Riflessioni sul viaggio in Iraq del Papa.
Dal SIR del 6 marzo 2021
Dall’amicizia tra Dio e Abramo, che è il prototipo del credente, possiamo cogliere di riflesso quanto può essere bello quando Dio decide di fare amicizia con un uomo: si mette al suo livello, ci cammina insieme, ci discute, non se la prende, lo incoraggia – e alla fine, il conto lo paga sempre Lui volentieri. Non viene voglia anche a te di avere un simile Amico?
Continua il nostro viaggio alla scoperta di Abramo, mentre Papa Francesco prosegue il suo pellegrinaggio nella terra del Patriarca, per rilanciare il suo messaggio di fraternità tra tutti gli uomini.
Oggi vogliamo osservare il tipo di rapporto che c’era tra Dio e il capostipite di tutti i credenti nel monoteismo di matrice biblica: se infatti Abramo è padre di tutti i credenti, il nostro essere credenti deve poter trovare in lui un esempio.
“Fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: “Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande”. Rispose Abram: “Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Elièzer di Damasco”. Soggiunse Abram: “Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede”. Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: “Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede”. Poi lo condusse fuori e gli disse: “Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle” e soggiunse: “Tale sarà la tua discendenza”. Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. (Gen 15, 1-6).”
Sembra quasi di vederlo, Abram, mentre al v. 3 bisbiglia tra sé e sé quanto appena detto al Signore ad alta voce, magari battendosi un’anca e aggiungendo “Non ci posso credere, non fatemici pensare!”.
L’atteggiamento di Abram non viene però condannato, perché in realtà è la base di una fede davvero eroica: non è mica facile per un povero essere umano, che attorno a sé non vede altro che fallimenti e attese deluse, credere con facilità che prima o poi capiterà tutto il contrario! Eppure Abram “credette, saldo nella speranza contro ogni speranza”, come asserisce di lui la Lettera ai Romani (4, 18).
Dio sa bene che cosa possa significare, per Abram e per noi suoi figli, accettare di credere e andare avanti nonostante tutto, come sa che proprio in questa risoluzione si cela il segreto di una fecondità che né la paura né le contrarietà avranno la forza di bloccare. Si dice che il coraggio non sia non avere paura, ma andare avanti nonostante la paura; lo stesso si può dire della fede (intesa come “fides qua”, la disposizione della persona a credere): fede non è non avere dubbi, ma decidere ogni giorno di far vincere in sé l’amore e la speranza invece dei dubbi.
E il Signore risponde a questa tensione, del suo amico Abramo e nostra, in modo toccante:
“E gli disse: “Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questa terra”. Rispose: “Signore Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?”. Gli disse: “Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un colombo”. Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all’altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli rapaci calarono su quei cadaveri, ma Abram li scacciò.
Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco terrore e grande oscurità lo assalirono. […]
Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un braciere fumante e una fiaccola ardente passare in mezzo agli animali divisi.” (Gen 12, 7-12.17)
Questa scena misteriosa descrive il rito che due contraenti un patto dovevano compiere: passare attraverso gli animali spaccati significava “Mi capiti la stessa cosa se non mantengo il patto”. Il bello è che qui solo Dio, nella forma di una fiamma (cfr. v. 17) si fa carico di questa promessa. Sa che mette davanti ad Abram qualcosa di molto grande, accetta al contempo di accollarsi tutto il rischio.
Il tipo di rapporto che per gran parte della sua vita Abram avrà con Dio contrasta con qualunque ipotesi oleografica e solenne: una familiarità sorprendente, per la quale egli discute e contesta senza problemi quanto l’Altissimo gli comunica, e d’altro canto Dio accetta di dibattere, mercanteggiare (come nel caso di Sodoma), insistere. Uno scambio tra amici alla pari, che hanno frizioni, ma tra i quali alla fine vincono sempre l’amore e la stima reciproca.
Dall’amicizia tra Dio e Abramo, che è il prototipo del credente, possiamo cogliere di riflesso quanto può essere bello quando Dio decide di fare amicizia con un uomo: si mette al suo livello, ci cammina insieme, ci discute, non se la prende, lo incoraggia – e alla fine, il conto lo paga sempre Lui volentieri.
Non viene voglia anche a te di avere un simile Amico?
Di Alessandro Di Medio dalle riflessioni sul viaggio in Iraq del Papa. Dal SIR del 6 marzo 2021
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