Primo Maggio di speranza e di conversione

Il Primo Maggio 2021 è anche occasione per dare speranza alle tante lavoratrici e lavoratori, giovani soprattutto che vivono l’incertezza per il loro futuro.

“Al popolo stava a cuore il lavoro” (Ne 3,38), non solo al tempo di Neemia, profeta dell’Antico Testamento, anche oggi al popolo sta a cuore il lavoro, perché il lavoro dà dignità alle persone.

In questo tempo di pandemia, diversi settori lavorativi sono andati in crisi, sia per le restrizioni imposte che per la conseguente crisi economica e, da diverse categorie di lavoratori, si leva nelle piazze il grido: lavoro, lavoro, lavoro.

Il primo maggio, tradizionalmente definito Festa del Lavoro, quest’anno si prospetta come momento di bilanci, purtroppo negativi per milioni di lavoratori, di famiglie, giovani e donne, categorie queste ultime particolarmente penalizzate.

Gli unici lavori in forte crescita sono quello della sanità, che mostra tutte l’inadeguatezza nel far fronte all’eccezionale ondata di contagi per covid19, ma che ha offerto esempi di eroismo e di dedizione alla cura dei malati, quello dell’industria farmaceutica, della produzione dei presidi sanitari, della tecnologia legata alla comunicazione e al lavoro in smart working.

Al popolo sta a cuore il lavoro perché sta a cuore la sopravvivenza propria e delle proprie famiglie, ma anche per ricostruire vite devastate dal distanziamento sociale e dalle sia pur necessarie restrizioni.

Il lavoro sta a cuore alla Chiesa, anzi, ancor di più stanno a cuore alla Chiesa i lavoratori, uomini e donne, padri e madri di famiglie che chiedono di essere valorizzati all’interno della società per le loro doti e capacità creative e non solo in modo assistenziale.

Alla Chiesa sta a cuore che ogni persona ritrovi la propria dignità proprio nell’esercizio della professione e nella possibilità di dare il proprio contributo allo sviluppo della società e alla collaborazione all’opera della creazione.

Le mutate situazioni sociali, l’innovazione nel campo del lavoro, l’esigenza di un rinnovamento nella pubblica amministrazione, l’industria 4.0, il perfezionamento della tecnologia, che sempre nuovi spazi occupa nella produzione industriale e nella comunicazione, sembra creare una nuova stagione che ridimensiona i posti di lavoro e le prospettive di occupazione. Come, però, dicono i Vescovi nel Messaggio per il Primo Maggio: “Il generare richiede la responsabilità e la capacità di uscire da sé stessi per aprirsi all’altro nel segno di una vita segnata dall’amore, unica realtà in grado di rendere la vita piena e feconda. Ciò comporta un conflitto tra il vecchio che resiste e il nuovo che s’impone con la sua forza di cambiamento. A chi affronta questa dinamica è richiesto di abitare una sana tensione tra la paura di perdere quello che si era, o si deteneva come certezza nell’agire, e un rinnovato impegno verso nuovi stili di vita. D’altronde chi ha incontrato il Signore Gesù, chi lo ha sperimentato come Signore della propria vita, «è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche» (Mt 13,52)”.

Il Primo Maggio 2021, nell’anno di san Giuseppe, è anche occasione per dare speranza alle tante lavoratrici e lavoratori, giovani soprattutto che vivono l’incertezza per il loro futuro.

Come Chiesa italiana abbiamo due bussole da seguire – dicono i Vescovi –. La prima è costituita dall’enciclica di papa Francesco Fratelli tutti: «Il grande tema è il lavoro. Ciò che è veramente popolare – perché promuove il bene del popolo – è assicurare a tutti la possibilità di far germogliare i semi che Dio ha posto in ciascuno, le sue capacità, la sua iniziativa, le sue forze» (FT 162). Per questo, il mondo del lavoro dopo la pandemia ha bisogno di trovare strade di conversione e riconversione, anche per superare la questione della produzione di armi. Conversione alla transizione ecologica e riconversione alla centralità dell’uomo, che spesso rischia di essere considerato come numero e non come volto nella sua unicità.

La seconda bussola è il cammino verso la Settimana Sociale di Taranto (21-24 ottobre 2021) sul tema del rapporto tra l’ambiente e il lavoro. Lo ricorda molto bene l’Instrumentum laboris che afferma: «La conversione che ci è chiesta è quella di passare dalla centralità della produzione – dove l’essere umano pretende di dominare la realtà – a quella della generazione – dove ciò che facciamo non può mai essere slegato dal legame con ciò e con chi ci circonda, oltre che con le future generazioni» (n. 25)”.   Buon Primo Maggio di speranza e di conversione alla centralità della generazione, per generare nuovi stili di vita e nuova creatività.

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Filippo Lombardi

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