bruna. Tutti i nostri vescovi, ieri ed oggi, ci hanno esortato continuamente e in diversi modi ad essere il popolo del Magnificat, la gente che sa correre verso le necessità senza indugio, sa sostare presso chi soffre ed ha bisogno di un aiuto, che sa riconoscere e lodare Dio per le sue meraviglie, per la sua misericordia. Forse… Matera ha spesso preferito essere orfana e dimenticare di avere una Madre a cui guardare e da cui farsi prendere per mano.
Attingi, Matera, fiduciosa al segreto della tua fede:
Matera città ecumenica, chiamata a valorizzare le diverse espressioni religiose presenti e a camminare per mettere in comune non ciò che divide ma ciò che unisce. È un impegno serio e faticoso, soprattutto in un tempo come questo in cui sembra che le divisioni, anche le più piccole, facciano da padrone nella vita dei popoli. Abbiamo una preziosa eredità a cui attingere!
Matera città Eucaristica, in cui il pane, così gustoso e buono e dalla forma che si fa già grembo di accoglienza per tutti, è il segno per eccellenza di lavoro, sacrificio, semplicità, essenzialità, dono totale. Il pane viene impastato di notte, non perché frutto delle tenebre, ma perché al sorgere del sole se ne possa già gustare la fragranza, il profumo e condividerlo.
Il prossimo anno la nostra città ospiterà il XXVII Congresso Eucaristico Nazionale, sarebbe meraviglioso se ciascuno, anche in vista di questo evento e non solo, si impegnasse a trasformare la propria abitazione in una Betlemme, Casa del Pane, dove non sono assenti i sacrifici, il dolore, l’incomprensione, ma dove la notte possa essere rischiarata dal pane della Vita, della condivisione, della fratellanza.
Matera città solida, chiamata a ripartire dalle sue radici, dai Sassi, per costruire il futuro ancora e più che mai tanto incerto in questo tempo fragile e critico. Case scavate nella roccia, case vicinissime l’una all’altra, case super affollate ma solide! Costruite non sulla sabbia, ma sulla roccia cementata da fatica, sudore e dalla fede dei nostri padri che hanno creduto non solo in Dio e nella provvidenza, ma anche nell’uomo stesso. Si sono fidati, hanno osato, hanno fatto da sentinelle per scrutare l’aurora. Quanto bisogno abbiamo oggi di credere, di sperare, di osare, di spalancare porte e cuori ad una accoglienza che spazzi via il tutto calcolato, preventivato, inquadrato.
E allora, se ne avremo la possibilità nei prossimi giorni, scendiamo nei Sassi e accarezzati da questo primo sole di primavera, gettiamo il nostro sguardo su questa ricchezza che ogni volta ci stupisce, scaviamo con la memoria per attingerne le radici, accogliamo il messaggio di storia che ci lancia verso il futuro, apriamo tutto noi stessi all’amore di Dio che si scorge deciso nelle opere delle Sue mani, camminiamo audaci, sicuri e decisi perché la voce e l’augurio di un Pontefice santo diventino realtà.
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